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DVD - Invincibile

Pubblicato il 9 gennaio 2009 da Alessandro Izzi


DVD - Invincibile

L’atto di filmare è sempre, per Herzog, una vera e propria sfida alle convenzioni e alle abitudini del pubblico cui si rivolge. Non esiste pellicola dell’autore tedesco che non rechi impresse sulle sue stesse inquadrature grondanti ansia di sogno la stimmate di una condanna e di una predestinazione: la volontà pervicace e a suo modo titanica di essere perennemente “altro” da quel mondo e da quella cultura che pure l’hanno generata.
La sfida ha luogo, spesso, su terreni diversi. In Fitzcarraldo, ad esempio, il luogo deputato della singolar tenzone tra volontà d’autore e Mondo è la lunga scena nella quale la nave sulla quale è imbarcato il protagonista viene sollevata di peso da un gruppo di indigeni dell’Amazzonia e trasportata, quasi a spalla, lungo uno stretto istmo di terra che separa due braccia diverse di uno stesso corso fluviale. Per questa scena il regista tedesco non volle in alcun modo ricorrere al classico trucco cinematografico. Quello che si vede in quei pochi minuti di film è tutto vero: autentici indigeni sollevano davvero un’imbarcazione di svariate tonnellate e trascinano sul serio quel peso incombente sul fango.
Sudore reale che scorre sulle fronti di comparse che non sono attori, muscoli realmente impegnati nello sforzo di alzare un peso disumano al servizio di una finzione: nella scelta di Herzog c’è qualcosa di più di una semplice esigenza di realismo. Il braccio di ferro che mette in campo è, infatti, multiplo e sfuggente. Si scontrano, sullo scacchiere del film, opposte esigenze di affabulazione e realismo. Il “vero che più vero non si può” viene piegato a significare quella meravigliosa menzogna che è il cinema; il documentario prende a braccietto la fiction e la impegna in una danza sinuosa ed ambigua; si confondono i confini tra le categorie filosofiche del Reale e dell’Immaginario. Chiunque altro, nella stessa situazione, avrebbe costruito un modellino da far camminare su un tratto di terra sterminato solo per le formiche. Herzog no! La credibilità del film stesso viene messa in gioco: gli scriocchilii delle assi del ponte di una nave costretta a marciare sulla terra non te li puoi fabbricare in studio.
In Invincibile (titolo Herzogghiano come altri mai) la preoccupazione del regista è la stessa di venti anni fa. Il bisogno di ritrovare la realtà sotto l’immagine e di scoprire il mondo attraverso il gesto del racconto rimangono immutati. Ad essere cambiato è semmai il pubblico cui il regista si rivolge. Quello degli anni ’80 era ancora un pubblico ingenuo e a suo modo non ancora pervertito del tutto dal consumo indifferenziato delle immagini. Era un pubblico che ancora non era stato drogato e reso dipendente dall’abuso di effetti digitali dell’industria hollywoodiana ed era, soprattutto, un pubblico abituato a registri stilistici e a modi di raccontare differenziati. Al cinema vedeva film americani e film europei e anche se prendeva più gusto ai primi non sapeva bene spiegare perché. Il pubblico di oggi, invece, è talmente abituato all’estetica adrenalinica del blockbusters che è diventato impossibile fargliene una colpa. È un pubblico che guarda le immagini ed è talmente abituato a mantenere nei loro confronti l’incredulità benevola del fanciullo che non si pone più il problema del vero o del falso. Per questo pubblico quello che scorre sullo schermo è tutta finzione: ci crede quel tanto che gli basta per immedesimarsi nel racconto ed emozionarcisi, ma tanto gli basta. Come sia stata costruita quell’immagine, come sia possibile vedere quei palazzi crollare e quei giganti camminare è un mistero di poco conto. È la materia dei loro videogiochi.
Se, fino a poco tempo fa, la sfida di Herzog era trovare ovunque nel mondo immagini che nessuno aveva mai visto prima (si pensi alla passeggiata dei granchi rossi sulle rotaie di un treno che da Echi da un regno oscuro – altro sublime titolo del regista – viene ripresa letteralmente per questo film) ora che il non visto si può facilmente costruire a tavolino, la sfida del regista deve necessariamente spostarsi su un altro livello.
Ora occorre ritrovare il nesso che unisce il fantastico al reale. Siamo talmente abituati alla retorica del film americano che se ci si parla dell’uomo più forte della terra il nostro pensiero va subito a Schwarzenegger. La retorica del cinema americano ci ha sottratto alla realtà e noi riteniamo credibile solo ciò che rientra in quei canoni. È bello ciò che quel cinema ci ha insegnato a considerare bello ed è forte solo ciò che ci è stato indicato come tale.
Herzog ricerca una realtà piana per il suo film storico (lasciamo da parte per un momento le considerazioni sul nazismo per le quali rimandiamo all’esaustivo booklet allegato al DVD). Le cose che riprende devono essere vere e non tali da sembrarci “cinematograficamente credibili”. Nel riprendere un uomo forzuto non limita la sua ricerca alle palestre intorno a Los Angeles: lui cerca un uomo forzuto non il modello che siamo abituati a ritenere tale. Se, per esigenze di copione,il suo protagonista deve sollevare una pietra del peso di un buon quintale, come in Fitzcarraldo, Herzog non cerca un bel pezzo di polistirolo da mascherarea roccia, ma cerca una bella e pesante pietra da far sollevare al suo eroe. Quando mette in scena una seduta di ipnosi (come quella che vediamo in vertiginoso piano sequenza) non chiede al suo attore di interpretare un ipnotizzatore, ma gli insegna come essere tale. E state attenti a non fissare troppo lo schermo dalla parte di Tim Roth: finireste per vacillare come l’operatore che guardava la scena da dietro le lenti della macchina da presa.
Il fatto è, però, che la realtà è ben diversa dalla retorica hollywoodiana. Siamo talmente abituati alla finzione testosteronica che quando vediamo un vero lottatore sollevare un vero peso di un quintale non lo crediamo vero perché non ha, appunto, gli stessi muscoli dell’attuale governatore della California.
Herzog spinge la sua sfida all’estremo: costruisce un film estremamente realistico (gli effetti speciali si possono contare sulla punta delle dita di mezza mano). Talmente realistico che, per noi, definitivamente assuefatti al cinema americano, sembra un film quasi irreale e casereccio.
L’incredulità scettica con cui l’accogliamo è forse il suo maggior pregio: ci mette di fronte alla nostra cattiva abitudine di spettatori e ci obbliga a prendere atto della limitatezza dei parametri con cui guardiamo al mondo. Le sue immagini stranamente materiche e pesanti non hanno la seduzione dei pixels generati dal computer, ma hanno un peso anche culturale importante. Non sono, come taluno ha voluto pensare, il peso di un ripiegamento artistico, ma significano il ripiegamento culturale di tutto un mondo (il nostro) che si fa involuto a fronte di un regista che resta pervicacemente se stesso.
E per questo noi lo ringraziamo.

