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DVD import - Le Chevalier D’Eon

Pubblicato il 9 luglio 2008 da Alessia Spagnoli


DVD import - Le Chevalier D'Eon

Aprile 2008: esce presso i tipi della Adv Films (per la Regione 2) il sesto volume di Le Chevalier d’Eon. Qui da noi, dopo un annuncio per dicembre e poi un altro per marzo del 2008, ancora tutto tace. La storia dell’animazione in Italia è davvero tutta da scriversi.
Quando, negli anni Settanta, l’elegante silhouette di Lady Oscar venne accolta per la prima volta nell’intelaiatura risicata degli apparecchi televisivi d’epoca, furono in molti a comprendere immediatamente di trovarsi al cospetto di un fenomeno pressoché inedito nel campo dell’animazione. Qualcosa d’ineffabile, inusuale e che tuttavia si inscriveva già nei parametri del “classico” aveva perforato lo schermo, nel sembiante di quell’androgina figura di fantasia, ritagliata, però, all’interno di un contesto storico dettagliatamente ricreato. Ciononostante, non è possibile affermare che essa abbia fatto molti proseliti, se ci si astrae da un emulo quasi coevo, ma di gran lunga inferiore come Il Tulipano Nero (ambientato similmente durante gli anni turbolenti della Rivoluzione Francese). Eppure ora, mentre Versailles No Bara (titolo originale di Lady Oscar, ndr) non accenna minimamente a mostrare le usure del tempo, giunge fino a noi, direttamente e sempre dal Giappone, questo Le Chevalier d’Eon, serie nuovissima che si impone al primo sguardo come un lavoro largamente ispirato all’opera firmata da Osamu Dezaki (dal manga di Riyoko Ikeda) e animata dal leggendario maestro Shingo Araki. E suonerà strano a dirsi, ma fra i numerosi nei di questa produzione così recente – la quale vanta comunque la sua buona fetta di estimatori fra il popolo di Internet – forse sono proprio le animazioni del sensei Araki a lasciarsi rimpiangere in misura maggiore, malgrado siano passati più di trent’anni da allora! Tutt’altro che esaltanti, difatti, queste dello Chevalier, assai poco fluide e dinamiche. Fa storcere il naso anche il tratto sottile del character design, un tantinello troppo esile nei contorni dei personaggi per imprimere loro un “carattere” sia pure in minima parte vigoroso. Quasi cartolineschi, all’opposto, gli sfondi: l’attenzione dispiegata per una riproposizione d’epoca il più fedele possibile (si pensi a Versailles, ma anche alla corte di San Pietroburgo o alla Cattedrale di Colonia) lascia di stucco! Proprio questo scarto tra perfezione dei fondali e scarso appeal di personaggi “solo” esteticamente gradevoli, produce uno scollamento visivo difficile da mandar giù.

Rispetto all’ouverture di Lady Oscar, bisogna spostare le lancette del tempo indietro di alcuni anni. Ci troviamo ora nella Francia governata da un Luigi XV non ancora incanutito e imbolsito, la cui favorita a corte non è Madame du Barry, ma la più celebre Madame de Pompadour. Gli sforzi sottesi a rendere tutte le ragioni d’interesse di un simile personaggio rappresentano, viceversa, un punto a favore per quest’ultima opera (uno dei pochissimi, a dirla tutta).
I toni già crepuscolari della serie anni ’70 vengono qui approfonditi fino a pervenire alla notte nero pece in cui vengono trasfuse abilmente tutte le tinte fosche di una vicenda che acquista, man mano che si procede nel racconto, connotati vieppiù orrorifici (non pare passata invano neppure la lezione di un Berserk, anime più recente e magnifico).
Il plot de Lo Chevalier, più che d’ispirazione storica, sembra trarre spunto dai romanzi d’appendice, accontentando o deludendo, a seconda del gusto, il fruitore. Macchinosi anche i dialoghi “colti”, resi ostici da un ricorso eccessivo a ridondanti riferimenti aulici: si sprecano, infatti, le citazioni da Dante o da Sant’Agostino e, soprattutto, dai salmi biblici.

Se non si hanno difficoltà a lodare gli intriganti propositi di partenza, in una siffatta operazione, si dovrà tuttavia ammettere, seppur a malincuore, che gli esiti sono ben lontani dal potersi ritenere inappuntabili. La scelta più infelice fra tutte, oltre a un tono narrativo che, più che freddo, ci sentiremmo di definire “gelido”, tanto é respingente, riguarda l’assoluta incapacità dimostrata nel risvegliare un coinvolgimento emotivo qualsivoglia nello spettatore, dovuto in primis alla scarsissima attrattiva rappresentata dai vari personaggi e dalle loro motivazioni, invariabilmente scontate. Si ha davvero l’impressione di trovarsi di fronte a una galleria di impeccabili manichini, a partire, purtroppo, proprio dal protagonista. La sua “anima divisa in due” è qui, in maniera assai meno complessa rispetto ad Oscar, resa attraverso un escamotage narrativo: è la sua defunta sorella, Lia, a “farsi viva” di quando in quando e a prendere possesso del suo corpo. Ciò avviene in quei particolari momenti in cui il suo spirito non ancora pacificato si sente ribollire dentro e l’animo battagliero che arde dentro di lei anela la battaglia. D’Eon De Beaumont, dunque, altri non è che una sorta di protagonista-fantoccio, il cui unico interesse consiste nell’esaudire in toto gli ideali dell’amata sorella defunta. Dell’eccezionale complessità di un personaggio come Oscar François de Jarjayes, non rimane che una pallida ombra, oltre che un malcelato rimpianto in chi l’osserva.

La qualità audio-video

Abbastanza buona la qualità della proposta editoriale. I vari episodi, della durata di appena un centinaio di minuti, sono ospitati in dischi che non risultano appesantiti da altri contenuti. Ragion per cui la compressione è praticamente invisibile e la visione si mantiene sempre pulita e nitida.
Buono anche l’audio inglese (essendo disco d’importazione l’opzione italiana è un lusso a cui nessuno ha pensato) nella codifica del Dolby digital 2.0

Extra

Assenti


(シュヴァリエ) (Shuvarie); Regia: Kazuhiro Furuhashi; Studio: Production I.G Shochiku Network, WOWOW, Animax; distribuzione DVD: Adv Films


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