DVD: L’uomo fiammifero

Se si tenta di leggere L’uomo fiammifero come pura e semplice fiaba si incappa, sin da subito, in problemi di ordine pratico.
A tutta prima, infatti, il film si presenta in una struttura solo apparentemente lineare con tanto di eroe, di impresa volta alla conquista di un premio e risoluzione finale. Ma quando si comincia ad osservare nel dettaglio la funzione che questi elementi assolvono all’interno del percorso conoscitivo dell’eroe ci si accorge che molti conti non tornano e che, in alcuni casi, alcuni elementi, quando non si arricchiscono di sfumature estranee al contesto fiaba, finiscono, addirittura, per ribaltarsi nel loro esatto contrario.
All’origine dell’intreccio risiede, tanto per dirne una, quella che Propp definisce una vera e propria Rimozione della sciagura: l’elaborazione del lutto derivante dalla perdita della madre. L’eroe della narrazione, per tutto il film, si sforza di trovare prove inconfutabili sull’esistenza dell’Uomo fiammifero. Nell’operare questa vera e propria “investigazione” ( anch’essa una delle strutture archetipiche della fiaba), il personaggio, in realtà, prosegue un’operazione mitica che gli era stata dettata dalla stessa madre quand’ella era ancora in vita. Era stata lei, infatti, ad “informare” l’eroe dell’esistenza dell’Uomo Fiammifero, ed era stata lei ad avviare l’azione di raccolta delle prove che l’eroe porterà avanti sin quasi alla chiusura della narrazione.
Per l’eroe, quindi, trovarsi faccia a faccia con l’Uomo fiammifero equivale a tenere attiva, a livello mitico, la memoria stessa della madre e dei suoi insegnamenti. Se per l’eroe classico della fiaba l’investigazione ha il semplice fine di scoprire i punti deboli dell’antagonista al fine di poterlo più agevolmente sconfiggere nella resa dei conti finale (ed è, per questo, un’azione rivolta verso il futuro e verso il premio che esso racchiude), per l’eroe di L’Uomo Fiammifero, essa ha una funzione di conservazione di un’eredità, serve a tenere attivo un ponte ideale tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Per l’eroe di L’Uomo fiammifero la posta in gioco non è, come per la maggior parte degli eroi delle fiabe popolari, l’entrata nella vita adulta, ma la sopravvivenza stessa della fiaba. Tale sopravvivenza implica, per forza di cose, un sacrificio: l’obbligo, per l’eroe, a permanere nell’infanzia, a restare bambini, a negarsi anche una qualsiasi forma di vita sociale che non sia improntata al mantenimento in vita della fiaba. Questa realtà implica, come conseguenza necessaria che la ricerca delle prove deve proseguire indefinitamente. Essa ha più valore del possibile ritrovamento dell’Uomo fiammifero che è di fatto in un semplice piano attanziale, un vero e proprio oggetto di valore. Trovare tale oggetto implicherebbe, infatti, la fine dell’impresa e, di conseguenza la chiusura del ponte mitico con la memoria della madre.
L’oggetto di valore si nega, quindi, al ritrovamento. La sua funzione è quella di una fuga perenne dall’eroe. Poiché, quindi, il personaggio si nega al desiderio dell’eroe esso andrebbe visto come vero e proprio antagonista, ma poiché, ad un livello più profondo, l’esigenza dell’eroe non è, come dicevamo, quella di trovare l’oggetto di valore, ma quella di continuare a cercarlo per tenere attivo il rapporto con la madre, esso diventa, invece, il principale aiutante nell’impresa.
Vero oppositore è semmai il padre che, a livello mitico, ostacola la ricerca in tutti i modi. È lui, infatti, il latore del Divieto (tale è la funzione che Propp ritrova nella stragrande maggioranza delle fiabe) imposto all’eroe di non continuare la sua ricerca. Ed è con l’infrazione al Divieto che il regista ci presenta i due personaggi miticamente legati da una fune con la quale il padre si assicura che il figlio non lasci mai la casa. Eppure il desiderio del padre appare tutto rivolto alla conquista della maturità da parte del figlio. Se da una parte egli cerca di negargli la conquista dell’oggetto di valore mitico, dall’altro, però, si propone come aiutante sia nell’evoluzione del suo rapporto coi bulli di paese (insegnandogli a lottare e, quindi, fornendogli gli strumenti atti a conquistare una posizione di preminenza sui suoi oppositori) sia nel suo rapporto con l’altro sesso incarnato nell’archetipo di una sorta di principessa che non ha mai la posizione dell’eroina in difficoltà, ma che, anzi, si rivela vera e propria aiutante dell’eroe.
