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DVD – Caccia fatale

Pubblicato il 25 gennaio 2011 da Marco Di Cesare


DVD – Caccia fatale

«Soltanto dopo aver ucciso, l’uomo può conoscere la meravigliosa estasi dell’amore.»
(Conte Zaroff)

Nel 1932, in contemporanea con la realizzazione di King Kong, David O’ Selznick, i registi e produttori Merian C. Cooper, Ernest B. Schoedsack e Irving Pichel, lo sceneggiatore James Creelman e il compositore Max Steiner, con l’aggiunta degli interpreti Fay Wray e Robert Armstrong, riuniti sempre sotto l’egida della Rko, regalano a Hollywood una assai pregevole opera, sospesa tra terrore, thriller e avventura. Tratto dal racconto Lo sport più pericoloso di Richard Connell, Caccia fatale (noto anche come La pericolosa partita) risulterà essere un film importante e anche germinale, non solo perché ha dato vita a numerosi remake, più o meno manifesti (come A Game of Death del 1946 di Robert Wise, o La preda umana del 1956 di Roy Boulting, o, ancora, Senza tregua di John Woo nel 1993), ma perché è una summa delle ataviche paure e angosce dell’uomo.
Il conte Zaroff (Leslie Banks) è un aristocratico russo che vive in un castello che domina un’isola posta al centro di acque sempre tempestose, scoglio che è causa e meta di tanti naufragi. Bob Rainsford (Joel McCrea), famoso cacciatore, bianco e americano in ogni sua stilla, sarà l’unico scampato da uno di questi incidenti. Nella dimora del nobile e ospitale anfitrione, il giovane uomo incontrerà una coppia di fratelli, salvatisi da una precedente disgrazia: Eve e Martin Trowbridge (Fay Wray e Robert Armstrong). Ma presto i tre capiranno come le amorevoli cure del padrone di casa nascondano un intento ben diverso: renderli tutti prede di una sua personale battuta di caccia nella foresta.
Se in King Kong era ben esplicitato il rapporto dialettico e intimamente conflittuale tra Natura e Cultura, come tra Bellezza e Virtù opposte alla Bestialità più cieca e bieca, in Caccia fatale è maggiormente portata alla luce la follia insita nella civiltà medesima, ricca di pura, incontrovertibile e ‘sana’ violenza. Tanto che già nei primi minuti della pellicola è portato alla luce il tema portante dell’intera opera: ossia di come l’uomo cacci per puro piacere, e non per nutrirsi, diversamente dagli altri carnivori. E, come in King Kong, è sempre presente una tragica ironia, attraverso la quale gli autori vogliono togliere qualsiasi inutile certezza - molto middle-class? - allo spettatore: appena i protagonisti della vicenda si sentono al sicuro, subito interviene un destino beffardo che sembra voler contrastare ogni loro possibilità di salvezza.
L’aspetto più convincente del film è quello che maggiormente lo lega al genere horror: ossia il lato ricco di sadismo e il ritorno a un inquietante stato di natura come reale collante dei rapporti umani, dominati dal diritto del più forte, in un’eterna lotta per la sopravvivenza, all’insegna di un sempre attuale homo homini lupus. Senza dimenticare la permanenza coatta, in cattività, nel lugubre maniero, e il forte erotismo che pervade il film intero, con al centro la donna come oggetto di conquista (sessuale per il Conte, amorosa per l’Eroe) per il vincitore. E indiscusso protagonista della vicenda risulta essere il carismatico Conte, di sicuro qui memore del Dracula di Tod Browning e Bela Lugosi: sempre un lugubre rappresentante di un mondo lontano, quanto può essere l’Europa orientale per l’americano medio, anche se, diversamente dal principe della notte, non porterà lui il Male nella Civiltà, preferendo attirare a sé le sue vittime, come le sirene di Ulisse. Anche perché a invadere l’America penserà, un anno dopo, un bestione alto quanto un palazzo, che apprezza la carne umana e ama stringere belle donne ‘fra le sue mani’, in un trionfo della mostruosità animalesca e completamente naturale che, come un Nosferatu, non ha bisogno di nascondersi dietro una parvenza di normalità.

La qualità audio-video

Nonostante sia evidentemente da rammentare l’età del film, bisogna comunque constatare la presenza di varie spuntinature e alcuni graffi, come di una non perfetta riuscita dei contorni e del contrasto, troppo debole. In compenso la grana risulta essere poco visibile, mentre il quadro rimane alquanto stabile.
Il sonoro monofonico è pulito quanto basta per rendere ben comprensibile qualsiasi parte del dialogo; leggera predilezione è da concedere alla colonna sonora originale in inglese, più che altro per poter meglio apprezzare la performance di Leslie Banks, anche se la sua piena intellegibilità può diminuire a causa dell’assenza di qualsiasi sottotitolo.

Extra

Sono presenti solo brevi schede testuali che raccolgono informazioni su film, autori e interpreti.

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(The Most Dangerous Game) Regia: Irving Pichel ed Ernest B. Schoedsack; interpreti: Joel McCrea, Fay Wray, Leslie Banks; distribuzione dvd: Ermitage
formato video: 1.33:1 (4/3); audio: italiano e inglese 1.0; sottotitoli: assenti
Extra: 1) Biografia, filmografia e curiosità sui registi e sugli interpreti; 2) Sinossi, note e curiosità sul film.


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