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DVD - Impermanence

Pubblicato il 29 maggio 2008 da Alessandro Izzi


DVD - Impermanence

L’Hibiscus syriacus è una pianta paradossale. Comincia a fiorire all’inizio dell’estate e copre, coi suoi grandi fiori variopinti e profumati, tutta la stagione più calda dell’anno. Eppure la vita media del singolo fiore d’ibisco è di appena un giorno. Solo ventiquattro ore passano tra l’apertura della verde scorza del bocciolo e la caduta dell’ultimo petalo sfinito dalla fatica della vita.
Per tutta l’estate le contrade dell’India e le viuzze popolose della Cina sono pervase dalla gradevole fragranza prodotta dalle piante dell’ibisco. Ma l’odore della stagione è prodotto da gemme sempre diverse. Il risultato finale è dato da addendi che cambiano a cadenza quotidiana.
L’Hibiscus syriacus è così la più perfetta metafora dell’impermanenza: nell’illusione di qualcosa che continua (l’odore dei fiori) si palesa il senso di quello che, invece, è un cambiamento incessante (la morte inarrestabile di quegli stessi fiori). Tutto passa, ogni cosa si trasforma e trascolora nel ricordo. Anche le realtà che ci paiono più solide, come le montagne che incorniciano i paesaggi con il loro senso di eternità, cambiano irrimediabilmente sotto il nostro sguardo che pure ne registra l’apparente immutabilità.
Affacciarsi la sera ad una finestra per godere la vista di quel fiore di ibisco che è fiorito proprio sotto il nostro balcone non è, di per sé, un problema. Il problema sorge semmai quando ci affacciamo anche la sera successiva a quella stessa finestra per tornare ad ammirare quei petali variopinti che tanto ci erano piaciuti la prima volta. È in questa occasione che l’ingombrante evidenza della morte bussa sulla soglia della nostra coscienza e ci obbliga a realizzare che tutto passa. Non è, insomma, il piacere di un momento la causa della nostra sofferenza, ma il nostro attaccamento a quel piacere, il nostro desiderio di replicarlo ancora ed ancora che va ad urtare con l’invadente verità che quel tipo di fiore vive solo lo spazio di una giornata e può conoscere la brezza rinfrescante di una sola notte.
Abbiamo appena avuto il tempo di provare, per un momento, una situazione piacevole che subito sorge in noi il desiderio di perpetuarla, di renderla duratura. E poco importa che l’odore di ibisco sia ovunque intorno a noi, perché quello che desideriamo realmente è solo poter guardare i petali di quell’unico fiore che tanto ci era piaciuto la notte scorsa.
Così la sofferenza che proviamo è un prodotto dell’Io e della memoria. È l’esperienza che si è solidificata nel ricordo e si oppone al libero fluire delle cose della vita. È la logica perversa del confronto tra ciò che è ora e ciò che è stato appena qualche minuto prima. Sono le gerarchie e gli schemi nei quali vorremmo incasellare la nostra esistenza e che cominciano già con la semplice nascita, sono paradossalmente impliciti nel nostro venire al mondo.
È per questi motivi che Impermanence di Goutam Ghose comincia con la cruenta scena di un parto cesareo: la nascita colta in tutta la sua dimensione dolorosa ed innaturale. Le prime inquadrature del documentario, sporche come sono di sangue e fluidi corporei, hanno l’invadente forza dell’evidenza. Nascere è già dolore, l’illusione ottenebra la vista del neonato da ben prima che questi apra i suoi occhi al mondo. La nascita culmina nel pianto, il venire al mondo è il primo vagito verso la morte. E l’esistenza è quel lungo viaggio nel tunnel di un’autostrada che ci viene presentato dal regista come corollario alla sequenza del parto.
Già da queste poche note si evince subito come l’opera di Goutam Ghose sia improntata ad un modello di estrema semplicità didattica. Le immagini servono al regista semplicemente per illustrare un concetto che vive prima di tutto nell’esperienza e che viene poi comunicato a parole (invadente, ma necessaria la voice over che domina l’intera opera).
Il perno centrale dell’intera filosofia buddista viene così restituito nel limpido exemplum di una sequenza che ha prima di tutto la forza di una dimostrazione. Goutam Ghose non è uno stilista della macchina da presa. Il suo modo di guardare le cose è piano e naturale, la sua videocamera fissa lo sguardo sul mondo con la semplicità di chi vuol cogliere i fatti della filosofia direttamente nella pragmaticità del quotidiano. Il montaggio è lineare e pulito: una giustapposizione ordinata di inquadrature che mimano la semplicità di un pensiero che solo la nostra intrinseca resistenza e il nostro attaccamento al principio di piacere rendono ostico. Impermanence è così un film da vedere più per i suoi contenuti che per il suo valore cinematografico.