Quest’ultimo si trova, quindi, immerso in una vera e propria doppia pulsione. Da una parte è spinto a permanere nel passato e nella propria infanzia, dall’altro sente la tentazione di trovare un proprio futuro, di diventare adulto rinunciando, con questo alla fiaba. A seconda di quale delle due pulsioni prende il sopravvento cambia radicalmente lo schema attanziale ed ogni personaggio si ritrova, per questo, imbevuto di spinte contraddittorie ed estremamente complesse.
A differenza di Tim Burton (autore improvvidamente accostato a Chiarini da più parti) che si crea mondi alternativi e in cui la modulazione della fiaba è il punto di arrivo reale della narrazione (si pensi a Big Fish che si chiude con l’eroe che, alla fine, accetta l’eredità paterna), L’uomo fiammifero respira tra due mondi rimanendo di casa in ciascuno.
La sfida finale che deve affrontare l’eroe (solo con se stesso) è riuscire a trovare una mediazione tra il desiderio di perpetuare la memoria della madre e il ritrovare una sua posizione nel mondo adulto. Ed è per questo che i suoi occhi restano chiusi al sonno nel magico finale in cui alla fine il fantastico trionfa. Perché egli è riuscito a trascendere il bisogno della fiaba pur continuando ad onorare il ricordo della madre.
Questa compresenza di magico e prosaico trova nella regia momenti di ispirata qualità pittorica. La scarsità dei mezzi con cui è stata realizzata quest’opera diventa pungolo alla poesia restituendo alla leggerezza aerea della fiaba quella matericità di cui è imbevuta la condizione adulta cui pure aspira l’eroe.
Raramente si è potuto assistere ad un così preciso connubio tra le ragioni della narrazione e quelle della messa in scena. Certo il film non è perfetto, ma l’imperfezione pare sempre far parte del disegno.
La qualità audio-video
Piuttosto buono sotto il profilo video, il DVD di L’uomo fiammifero si segnala soprattutto per la qualità dei colori (estremamente brillanti) e per la piacevole profondità di campo.
Pulito anche l’audio che si rivela ben spazializzato anche se, in alcuni momenti, musica ed effetti sembrano prendersi un po’ troppo spazio a scapito della voce.
Extra
L’edizione a doppio disco è estremamente ricca.
Sul primo disco trovano spazio un intrigante Commento audio e tutte le Istruzioni per l’Uso. Più lungo si fa, invece, il discorso per il secondo disco.
Piuttosto bello, per cominciare, il Dietro le quinte (funestato qua e là da scarse condizioni di ripresa soprattutto nel suono) che è diviso in tre parti: Produzione, Post produzione e Distribuzione. La prima è a sua volta distinta in due parti: Dall’idea al set racconta la genesi del film, la stesura della sceneggiatura e le non poche difficoltà riscontrate nel trovare un produttore, Si gira si concentra, invece, sulle riprese con continue visite sul set. Se ne evince il ritratto di una troupe estremamente motivata e pronta a mettersi in gioco in prima persona pur di concludere il film.
Interessante il terzo capitolo del Dietro le quinte che ci aiuta a comprendere meglio anche la peculiratità della Social Distribution che vede in questo film uno dei suoi campioni meglio riusciti.
A parte il capitolo sugli Effetti speciali che merita senz’altro la visione, mentre l’Intervista a Francesco Pannofino è un piccolo ritratto d’attore in un interno.
Piuttosto curiose le quattro Scene tagliate, piccoli accidenti che sulla carta funzionavanao bene, meno nella messa in immagine. I motivi dell’esclusione sono prevalentemente nel ritmo, ma ce li spiega bene Lorenzo Loi che le introduce tutte.
Molto ampia la Galleria fotografica comprenisva di foto di scena, bozzetti e quant’altro possa solleticare la nostra curiosità.
Dal trailer comincia la pista per trovare le cinque Easter eggs. Impresa davvero ardua perché sono stata nascoste molto, ma molto bene.
(L’Uomo Fiammifero); Regia: Marco Chiarini; interpreti: Francesco Pannofino, Marco Leonzi, Greta Castagna; distribuzione dvd: Medusa.
formato video: 1,78:1 Anamorfico; audio:5.1 Dolby Digital: Italiano; sottotitoli: italiano non udenti, inglese, francese
Extra: 1) Presentazione 2) Istruzioni per l’uso 3) Commento audio 4) Easter eggs 5) Dietro le quinte: 3 documentari 6) Effetti speciali 7)Inervista a Francesco Pannofino 8) Scene tagliate 9) Rassegna stampa 10) Trailer 11) Gallerie fotografiche
