DVD import - Havoc

Difficilmente potrà capitarci di vedere, anche solo direttamente nel mercato dell’home video italiano, un film come Havoc. La qual cosa è abbastanza strana visto che i nomi coinvolti nella realizzazione del film sono tutt’altro che sconosciuti.
Havoc è, infatti, il primo film di finzione di Barbara Kopple meglio conosciuta dal pubblico italiano per la coregia di un documentario bellissimo su Woodstock: My generation e vincitrice di ben due Oscar per i documentari Harlan County, U.S.A. e American dream. La sceneggiatura reca la firma di Stephen Gaghan, già autore dei notevoli script di Traffic e di Syriana. Il cast poi annovera alcuni dei volti più interessanti della new generation indie/hollywoodiana dalla Anne Hathaway trasnfuga da The Princess Diaries (evidentemente in cerca di maggiore dignità attoriale) alla Bijou Phillips di Black and white, dal Joseph Gordon-Levitt apprezzatissimo interprete di Mysterious Skin di Araki sino al Freddy Rodriguez appena visto in Lady in the water di Shyamalan.
Questo appeal da film indipendente, che avrebbe dovuto se non altro incontrare i favori della distribuzione più di nicchia italiana, deve però aver urtato con la relativa difficoltà di incasellare il film all’interno di una categoria precofenzionata, fosse anche qualle vaga ed ambigua del puro film d’essay.
A dirla tutta il film risulta, alla visione, abbastanza difficile, spesso noioso e sempre ad un passo dallo stereotipo puro e semplice del film adolescenziale e dello spaccato generazionale dalle molte ambizioni e dai pochi meriti reali. Eppure, nonostante queste apparenze respingenti, ci risulta difficile liquidarlo immediatamente e con poche righe come ha fatto la maggior parte della critica specializzata americana.
La versione unrated del film, più lunga di quella circolata nelle sale americana di quasi una quindicina di minuti, fa percepire, in fondo, allo spettatore, un senso di urgente sincerità e un bisogno di comprensione del mondo rappresentato che normalmente non si trovano in film di analoghe ambizioni.
Cantore accorata della generazione degli anni ’70, la Kopple conferma il suo bisogno di puntare la macchina da presa sia sul mondo adolescenziale, sia sulle contraddizioni del sogno americano che quelli stessi giovani spesso condanna ad esistenze tutt’altro che realizzate.
Mentre My generation, però centrava il suo discorso sull’utopia e sul bisogno di trasgfressione degli anni della contestazione, Havoc mette a fuoco il suo sguardo sul mondo dell’omologazione contamporanea con giovani sempre più sbandati e disaddati.
Da questo punto di vista, forse, nessun posto avrebbe potuto meglio offrirsi ad un’indagine di questo tipo se non una Los Angeles capitale ideale del cinema divisa tra i quartieri alti di una rampante classe agiata e i sobborghi multietnici popolati, a notte, da outlaws di vari ordini e gradi.
La narrazione prende avvio da un soggetto molto semplice e quasi archetipico con il racconto delle disavventure di un paio di adolescenti che, annoiate dal loro mondo, decidono di inoltrarsi nei terriori proibiti dei sobborghi in cerca di eccitazione e fuga dalla routine con tutti gli incidenti e le incomprensioni che ne derivano.
Su questo esile filo la regista gioca inizialmente le sue carte da documentarista con una rappresentazione quasi in tempo reale, macchina a mano, di una notte brava nei quartieri alti. Il disagio dei giovani, celato sotto le apparenze di un festino notturno, traspare, purtroppo, come da copione seguendo cadenze narrative troppo spesso viste al cinema per non apparire stantie e risapute. Si sente che la mano di un’autrice non ancora a suo agio con gli stilemi del film di finzione, non sempre riesce a toccare i nervi scoperti del fenomeno che pure vorrebbe sorprendere con giusti accenti di reale compartecipazione.
Quando poi le giovani protagoniste si addentrano nei sobborghi in cerca di nuove avventure e di una sorta di realizzazione sessuale, le cose sembrano peggiorare notevolmente visto che il contrasto tra i due ceti sociali rappresentati sfiora momenti di un manichesimo a tratti odioso.
Eppure è proprio questa apparente prevedibilità a farsi, ad un certo punto, portatrice di senso. Nel mondo dorato dell’autoanalisi nel quale viviamo, dove ogni azione passa al vaglio di sociologhi e psicologhi, sembra essersi perso il contatto vero con noi stessi e con gli altri.
Tutto diventa il contrario di tutto, non ci sono più appigli per trovare una qualsiasi forma di autodefinizione. Se per ogni emozione è sempre pronta un’etichetta, sembra diventare impossibile, alla fine, ogni scoperta ed ogni maturazione personale. La grande tragedia raccontata nel film, da questo punto di vista, è che il contatto improvviso tra proletariato e alta borghesia non sortisce alcun effetto reale perchè i giovani che ne sono testimoni hanno da tempo perso la capacità di comprendere se stessi e, quindi, per transitività, anche di capire realmente l’"altro da sé".
Lo stesso cinema sembra condannato all’impossibilità di capire e di parlare come sembrerebbe dirci il personaggio di (Matt O’Leary) che, girando un documentario sui suoi coetanei "sembra" avere uno sguardo più ampio degli altri, ma è in realtà legato all’incapacità di gestire quella stessa realtà che pure evoca con l’azione della sua macchina da presa (esemplare in questo senso la scena in cui filma la Hathaway che si esisbisce per lui in una performance attoriale da personalità multipla che non fa altro che mettere l’accento sulla sua incopacità di dire chi veramente ella veramente sia).
Insomma, a dirla tutta, un film forse un po’ troppo sottovalutato nei circuiti internazionali.
La qualità audio-video
Notevole la cura del riversamento di questa unrated version del film. L’immagine sempre pulita anche nelle condizioni luministiche proibitive si attesta, infatti, su standard decisamente medio alti.
Molto bene anche la compressione del suono con un dvd che si avvale di un digital DTS sorround 5.1 che restituisce le musiche del film (eccellente la colonna sonora come era da aspettarsi da Barbara Kopple) in tutto il loro splendore. Ovviamente trattandosi di un disco d’importazione manca la traccia italiana, ma i dialoghi sono relativamente semplici e lo slang non è mai così pesante da impedire la comprensione del film, specie se ci si avvale degli ottimi sottotitoli in lingua inglese.
Extra
Un po’ scarso il pacchetto di extra proposto per questa edizione dvd. A parte qualche trailer del tutto superfluo, trovano spazio all’interno del disco solo alcune schede nello scomodo formato dvdrom. Niente che renda, comunque, più appetibile questo dvd.
[Settembre 2006]
Havoc
Regia: Barbara Kopple; interpreti: Anne Hathaway, Bijou Phillips, Shiri Appleby, Michael Biehn, Joseph Gordon-Levitt, Laura San Giacomo, Mike Vogel, Matt O’Leary; distribuzione dvd: New Line Home Enterteinment
formato video: 1.85:1; audio: Inglese (DTS 5.1), (Dolby Digital 5.1), e (Dolby Digital 2.0 Surround); sottotitoli: Inglese, Spagnolo
Extra: 1) Trailer 2) Materiale dvdrom
