DVD import - Straub & Huillet: Klassenverhältnisse

Straub e Huillet sono stati per lunghi anni, e sono tuttora nel piano corpo dell’industria cinematografica mondiale, vere e proprie icone di un cinema moderno nella forma ed antinarrativo nella sostanza. Un cinema, quello di cui stiamo parlando, che si brucia nella sua stessa negazione, nella sua utopica tensione verso il “grado zero” di un linguaggio che sia in grado, finalmente, di fare piazza pulita, una volta per tutte, dell’odiosa scala dei grigi con la quale la classe borghese disegna il mondo e che sappia ritrovare quei contrasti di neri e di bianchi nettissimi, di opposti l’un contro l’altro armati. La loro opera, un vasto unicum di una compattezza assoluta, è, da questo punto di vista il segno di una militanza che, dal gesto politico che presiede alla scelta di fare arte (sia attraverso il cinema che attraverso fotografia e teatro) si prolunga e si fa concezione etica e morale della vita tutta.
Il loro cinema tende, in questo modo, alla riscoperta degli elementi basilari del linguaggio cinematografico con la stessa furia iconoclasta con cui gli artisti delle avanguardie e della pittura astratta riscoprivano la potenza evocativa e primordiale delle linee e dei punti, dei colori e dei tagli sulla tela.
Nella limpida adesione ad una logica di puri campi e controcampi, nella valorizzazione di un fuori campo che è sempre segno di un altrove che esiste, ma che caparbiamente non si vuole rendere oggetto di visione, i due autori sembrano voler trovare l’essenza di un cinema puro, non compromesso dal mercimonio delle emozioni tipico dell’industria hollywoodiana, un’arte che sia prima di tutto evocazione, quasi magica, di un’idea.
Principi questo che ritroviamo splendidamente espressi in uno dei lungometraggi più esemplari della loro produzione: Klassenverhältnisse del 1984 recentemente proposto in uno splendido doppio DVD curato dalla Filmmuseum edition.
Questo film, abitato dallo spettro espressionista di Kafka (l’intera pellicola è tratta dal capolavoro incompiuto dello scrittore ceco Amerika) segna contemporaneamente sia una delle vette di più alta espressione di una concezione assolutamente politica dell’esistente (al centro del discorso sono appunto i rapporti di classe che intercorrono tra i vari componenti dell’equipaggio della nave che deve approdare alla fine negli Stati Uniti), sia una delle più consapevoli definizioni dell’estetica volutamente pauperista ed antispettacolare del cinema dei due autori. Le due realtà sembrano, anzi, procedere di pari passo in un “percorso poetico” comune che fa sì che ogni scelta estetica si tramuti sempre in gesto politico e che ad ogni proclama politico corrisponda come naturale conseguenza una soluzione visiva di disarmante, ma acuminata semplicità.
La limpida tragicità della visione kafkiana subisce, comunque, e vale la pena sottolinearlo, un radicale spostamento di senso che non è solo il segno di un aggiornamento.
Nelle pagine dello scrittore ceco, infatti, la visione spersonalizzante di una burocrazia capace di uccidere, con le carte e con gli inesplicabili processi, gli individui perde molto rapidamente la sua dimensione politica per farsi espressione di una visione esistenziale desolata e desolante. La sua poetica prevede, per questo, un passaggio dal “contingente” della realtà sociale all’”assoluto” di una riflessione filosofica. L’uomo si scopre così scarafaggio, nauseante (o quasi) a se stesso e presto schiacciato dal piede di una società che calpesta gli individui senza avvedersene.
Viceversa nelle immagini del film, caratterizzate da un bianco e nero limpidamente allusivo, pur nel recupero di una logica da generica allegoria (la “storia” prende corpo su una nave che è un non spazio e un non tempo senza quasi legami col contingente: una pura astrazione) si ritrova prima di tutto il desiderio di non rinunciare alla possibilità di una polemica caratterizzazione del mondo messo in scena in senso spiccatamente capitalistico.
Il film, quindi, nella sua aria da sacra rappresentazione o da via crucis laica, è il segno di un complesso e fecondo braccio di ferro tra le ragioni del romanzo e quelle dei cineasti. Il segno di una temperie espressiva incandescente che non deve essere ignorata.
La qualità audio-video
I film dei due registi restano, per lo più legati alla rinuncia (in un cinema fatto appunto di “sottrazioni”) alle lusinghe dei formati panoramici o scope. Non stupisca, quindi, la scelta del 4/3 a schermo pieno per questo eccellente DVD: essa è improntata ad un rispetto assolutamente filologico delle intenzioni degli autori. Sulla qualità della compressione è da dire che il film, ospitato sul primo disco di questa lussuosa edizione, viene restituito al pubblico nello splendore figurativo di un bianco e nero di eccezionali sobrietà e nitore.
Anche l’audio segue, nel piatto dolby digital 2.0, la vocazione di un film costruito sui dialoghi e senza l’ombra di un effetto sonoro. L’unica opzione linguistica è, chiaramente, l’originale tedesco, ma giungono in soccorso degli eventuali acquirenti italiani, degli ottimi sottotitoli in inglese.
Extra
Il booklet allegato ai dischi è in versione bilingue (tedesco ed inglese) e presenta pochi, ma interessanti spunti di riflessione.
A fare la gioia degli acquirenti sono, quindi, i due rarissimi e splendidi documentari sul film realizzati con la supervisione degli autori ed ospitati sul secondo disco. Di questi il primo (Arbeiten zu Klassenverhältnisse) è un vero e proprio making of di oltre un’ora di durata, mentre il secondo (Wie will ich lustig lachen di Manfred Blank) si sviluppa come una sostanziosa (oltre quaranta minuti) intervista ai due cineasti
Non manca, ad allietare gli animi, anche un sostanzioso recupero di eccellente materiale fotografico.
Mentre completa il tutto, ma sul primo disco, una ricchissima sezione di contenuti dvdrom con materiale scritto di sicuro interesse che obbliga, però, il lettore ad un laborioso lavoro di traduzione.
Nel complesso un’edizione ricchissima che merita l’acquisto.
(Klassenverhältnisse); Regia: Jean Marie Straub & Danielle Huillet; interpreti: Christian Heinisch, Nazzareno Bianconi, Mario Adorf, Laura Betti, Harun Farocki
formato video: 4/3 per 1.37:1; audio: tedesco; sottotitoli: tedesco e inglese; distribuzione dvd: Filmmuseum edition
Extra: 1) Booklet con testi di Hans Hurch, Barton Byg e Klaus Kanzog 2) materidale dvdroma con Erste handschriftliche Drehbuchfassung von Jean-Marie Straub, Regiebuch mit Notizen von Danièle Huillet und Jean-Marie Straub, Drehplan, Interview und Pressekonferenz mit Danièle Huillet und Jean-Marie Straub sowie Materialienband über den Film von Wolfram Schütte als ROM-Features 3) Arbeiten zu ’Klassenverhältnisse’ von Danièle Huillet und Jean-Marie Straub 4) Wie will ich lustig lachen 5) Work in Progress 6) 44 Arbeitsfotos von den Dreharbeiten von Berthold Schweiz 7) Herausgeber: Österreichisches Filmmuseum und Filmmuseum München in Zusammenarbeit mit dem Goethe-Institut München
