DVD import - Rozen Maiden box set

Ci troviamo al cospetto, con Rozen Maiden, di un ulteriore, recente esperimento anime dagli esiti interessanti: ad impugnare le armi in uno strenuo combattimento per la sopravvivenza, denominato “Gioco di Alice”, troviamo stavolta dei personaggi femminili. E non si tratta neppure di donne qualsiasi, ma di bambole concepite (e qui nulla di nuovo sotto il cielo) per divenire la “ragazza perfetta”, Alice appunto.
Per decenni le protagoniste dell’animazione sono state quasi interamente assorbite dai loro grandi sogni d’amore, contribuendo tutt’al più in alcuni casi isolati a dare una mano all’eroe maschile, mentre era quest’ultimo a farsi carico di lottare per difendere l’intero Pianeta dalla minaccia di turno. Già Sailor Moon – serie che mantiene più di un punto di contatto con Rozen Maiden – aveva saputo anticipare il trend (anche se alla fine Tsukino Usagi non si differenziava poi molto dalle altre ragazzine romantiche di cui dicevamo). Ultimamente, però, i rispettivi reami vengono mischiati senza più remore, mentre le inedite possibilità profilatesi all’orizzonte dagli scavalcamenti di campo, appaiono davvero intriganti.
Si tornerà ad ascoltare puntuali quanto sterili lamentele sulla presunta efferatezza del cartone, resa ancora più incresciosa dalla constatazione che a macchiarsi qui di tali azioni nefande siano delle graziosissime bambole. Ma Rozen Maiden parla anche, a ben vedere, di un’altra tipologia di violenza, invisibile poiché celata ad uno sguardo distratto dal velo di rispettabilità formale, ma non per questo meno cruenta: quella soggiacente le relazioni sociali. La scelta del protagonista maschile, a tal proposito, è illuminante: imperfetto fin dall’aspetto (porta gli occhiali ed è lontano anni luce dal prototipo di principe azzurro proposto generalmente in queste produzioni) Jun Sakurada è vittima di un disturbo etichettato con il termine scientifico ’hikikomori’, che gli impedisce di recarsi a scuola (ha avuto un crollo psicologico per l’eccessiva pressione emotiva subita a causa degli esami d’ammissione, particolarmente duri in Giappone). Jun vive da solo con una sorella maggiore che si sforza premurosamente di aiutarlo, senza riuscire a stabilire un dialogo con il problematico ragazzo, mentre questi preferisce starsene chiuso nella sua stanza coltivando un hobby bizzarro: ordinare on-line oggetti dai presunti poteri sovrannaturali, per poi restituirli subito prima della scadenza del periodo di prova. Questo, almeno, fino a quando non gli viene recapitata una scatola contenente una deliziosa bambola abbigliata in stile vittoriano e le istruzioni per caricarla. Non appena rianimatasi, questa si dirige verso di lui e lo schiaffeggia: ed è come se da quel momento anche al ragazzo venisse restituita la vita.
La trovata inusuale, decisamente controcorrente, di ribaltare i consueti ruoli previsti dagli schemi shounen risulta vincente: non sarà, difatti, lei a trasformarsi in una sorta di oggetto di puro piacere per il protagonista, quanto quest’ultimo a doversi piegare al volere dell’aristocratica pupattola.
Oltre ad un protagonista fuori dal comune, anche le due principali antagoniste della serie non sono affatto male: la cattiva Suiguin Tou, dai lunghi capelli d’argento e dalle ali nere, incarna un vero e proprio diavolo dalle fattezze d’angelo. Al principio della serie, l’avevamo scoperta timida e indifesa, nient’altro che un esemplare difettoso, un progetto malriuscito e successivamente abortito, appena “tollerato” dalle altre eccezionali Rozen Maiden, mentre l’unica a trattarla affabilmente era proprio la protagonista della serie, Shinku. Questa è una bambola priva di espressività esteriore, malgrado sia proprio la più introspettiva e intelligente fra tutte le “sorelle”, dotata com’è di un carattere forte e autoritario (è molto divertente vederla, così piccina, rimettere in riga tutti!). Ma è proprio questo ravvisare un lato di gentilezza tanto raro in Shinku, a mortificare nel profondo Suiguin Tou, che interpreta ogni gesto cortese nei suoi confronti come un sicuro indice di pietà. Nel personaggio dell’antagonista, perciò, emerge quel lato di crudeltà che alberga in un animo sofferente e che ci rende in qualche modo cara anche questa creatura sfortunata.
Le armi delle pupazzette sono estremamente creative e divertenti. Annaffiatoi giganteschi, violini oppure delicati petali di rosa, sono altrettanti oggetti dall’uso quotidiano in grado di trasformarsi, durante gli scontri, in affilatissime armi letali. Le rose, come si sa, occupano un posto del tutto privilegiato nell’iconografia anime (in quella shoujo in particolare, ma non solo). Esse rappresentano esistenze risplendenti di fascino, ma effimere come le Rozen Maiden: esserini incantevoli non dotati di volontà propria, innocui e inoffensivi. Questi, in teoria, i connotati salienti e distintivi delle bambole tradizionali: ma è proprio la personalità marcata delle sette Rozen Maiden (ognuna diversa dalle altre) a rendere particolarmente vividi i loro personaggi. L’ispirazione per il loro look pare provenire invece dalla tradizione delle gothic dolls dell’horror.
Il risultato finale, tuttavia, non è tutto “rose e fiori”. Stenta ad imporsi un qualche motivo d’interesse diverso da quello rappresentato dal “Gioco di Alice” e, soprattutto, il ricorrente trascolorare di un tono nell’altro – anche qui si va dalla commedia adolescenziale (ma molte gag suonano un po’ troppo infantili) all’epica degli scontri – risulta fin troppo brusco, tanto da rendere la fruizione della serie quasi schizofrenica. Altrimenti detto: Rozen Maiden è un prodotto pregevole visivamente, ma in cui gli sforzi produttivi non sono sostenuti da una storia all’altezza, per cui le promesse contenutistiche iniziali finiscono col perdersi per strada. Ed è un vero peccato.
Quel che è certo, è che la serie ha alimentato incredibilmente il mercato delle “Super Dollfie”, neologismo derivato dall’unione dei termini ’doll’ e ’figure’, per definire un nuovo fenomeno di collezionismo orbitante attorno a bambole di ultima concezione. Esse sono più leggere e maneggevoli rispetto a quelle di porcellana che tutti ben conosciamo, e soprattutto, consentono una personalizzazione "estrema": le bambole vengono vendute assemblate solo per sommi capi, pronte a subire la plasmazione decisa dal particolare gusto del proprietario, coi loro occhi intercambiabili di varie forme, colori e materiali, le loro diverse parrucche e i loro abiti, che spaziano da quelli classici da "damina" fino a tenute cyber-punk, da gothic lolita, o ancora medioevali, in stile fantasy etc...
La qualità audio-video
Ogni disco è della durata di circa 100 minuti. La qualità dell’immagine è ottima anche se qui e lì si risentono i difetti di una compressione un po’ frettolosa.
Molto buono l’audio
Extra
Assenti
(Rozen Maiden); Regia: Mamoru Matsuo; distribuzione DVD:Funimation
formato video: 1.77:1; audio: Inglese Dolby digital; sottotitoli: inglese per non udenti
Extra: assenti
