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DVD - HIGH SCHOOL MUSICAL (Edizione speciale)

Pubblicato il 20 ottobre 2006 da Alessandro Izzi


DVD - HIGH SCHOOL MUSICAL (Edizione speciale)

Un tempo era il sogno di ogni adolescente poter dire di essere membro di un gruppo specifico con le sue caratteristiche e le sue regole interne. Una piccola comunità, in effetti, ben definita all’interno della grande comunità scolastica che mantenesse un senso di impermeabilità nei confronti di tutto quello che la circondava. All’interno di questa realtà uterina i ragazzi potevano, in certa misura, sentirsi le spalle protette nei confronti di un mondo ostile e si garantivano un appoggio amicale profondo, un sostegno per l’ingresso del mondo adulto.
Oggi come oggi, nella realtà sempre sfuggente di una contemporaneità che ha perso ogni coordinata e che sembra andare alla deriva in un universo privo di un significato vero ed esperibile, il senso di appartenenza ad una precisa micro comunità sembra perdere buona parte del suo valore catartico. Quello che fino a poco tempo fa poteva ancora sembrare un piacevole rifugio dalle ancora a venire preoccupazioni del mondo adulto, diventa oggi una sorta di gabbia. Le regole ferree del gruppo che ci impongono di essere in un dato modo e che si oppongono all’incessante cambiamento interiore del mondo adolescenziale, ci impediscono, in gran parte, di crescere, cambiare e trovare altri modi di essere. Nel gioco pirandelliano dell’esistenza, il gruppo ci obbliga ad indossare delle maschere e cerca di arrestare la nostra crescita e il nostro rapporto fattivo col mondo esterno.
Tre sono i gruppi presentati all’interno di High Shool musical: il gruppo degli atleti (quelli che fanno del solo sport una ragione di vita e che, poi, a scuola non si possono certo definire delle cime), il gruppo dei secchioni (che hanno l’affanno alla sola prima rampa di scale, ma che poi sanno tutto del teorema di Gauss) e il gruppo degli attori che è una realtà ibrida e un po’ informe, ma dominata dall’apparenza senza sostanza (i due fratelli attori che farebbero di tutto per avere una parte) o dalla sostanza senza sfarfallii accattivanti (la povera compositrice delle musiche del musical.
Ovviamente queste tre realtà sono assolutamente autonome e reciprocamente impermeabili e vengono restituite allo spettatore con tutto l’armamentario dei luoghi comuni di cui può essere capace un prodotto nato sotto il logo (questo sì un gruppo dominato da leggi ferree e da regole indiscutibili) della Disney.
A scavare sotto la superficie di queste tre realtà, però, si colgono subito i segni di un malessere profondo che deriva dal fatto che nessuno può davvero sentirsi a proprio agio all’interno di un meccanismo gerarchico così esclusivo e vincolante e ognuno è costretto, per il proprio stesso quieto vivere, a nascondere parti di sé e piccoli guilty pleasures da consumarsi solo nel chiuso del proprio microcosmo personale. L’atleta che adora infornare biscotti e che sogna la cremè broulle perfetta, la secchiona che adora la musica hip hop e non può non ballare ogni volta che sente anche solo un accenno di Eminem sono proprio espressione di questa realtà interiore lacerata e spesso sofferta. Il film, così, comincia a raccontarci di una verità sempre più problematica: è vero che ogni ragazzo americano, appena entrato a scuola, entra subito a far parte di una piccola società codificata, ma è altrettanto vero che, nel far questo, finisce per abdicare alle ragioni profonde del suo vero io, rinuncia a mostrare cose di sè. Sicché dietro l’apparenza sana di una scuola coi suoi studenti ben incasellati dietro categorie ben definite si nascondo poi tante piccole solitudini. Ognuno è solo nell’illusione di un gruppo, insomma.
High School musical canta (e il verbo non potrebbe essere più calzante visto che quello che abbiamo di fronte è un musical a tutti gli effetti) proprio questa realtà e la sublima in un utopico messaggio di tolleranza universale dove ognuno può essere assolutamente se stesso senza timore e con buona pace dei gruppi destinati a scioglersi, alla fine, nel mare magnum delle individualità.
Un invito al reciproco rispetto, quindi, o forse anche un invito al qualunquismo, ad una realtà in cui siamo caldamente invitati a non lanciarci in crociate dietro la bandiera di un ideale, quanto piuttosto a coltivare, laddove possibile, nel nostro piccolo orto le nostre piccole passioni.
Come sempre, essendo in un prodotto di marca Disney, la morale precede il disegno stesso della composizione narrativa e tutto avanza secondo un ordinamento dettato da uno schematismo senza fine.
Lo stesso incipit del film è di incredibile limpidezza: i due protagonisti (un atleta e una secchiona che ancora non hanno scoperto la loro passione per il canto) vengono presentati al pubblico con le loro maschere ben delineate e noi tutti già sappiamo che il loro destino sarà cantare insieme alla fine del film. Il racconto avanza piano e naturale seguendo le direttive di un disegno astratto fatto tutto a colori primari e a contrapposizioni manichee. I personaggi stessi sono astrazioni e stereotipi (dal padre allenatore che non capisce la passione per lo spettacolo del figlio, alla professoressa di teatro che parla per declamazioni ed è spesso involontariamente ridicola). Spesso i dialoghi sembrano, come da musical scolastico, posti lì solo a far da ponte tra un numero cantato e un altro.
Un prodotto che farebbe la gioia di Maria De Filippi, insomma, e che ci parla, tra le righe e senza neanche renderseno conto, di un mondo contemporaneo dove lo spettacolo diventa una parola d’ordine ed ognuno può sentirsi autorizzato a pensare a se stesso come ad una novella star senza che questo comporti davvero lavoro e fatica (la preparazione dei numeri di canto è un semplice montaggio durativo, ben impaginato ad essere sinceri, ma in cui ognuno sembra già sapere cosa fare e come farlo senza alcun lavoro).
Ai teen agers di tutto il mondo il lavoro è piaciuto e piacerà ancora e ad essere sinceri c’è qualcosa nel mix delle canzoni (variegato, ma unito nel comune denominatore di un pop semplice tutto acqua e sapone) e delle faccie del cast (Zac Efron è il classico compagno di banco alla Jesse McCartney, Vanessa Anne Hudgens è una figurina aggraziata e simpatica) che funziona davvero a dovere. Ma a parte qualche dettaglio riuscito stupisce l’approssimazione complessiva che guida l’operazione e il modo in cui la semplicità trascolora inesorabilmente nella banalità. Tutti sono buoni (anche i cattivi) e tutto finisce in una visione edulcorata dove anche le pulsioni sessuali, che dovrebbero essere una molla forte per ragazzi dell’età dei protagonisti, finiscono sublimate in un "altrove" invisibile. Gli stessi protagonisti, si rincorrono e si prendono per mano perché uniti dalla comune passione per il canto e, anche se ogni loro dialogo e canzone sembra essere un corteggiamento mai troppo velato, alla fine sono incapaci di scambiarsi sia pure un semplice bacio. Ed è proprio qui che il musical si allontana dalla realtà per diventare artificio: anche questo un segno di tempi che cambiano.

