DVD import - Death Note

Ryuk è un irrequieto Shinigami (dio della morte nella mitologia giapponese), Light Yagami uno studente delle superiori particolarmente brillante: per entrambi, più che il disgusto generato dalla consapevolezza del marciume che c’è nei rispettivi mondi, sembra prevalere piuttosto la noia rispetto alla concatenazione infinita di fatti cruenti, così come li vedono svolgersi sotto il loro sguardo cinico e disincantato. E’ per vincere il tedio che Ryuk lascia cadere nel mondo dei vivi il suo “death note” (letteralmente: quaderno di morte). Si tratta di un registro dal potere soprannaturale, in grado di togliere la vita a qualsiasi essere umano: è sufficiente annotare sulle sue pagine il nome del “condannato” unitamente a ora e causa del decesso. A recuperare questa potente arma di distruzione è proprio Light, giovane dalle doti eccezionali.
Le premesse fantasy vengono presto cancellate dall’estrema crudezza degli eventi che seguono di lì a poco e dagli interrogativi morali sollevati dal possesso di un simile strumento di distruzione, con il protagonista che non può non domandasi che diritto abbia di decidere chi meriti di vivere e chi no. Tuttavia, le convinzioni personali lo portano ben presto a tacitare la sua coscienza, non appena diviene chiaro per lui che, in realtà, il mondo pullula di persone di cui l’umanità intera farebbe volentieri a meno. Dovunque il ragazzo volga lo sguardo, gli si pone solo l’imbarazzo della scelta: tutto intorno a lui è sopraffazione, inganno, idiozia, corruzione, degrado morale.
Personaggi complessi e tenebrosi come Light riempiono alcune fra le pagine più alte della letteratura di ogni tempo e Paese: egli riecheggia Raskol’nikov, evidentemente, ma anche Amleto o Faust e diversi altri giovani protagonisti dall’etica fuori dal comune. Ma nel campo dei manga e degli anime, possiamo ritenere un simile tipo, tutto sommato, abbastanza inedito. Il suo nome bizzarro in inglese significa “luce” (ma anche “leggero”), eppure, di luminoso nel suo animo torbido, pare non sussistere più alcuna traccia, malgrado la giovane età. La scelta del nome vuol evocare più verosimilmente, nella sua doppia accezione, la sua ascendenza luciferina. Il ragazzo, difatti, novello dispensatore di giustizia sulla Terra, comincia a pensare se stesso come a un nuovo dio: lui sì potrà creare un mondo migliore, mondandolo dalla presenza dei malvagi. Si sente speciale, poiché ritiene – probabilmente a ragione – che nessun’altro utilizzerebbe le straordinarie capacità del quaderno allo stesso modo.
Light inizia dunque a far fuori tutti i criminali più pericolosi della Terra. Naturalmente, così facendo, sa che attirerà l’attenzione su di sé, poiché diverrà impossibile nascondere la presenza di qualcuno intento a sterminare i malviventi. Mentre “la polizia brancola nel buio”, alla maniera di ogni giallo che si rispetti, a mettersi sulle sue tracce ci pensa un’altra mente affilata come un rasoio: è il detective Ryuuzaki (nome in codice L.), pure lui giovanissimo.
Da qui inizia un’avvincente partita a scacchi tra i due alias: proprio come nell’antico gioco, è necessaria l’abilità di prevedere le mosse dell’avversario per poter prendere le opportune contromisure. Light, che le cronache ribattezzano “Kira” (dall’inglese “killer”), usa difatti tutte le persone che gli stanno attorno, inclusa la idol Misa che ha la sventura di innamorarsi proprio di lui, come pure e semplici pedine del suo gioco, più o meno sacrificabili per proteggere se stesso. La sfida al gatto col topo presenta aspetti davvero sinistri, ma proprio in virtù di questo retrogusto sgradevole, sa offrire brividi difficilmente superabili. Lo spettatore viene risucchiato in un crescendo adrenalinico orchestrato con impagabile maestria: la posta in gioco, qui, è la più alta per tutti.
