X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Dvd - L’avventura è l’avventura (2 dvd)

Pubblicato il 18 gennaio 2011 da Carlo Dutto


Dvd - L'avventura è l'avventura (2 dvd)

-Io vi credevo marxisti!

-Viva i fratelli Marx!*

Claude Lelouch è un gran burlone. Un misconosciuto giullare che gioca con gli spettatori, che non si risparmia giochi, frizzi e lazzi. Ne è prova la cronaca recente, che vede il regista presentare il suo ultimo film, Roman de gare, girato con lo pseudonimo di Hervè Picard, un tennista prestanome, in segno di protesta verso il pubblico e la critica che tre anni fa accolse con fischi il suo Les parisiens. La critica da sempre ha linciato Lelouch, arrostendo il suo cinema sulla graticola della politica, sottolineandone la ‘squallida matrice reazionaria’, o il ‘romanticismo da cioccolatino’, definendo le sue pellicole ‘fresche come l’alito Colgate’. Critiche che non risparmiano la reiterata divagazione di filmografia sul tema di Un uomo, una donna, il titolo che dal lontano 1966 ha ingabbiato per sempre l’ex documentarista a demiurgo di personaggi dal sapor di melassa. Elementi che vengono in parte smentiti da L’avventura è l’avventura, ironica e originale divagazione nella commedia grottesca, scelta come film di apertura al Festival di Cannes 1972. Un film poco conosciuto in Italia, ma che Oltralpe risulta essere, su quaranta pellicole girate, il miglior successo di pubblico di sempre per il regista oggi settantenne. Un divertissement che vede protagonisti cinque ingegnosi ‘rubagalline’ che trovano come fonte di guadagno l’organizzazione e realizzazione di rapimenti, da quello della rockstar Johnny Hallyday (che interpreta sé stesso) a quello dell’ambasciatore svizzero, per finire con il rocambolesco ‘ratto’ del Papa, per cui viene chiesto un originale riscatto. Cinque amici che condividono l’amore per il denaro e la bella vita, cinque Vitelloni del crimine all’acqua di rose, cinque brillanti personaggi a metà strada tra gli Amici miei e i Tre uomini in barca.

Un ritmo fulmicotonico che regge per oltre un’ora, ma si dilunga nella ricerca affannosa di far divertire a tutti i costi, quando la corda si assottiglia e l’impalcatura trema pericolosamente, anche nell’uso della voce narrante dall’ironia troppo esibita. La simpatia che il regista prova nei confronti dei suoi personaggi è palpabile, ben retta da attori spesso in stato di grazia, divertenti e autoironici, come il cantautore Jacques Brel, ma anche il glaciale Charles Denner, presentato alla finestra con il fucile in mano, ricordo-citazione del truffautiano La sposa in nero. I cliché attoriali si sfaldano sotto le spinte del grottesco e Lino Ventura può smettere i panni dell’investigatore dei noir senza catarsi di Melville e Verneuil, o dell’ispettore Rogas di Cadaveri Eccellenti per interpretare un fantasioso e pasticcione rapitore ex protettore. Si ride e di gusto al primo incontro-scontro tra lo stesso Ventura e un Aldo Maccione pre-commedia sexy, scena girata in italiano e tutta giocata sulla farsa, o nell’episodio dello scambio di un generale rivoluzionario (interpretato dal figlio di Buñuel), che i cinque tramuteranno in un enorme caos generale. Da antologia il discorso politico nel paese africano, in cui i cinque, evasi, riescono a esaltare una folla oceanica parlando delle virtù del colonialismo in un tripudio di non-sense.

Se da una parte lo stile tipicamente freddo e geometrico di Lelouch viene dimenticato, si ritrova il tocco del regista sia nella scelta di una struttura a episodi a volte non perfettamente amalgamati, sia nei numerosi movimenti di macchina che costellano le oltre due ore di durata (E’ solo nel movimento che risiede la verità cinematografica, dichiarava nel 1976), nei lunghi piani sequenza con mdp fissa, a suggellare le interpretazioni mimiche degli attori, nei dolly svolazzanti, nei carrelli e nelle riprese con macchina a mano che si alternano in un continuum visivo che si tramuta in una grande iperbole per immagini. La politica penetra insidiosamente confusionaria, più che reazionaria, ma viene gestita con una dose calibrata di ironico disprezzo, nei dialoghi del killer che dichiara: Io sparo su dei tizi di destra, sono pagato dall’estrema destra e questo per inguaiare le sinistre!, il tutto mescolandosi al maschilismo dell’amicizia virile nella sequenza della convention delle prostitute che decretano lo sciopero generale.

Lelouch attinge alla propria rubrica personale per il cast tecnico e artistico, si circonda di amici, a partire dagli interpreti passando per il direttore della fotografia Jean Collomb e il fido musicista Francis Lai (Oscar per Love Story), che confeziona l’ennesima colonna sonora mono-tematica, forte di una canzone onnipresente, tormentone di durata estenuante nella sua presenza intra ed extra-diegetica. Se da un lato si comprendono e sostengono le accuse di ideologia piccolo borghese provenienti dalla critica militante post-sessantottina, nell’accezione del denaro come fonte di ogni umana azione (il titolo Usa del film parla chiaro: Money, money, money), e si ravvisano numerose debolezze di sceneggiatura, dall’altro lato si ride, scoprendo un vezzo dissacratore e critico del regista parigino, ben supportato dalle interpretazioni di Ventura e Maccione, due nostri attori sfruttati poco e male in Italia.

*da una scena del film

La qualità audio-video

Dal punto di vista della resa video, i colori pastellati della tavolozza Eastmancolor di Jean Collomb evidenziano i toni caldi senza appesantire l’immagine adattata al full screen. L’audio originale francese mono a due canali esalta l’audio in presa diretta, risultando più piacevole nell’ascolto dei rumori d’ambiente che la versione italiana cancella senza molti complimenti. Inoltre, nella versione originale, tutti i dialoghi tra Ventura e Maccione sono resi in italiano, risultando più divertenti nel contrasto con il parlato francese. L’audio italiano, al contrario, imbriglia il lavoro dei doppiatori (gli italiani doppiano loro stessi) in una gabbia sonora senza profondità.

Extra

Assenti sul primo disco: dalla schermata del menu, sulle note della canzone-tormentone del film, solo la possibilità di selezionare le scene, l’audio e i sottotitoli. Nel secondo dvd, il documentario sul regista: Le tredici vite di Claude Lelouch

[Carlo Dutto]


(L’aventure c’est l’aventure); Regia: Claude Lelouch; interpreti: Lino Ventura, Jacques Brel, Charles Denner, Aldo Maccione, Yves Robert; distribuzione dvd: Medusa;
formato video: 4/3 - 1.33:1; audio: italiano e francese dolby 2.0; sottotitoli: italiano, italiano per non udenti;

Extra Dvd1:: Assenti Extra Dvd2: Documentario Le tredici vite di Claude Lelouch


Enregistrer au format PDF