La qualità audio-video

Buono il riversamento di questo film forte anche di un master abbastanza giovane ed in ottime condizioni. Il quadro si mantiene sempre su ottimi livelli di nitore e pulizia con un corretto rapporto tra sfondi e primi piani. I neri sono sufficientemente profondi e l’immagine, malgrado la lunghezza del film offrisse una qualche resistenza al passaggio della pellicola su disco, non è funestata da rumori di quadro e fruscii digitali.
Buono anche l’apparato audio con l’originale ed un ottimo doppiato italiano proposti entrambi in codofica bifonica. Per una volta ci pare di non poter fare differenze tra le due versioni né a livello strettamente tecnico, né dal punto di vista artistico. I puristi dell’hi-fi potranno invece gioire di un avvolgente 5.1 solo italiano.

Extra

Del booklet abbiamo già detto. Ci resta qui da sottolineare l’eccellenza del commento audio del regista che si rivela sempre estremamente interessante e ricco di argomentazioni. Diversi trailer completano un pacchetto di contenuti speciali forse non esaltante in quantità, ma decisamente pregevole in qualità.


(Invincible); Regia: Werner Herzog; interpreti: Tim Roth, Jouko Ahola, Anna Gourari, Jacon Wein, Max Raabe; distribuzione DVD: Ripley Home Video
formato video: 1.77:1 - 16/9; audio: Dolby Digital 5.1 Italiano, Dolby Stereo 2.0 Italiano e Originale; sottotitoli: Italiano per non udenti

Extra: 1) Booklet 2) Trailer italiano 1 3) Trailer italiano 2 4) Trailer inglese 5) Commento audio di Werner Herzog


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