DVD - Il sogno di Crumb

Raccontare l’infanzia ad un pubblico infantile è probabilmente l’impresa più difficile del mondo. Ci vogliono i maestri veri. Ci vuole l’etica di chi sa che il proprio racconto deve non solo divertire, ma anche insegnare qualcosa. Ci vuole la rinuncia del poeta che sa che lo svolazzo estetico, la rima troppo ricercata o l’immagine elegante (ma ambigua) sono certo belli, ma incomprensibili per un pubblico le cui competenze sono ancora tutte da formare.
Un film per ragazzi si porta sempre dietro un voto di castità: la rinuncia a dirsi autore a tutti i costi, la capacità di sparire il più possibile dietro il racconto ed il messaggio che veicola.
Il grande autore di racconti per l’infanzia lo riconosci per la sua invisibilità, per la sua assenza apparente. E quanto più non lo trovi tra le immagini del film, tanto più devi decretarne la grandezza. Perché, in fin dei conti, il regista dei film per ragazzi che è davvero conscio della sua missione, è come un direttore d’orchestra che sa che deve adattarsi al ritmo dei suoi esecutori prima di poterli piegare al proprio.
Il sogno di Crumb, film dickensiano nella forma e nelle atmosfere, è, da questo punto di vista, un tentativo sincero di approcciare il racconto per ragazzi in una logica che sia al contempo didattica e poetica.
I risultati non sempre, però, sembrano essere all’altezza delle intenzioni.
La storia è presto detta. Crumb (briciola) è un ragazzino abbandonato dai genitori sin dalla nascita. Posto sotto la tutela di una bieca donna d’affari, il piccolo passa i primi anni della sua vita nella nostalgia per la famiglia e nel desiderio di un padre, una madre, ma anche di un piatto caldo di minestra la sera. Nonostante le avversità, Briciola non sembra perdere mai il buonumore e la voglia di giocare e anche quando c’è da far la fila alla mensa dei poveri, la tentazione di una bella gara a palle di neve con gli amici ed i coetanei finisce sempre per vincere sui morsi della fame.
Quando la tutrice di Briciola muore a seguito di un banale incidente domestico, il ragazzo si trova senza arte né parte, ma con la notizia che il padre è sicuramente vivo da qualche parte mentre della madre è meglio non fidarsi visto che l’ha abbandonato in fasce per seguire chissà quali sogni di gloria. Sballottato tra polizia ed orfanotrofio, Crumb si mette in cerca del genitore ed è aiutato in questo da un simpatico scrittore che non esita ad imbarcarsi per l’America pur di essere d’aiuto nella ricomposizione di un nucleo familiare. Frattanto il piccolo incontra, senza saperlo, la madre che l’aveva, sì, abbandonato, ma in un momento di debolezza e nel desiderio di seguire la sua vocazione musicale (è un’eccellente pianista e anche Crumb si direbbe portato per la musica).
Il lieto fine è naturalmente dietro l’angolo, ma non può arrivare se non dopo che la storia ci ha fatto conoscere le peggiori storture del mondo: dal prete che caccia il bambino dalla chiesa proprio la notte di Natale (in barba alla sua vocazione evangelica) alla realtà atroce dei canili municipali coi poveri cuccioli soppressi appena tre giorni dopo la sfortunata cattura.
Il sogno di Crumb si avvale di una fotografia anticata per dare il senso di una storia ambientata ad inizio secolo e tocca momenti di autoconsapevolezza metalinguistica quando il piccolo cerca svago e desiderio di sogno al cinema tra Chaplin (che metabolizza in arte l’incubo dell’emigrazione) al western (che racconta un altrove del mito che è, per il piccolo, paese ideale per un padre sconosciuto). Il racconto è diviso in capitoletti di facile identificazione, come un libro per l’infanzia coi suoi temi ben chiari che rifiutano di intrecciarsi secondo il disegno di un arazzo, ma che si dispongono in una successione lineare di immediata fruibilità per il pubblico infantile.
Il suo grande merito è che evita ogni volta che può le trappole del pietismo e del melodramma (alla De Amicis per intenderci) aderendo in tutto e per tutto con lo sguardo di un protagonista che trasforma in motivo di gioco anche le circostanze più drammatiche.
Il suo difetto è che, spesso, si ha l’impressione che l’autore tenda a sparire un po’ troppo dietro la didattica del messaggio. Così il regista finisce per attraversare quel confine che separa la scelta etica di chi punta al contenuto prima di tutto con l’estetica di maniera.
Con questa seconda categoria, ci pare, Il sogno di Crumb flirta un po’ troppo.
La qualità audio-video
Il film si avvale di un riversamento assai poco soddisfacente. I toni ocra della fotografia originale, ci pare, sono stati abbondantemente rispettati. Eppure, durante la riproduzione del disco, la visione è sovente funestata da quadrettature, salti d’immagine e segni di compressione. Il lavoro appare così mediamente sufficiente.
Meglio le cose vanno per il suono che resta pulito e brillante sia nella codifica italiana che in quella originale. Il film non prestava, comunque, particolari resistenze al passaggio su disco.
Extra
Un breve documentario sul festival di Giffoni apre la sezione extra in maniera abbastanza intrigante. Si tratta, in effetti, di un lavoro su commissione che, però, fornisce informazioni utili sulla nascita e la fortuna del più conosciuto (a livello mondiale) festival di cinema per ragazzi.
Più pregnanti, ma troppo brevi e troppo sacrificate all’altare dell’autocelebrazione, le interviste al cast e alla regista che meritano, comunque, la visione.
Non mancano dei percorsi didattici per DVDrom che potrebbero fare la gioia di tutti quei docenti che utilizzano il cinema all’interno delle loro lezioni scolastiche.
(Kruimeltje); Regia: Maria Peters; interpreti: Ruud Feltkamp,Rick Engelkes,Eric van der Donk,Thekla Reuten, Hugo Haenen; distribuzione DVD: MedusaHE
formato video: 1.85:1; audio: italiano e olandese Dolby digital 2.0; sottotitoli: italiano
Extra: 1) Documentario Giffoni Film Festival 2) Interviste 3) Video Musicale 4) Trailer originale 5) Parte ROM: Percorsi didattici