La qualità audio-video

Discreto il lavoro di riversamento, reso più agevole dalla durata del documentario: appena un’ora complessiva di proiezione. La fotografia del film viene, per questo, rispettata quanto più possibile. I colori un po’ freddi, ma brillanti della ripresa originale ritrovano sul disco tutta la loro efficacia didattica: sono le sirene dell’illusione, la chimera che ci rende la vita più desiderabile, il fiore che sboccia e muore nell’arco delle ventiquattro ore. Si avverte appena il passaggio dalle immagini appositamente girate per il documentario e le molte sequenze di repertorio che derivano dalle fonti più disparate (scene della vita del Dalai Lama bambino in Tibet, riprese documentaristiche di Llhasa e della vita quotidiana dei tibetani).
Anche l’audio è pulito e piacevole all’ascolto pur nei limiti di una codifica non certo avvolgente.

Extra

Paradossalmente la perla di saggezza, il momento di grande emozione di questo DVD non lo si trova tanto nel film, quanto, piuttosto, in uno dei molti extra che lo impreziosiscono. La scena di cui stiamo parlando la troviamo in Il Dalai Lama all’anteprima asiatica di Impermanence . In questo breve contributo filmato, che altro non è che una piccola conferenza tenuta dalla guida spirituale e politica del Tibet dopo la visione del film, ci viene raccontato un episodio curioso, ma, a posteriori, intensamente commovente. Durante i tentativi di dialogo tra le autorità cinesi e quelle tibetane prima della definitiva occupazione di Llhasa e del successivo eccidio culturale, Sua Santità il Dalai Lama fu, infatti, invitato a Pechino ad esporre le proprie ragioni e il proprio disegno per l’autonomia del Tibet. Gli incontri politici,, che si tennero in un clima di rarefatta burocrazia furono ad un tempo estremamente noiosi ed estremamente dolorosi. Era chiaro, infatti, che l’azione diplomatica di Sua Santità non sarebbe approdata a nulla di concreto e che l’intera spedizione si stava risolvendo in un sostanziale nulla di fatto. Durante le estenuanti sedute del congresso capitò al Dalai Lama di sedere vicino ad una donna che prese l’abitudine di offrirgli dei dolci per allietare delle giornate altrimenti infruttuose. Questo breve incontrò segnò profondamente la guida spirituale tibetana che, da quel giorno, volle sempre avere nella propria borsa dei dolciumi da poter offrire alle persone cui capitava di dover sedere vicino durante i noiosi voli aerei o in altri viaggi. Questa capacità di estrarre dall’esperienza estremamente negativa e dolorosa del viaggio cinese un evento positivo tale da illuminare la propria vita e quella degli altri è esattamente il fulcro del pensiero e della filosofia tibetani. Si tratta di un’azione trasformativa che riconduce la sofferenza ad una dimensione luminosa e pulita come l’aria di montagna. La sofferenza di cui ci ha parlato tutto il documentario viene come trascesa in questo piccolo aneddoto contenuto negli extra del DVD. Un momento intensamente toccante per chiunque conosca la biografia del personaggio e il suo sincero attaccamento alla terra tibetana.
Altrettanto toccante il breve Uno sguardo sul Tibet, un corto nel quale Goutam Ghose racconta la sua terra con una serie di immagini solo apparentemente cartolinesche. Dolenti ricordi dall’esilio.
Concludono il pacchetto degli extra una serie di interviste, una galleria fotografica e una biografia del regista. Ma il meglio è davvero già passato.


(Impermanence); Regia: Goutam Ghose; interpreti: Sua Santità il Dalai Lama; distribuzione DVD: Cecchi Gori
formato video: 1,33:1; audio: italiano Dolby Digital 2.0; sottotitoli: italiano per non udenti

Extra: 1) Intervista a Sergio Scapagnini 2) Intervista a Goutam Ghose 3) Uno sguardo sul Tibet 4) Il Dalai Lama all’anteprima asiatica di Impermanence 5) Photogallery 6) Biografia del regista


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