L’umorismo, in un simile contesto, non può che tradursi in interventi sarcastici, pur molto divertenti per chiunque sappia apprezzarne l’ironia crudele. Questi siparietti riguardano per lo più i duetti Light-Ryuk o l’improbabile coppia formata dalla vivace Misa e dall’impassibile Light: mentre lei si dichiara vittima del colpo di fulmine, lui sta già pensando a come farla fuori e se la bacia è solo per farla tacere momentaneamente o per assicurarsi che agisca come vuole lui.
Nonostante le battaglie avvengano tutte su un piano mentale, per risolvere le complicate sciarade che decretano la possibilità di aver salva o meno la vita, c’è spesso ben poco tempo a propria disposizione e questo influisce sul ritmo accelerato impresso ai singoli episodi. Bisogna dunque pensare molto in fretta, senza possibilità d’errore: è una partita a scacchi con la morte, sì, ma una di quelle col cronometro. E nonostante la scarsa moralità della faccenda, è un fatto esaltante, estremamente innovativo per una serie anime. Mai come in questo caso si tratta di “roba non adatta ai bambini”, insomma. Empio, blasfemo, efferato finché si vuole, Death Note sfodera un colpo di scena dietro l’altro e riesce a mantenere un andamento al cardiopalma che ha del miracoloso e farà la felicità degli amanti del thriller psicologico, genere qui felicemente reinventato dal susseguirsi di trovate davvero sorprendenti. Se il protagonista non induce simpatia per il suo carattere scostante e le sue azioni riprovevoli, la conseguenza che deriva per lo spettatore dal suo non parteggiare per alcuno, tirandosi fuori dalla mischia, è mettersi comodo e stare a guardare la partita, augurandosi che vinca il migliore. Che in questo caso equivale al più abile.
La serie comporta una fruizione eminentemente cerebrale, quasi sfiancante. Il lavoro di sceneggiatura, minuzioso ed accurato, lascia di stucco. Inevitabile un calo di tensione dopo il climax dello scontro tra cervelloni L. e Kira, a colpi d’astuzia letale. A dirla tutta, da qui la serie sbanda un po’ per alcune puntate di seguito, tirando fuori idee molto meno convincenti (come l’ottetto di mafiosi, fantomatici agenti di Kira), dopo aver “viziato” il pubblico. Il ritmo si sfalda soprattutto nel momento in cui tutte quante le pedine vanno a finire sotto lo stesso tetto: se da un lato può risultare interessante seguire questo nuovo teatro della finzione che va in scena, in precedenza era stato proprio il montaggio parallelo tra differenti alcove a stringere e serrare le fila dell’azione in un ritmo al fulmicotone, che qui si dirada un pochino. Ma poi le sorti del prodotto tornano a sollevarsi e bisogna fare davvero i complimenti al cervello finissimo dell’autrice Tsugumi Ohba (la cui stessa identità è avvolta dal mistero: pare infatti che si tratti dello pseudonimo di un’autrice già affermata, che scrive qui sotto pseudonimo perchè questo manga si discosta notevolmente dal suo stile abituale). Anche l’ottimo lavoro del character designer Masaru Kitao (i disegni del manga sono opera di Takeshi Obata) contribuiscono ad elevare Death Note al rango di una delle serie più riuscite di tutto il panorama anime contemporaneo. Una di quelle che si può consigliare a cuor leggero anche a chi si dichiara poco amante o non addentro alle “cose degli anime”. Provare per credere.
La qualità audio-video
Nella norma il riversamento su disco (sei volumi in tutto) di questo intrigante anime.
Colori brillanti, linee molto nette, ottimo equilibrio tra sfondi e primi piani.
Discreto anche il suono.
Extra
Assenti
Leggi la recensione a Death Note - Live Action e a Death Note - The Last Name
(Death note); Regia: Araki Tetsuro; numero episodi: 37 di 22’ ciascuno; distribuzione DVD: Viz Video
formato video: 1.33:1; audio: inglese e giapponese Dolby digital 2.0; sottotitoli: inglese
Extra: Assenti