La qualità audio-video
Quello che abbiamo davanti è niente più che un film televisivo ed è partendo da questa riflessione che dobbiamo muoverci per valutare la qualità del riversamento. Intanto era ovvia quanto necessaria la scelta del 4/3 che è il formato televisivo per eccellenza. L’immagine è sempre nitida e pulita e non ci sono segni di compressione evidenti che possano in qualche modo inficiare la visione.
Anche l’ascolto si mantiene sempre su livelli medio alti con brillanti e ben spaziate codifiche in dolby digital 5.1 che danno il giusto rilievo alle piacevoli canzoni di cui è condito il film. Tra l’audio originale e il doppiaggio italiano ci sentiamo di consigliare il primo solo per garantire un maggio equilibrio in quelle parti ibride dove il parlato trascolora nel canto. Ma per il resto le tracce sono virtualmente identiche e la qualità dello script è così bassa che una lingua vale l’altra.

Extra
Qualche canzone per fare karaoke, un "making of" sfizioso con interviste che ci permettono di conoscere un po’ meglio quelli che potrebbero presto diventare dei futuri divetti ed un essnziale corso di danza per poter diventare anche noi ben presto futuri ballerini. E un booklet con tanto di spazio per le firme dei compagni di classe e degli amici del cuore. Cosa chiedere di più?

[Ottobre 2006]

High school musical

Regia: Kenny Ortega; interpreti: Zac Efron, Vanessa Anne Hudgens, Ashley Tisdale, Lucas Grabee, Alyson Reed, Corbin Bleu, Bart Johnson, Chris Warren jr; distribuzione dvd: Walt Disney

formato video: 1.33:1 (4X3); audio: Italiano, Inglese, Francese, Tedesco, Spagnolo (Dolby Digital 5.1), Olandese (Dolby Digital 2.0); sottotitoli: Italiano, Inglese, Inglese per non udenti, Francese, Tedesco, Spagnolo, Olandese

Extra: 1) We’re All in This Togheter (video musicale) 2) I Can’t Take My Eyes Off Of You (video musicale) 3) Il making of di High School Musical 4) Impara i movimenti 5) Booklet con biografie degli attori, i testi delle canzoni e gli spazi per le annotazioni e le firme dei propri compagni di classe.


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