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DVD - Geni per caso

Pubblicato il 21 giugno 2007 da Alessandro Izzi


DVD - Geni per caso

Geni per caso potrebbe essere additato come esempio paradigmatico di un certo modo di intendere la televisione per ragazzi oggi.
La formula è presto detta: un racconto agile e svelto che si dipana per la durata standard di 25 minuti, un pugno di personaggi abbastanza bidimensionali, ma simpatici ed adeguati ad una rapida immedesimazione per il pubblico più giovane, una serie di trovate narrative (le invenzioni dei giovani geni) adeguate ad uno sfoggio mai troppo invasivo di effetti speciali (è il trionfo del compositing digitale dell’immagine) e la riproposizione di uno schema narrativo manicheo con ben chiara la distinzione tra “buoni” e “cattivi”.
L’intera struttura narrativa, anzi, è impostata seconda un principio geometrico tutto intessuto di specularità insistite. Al centro del discorso ci sono due personaggi principali, Toby ed Elizabeth che, colpiti da uno strano flusso di particelle magnetiche diventano, all’inizio della serie, due veri e propri geni in erba capaci di creare, nei laboratori improvvisati sotto casa e con gli strumenti di uso più comune, portenti come macchine del tempo, teletrasporti o nanorobots. Il principio è quello classico dell’opposizione dei sessi: da una parte una brillante ragazzina che punta subito alla conquista del mondo, dall’altra un simpatico ragazzetto ancora troppo preso dalle cotte adolescenziali e dal desiderio di “essere come tutti gli altri” per porsi mete troppo ambiziose. Entrambi i personaggi sono aiutati da una coppia geometrica di personaggi (un ragazzo e una ragazza) che hanno spesso parte preponderante nel dipanarsi dell’intreccio dei vari episodi. I due terzetti sono, però, il riflesso speculare l’uno dell’altro: la triade positiva (quella che identifichiamo col bene) è, infatti, composta da due maschi e una femmina, quella negativa, viceversa, da due femmine ed un maschio. Inoltre, mentre nel gruppo di Toby i rapporti interpersonali sono fondati su un affetto sincero ed un vero interscambio emotivo (al punto che la giovane Dina è segretamente innamorata del bel Toby), nel gruppo di Elizabeth a farla da padrona è una sorta di principio di sfruttamento: la ragazza geniale controlla e comanda a bacchetta i suoi due aiutanti che, per contrasto, paiono decisamente stupidi.
Il lato piacevole dell’operazione sta tutto nel fatto che questo schema sin troppo preciso non è mai davvero portato alle sue estreme conseguenze e il racconto non finisce mai per deragliare sotto il peso di vocazioni didattiche in genere eccessivamente presenti in operazioni televisive analoghe. Gli autori del telefilm, insomma, non sembrano volersi mai prendere troppo sul serio e il lato esemplificativo e moralista non riesce mai davvero a prendere il sopravvento sulla componente ludica e divertita.
Il grosso del discorso, al di là dei singoli episodi che sono, come ovvio, più o meno riusciti, si sposta allora tutto sul contrasto tra la giovane età dei protagonisti e il bagaglio di saggezza e conoscenza con cui devono, loro malgrado fare i conti. È un gioco paradossale ed ammiccante che vede dei ragazzi presi da problemi di tutti i giorni (i compiti a casa, l’essere accettati dal gruppo, la difficoltà di interpretare i propri sentimenti e di esprimerli agli altri) che devono, allo stesso tempo, barcamenarsi con invenzioni che potrebbero, se rese pubbliche, cambiare tutto il corso della storia. Il gioco sta, allora, tutto nel fatto che per risolvere problemi comuni, questi ragazzi abbiano la possibilità di ricorrere a strumenti straordinari e il contrasto che si viene a creare tra il fine e il mezzo scelto per perseguirlo diventa luogo ideale per l’esercizio di una sana, ma forse non sempre consapevole, ironia.
A completare il quadro: un riuscito mix di giovani attori (visi perfetti, capacità interpretative un po’ modeste) e un bagaglio di effetti speciali abbastanza riuscito. Certo il computer non sempre riesce ad integrarsi completamente con le riprese degli attori in carne ed ossa e qualche volta il trucco si fa troppo esibito (andatevi a guardare le ombre e le trasparenze sul corpo del tirannosauro che, dal primo episodio, ritorna sempre nella sigla del telefilm e capirete cosa intendiamo), ma, stante il target televisivo era difficile sperare in qualcosa di più.

La qualità audio-video

In generale il riversamento di questi episodi televisivi in dvd si attesta su un livello medio abbastanza soddisfacente. I colori sono sempre brillanti, gli sfondi curati, i neri discretamente profondi. I problemi si evidenziano semmai nelle scene notturne, fortunatamente poche, o in quelle in cui l’illuminazione si fa di colpo precaria. Qui si appiana ogni sfumatura cromatica e il quadro si fa di colpo troppo piatto. La cosa, che non può certo dipendere dalla compressione visto che ogni disco ospita solo tre episodi (quindi 75 minuti) e che è presente una sola opzione linguistica senza neanche l’aggravio dei sottotitoli, è abbastanza fastidiosa.
Un poco meglio le cose vanno per il riversamento audio che, pur avvalendosi di un 2.0 standard, resta, comunque, sempre pulito e piacevole.

Extra

Purtroppo, fatti salvi inutili trailers di altri film al cinema e in dvd, non c’è assolutamente nulla.


(Wicked science); serie televisiva in episodi da 25 minuti ciascuno; Regia: Richard Jasek, Grant Brown; interpreti: Andre de Vanny, Bridget Neval, Benjamin Schmideg, Saskia Burmeister, Emma Leonard, Brook Sykes, Nikolai Nikolaeff; distribuzione dvd: Mondo Home Entertainment;
formato video: 1.78:1 (4/3); audio: italiano (Dolby digital 2.0); sottotitoli: assenti.

Extra: 1) Trailers vari


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