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DVD - La doppia vita di Veronica

Pubblicato il 5 gennaio 2008 da Alessandro Izzi


DVD - La doppia vita di Veronica

Weronika e Veronique: due modi diversi per dire uno stesso nome, uno stesso corpo, uno stesso volto. Un’anima divisa in due dai paradossi della lingua, ma anche da due destini contrastanti, divergenti.
Impossibile restituire a parole il senso di quell’esperienza pura ed assoluta che è la visione del più criptico ed affascinante dei film di Kieslowski, La doppia vita di Veronica sfugge ad ogni possibilità di razionalizzazione, ad ogni forma di ricerca o riflessione. La pellicola brucia nel momento della sua percezione e solo a posteriori, dopo che le emozioni hanno trovato tempo e modo di decantare e sublimarsi diventa possibile riconoscere nell’affresco vasto quanto il cielo il ritorno di figure, di disegni, di possibili significati. Ma è un po’ come per quei bambini che riconoscono nelle nuvole le forme delle case e degli alberi: non sai mai se quella forma è nella nube o solo negli occhi di chi la guarda.
Weronika/Veronique nasce naturalmente a ridosso del Decalogo. È lo sviluppo naturale del personaggio assai dolente della cantante cardiopatica vittima dal contrasto disperato tra due diverse ragioni del cuore: quelle sentimentali che spingono a cantare e quelle fisiologiche che sanno che il muscolo cardiaco non saprebbe reggere allo sforzo e all’emozione.
Se la voce spinge il personaggio verso le vette sublimi del cielo (lo stesso osannato sulle parole dantesche nella superba cantata di Preisner che costituisce il cuore della colonna sonora del film), la ragione chiede uno sguardo più terreno, più orizzontale. Ed è qui che Weronika si stacca da Veronique. È qui che lo stesso nome pronunciato in due lingue diverse si sdoppia in due destini divergenti.
Weronika, che tra le due rappresenta la libertà assoluta dell’essere al mondo, non rinuncia alla vertigine dell’arte. Attraversa lo spazio del film in totale autonomia, affermando ad ogni passo la sua volontà di esserci e di vivere. La macchina da presa è letteralmente incantata e soggiogata dalla sua frenetica disperata vitalità: anela il suo sguardo in soggettive sempre più eccentriche, entra nel suo respiro sempre più affannoso, diviene tutt’uno col suo canto e resta con lei, fino alla fine ed oltre, a vedere la terra buttata sul faretro fino a che tutto si fa umido e buio, nel ventre di una terra che è tomba con la stessa gentilezza con cui sa farsi utero.
Dal buio della morte di Weronika sembra quasi nascere Veronique, guarda caso proprio mentre fa l’amore (in una delle scene di sesso più poetiche e belle che la storia del cinema possa ricordare). E la tristezza scende con dolcezza sul suo cuore, si impadronisce del suo polso, si chiude in un silenzio per un momento inconsolabile. L’anima divisa in due è ora più sola e Veronique, quasi presagisse dall’aldilà il monito della gemella, rinuncia alle lezioni di canto, cancella la visita dal cardiologo e si mette alla ricerca di qualcosa.
Si guarda vivere Veronique. Accetta di essere spettatrice della sua stessa vita, come scrive giustamente Stefania Rimini nel suo splendido saggio contenuto nel volume allegato al doppio DVD, e si pone nel solco di un percorso spirituale e sentimentale votato alla perdita della centralità.
La Vita di Weronika è stata piena, intensa, ma breve, la vita di Veronique, resa ancor più indefinita dal finale in cui si riconosce idem et alter dal suo doppio polacco, promette di essere meno bruciante, ma baciata da un amore che è una consegna di sé all’altro, una resa del proprio egoismo a ragioni più grandi e profonde.
Costruito come un giallo hitchcockiano intriso di filosofia e poesia, La doppia vita di Veronica resta un capolavoro indiscutibile di uno dei più grandi registi della storia del cinema. Un atto d’amore ed uno scavo dell’anima che passa attraverso i lineamenti, belli da mozzare il fiato, di Irene Jacob. E le note musicali che lo attraversano spingono davvero le navicelle delle nostre anime fin sulle porte del Paradiso prima che l’ultima nota incompiuta si spenga in un ammonimento sulla nostra tragica, imprescindibile finitezza.

La qualità audio-video

Il formato scelto (1.66:1 adatto per il 16/9) garantisce una replica abbastanza fedele del quadro kiesloskiano. Il difetto del dvd è semmai da ricercare nella restituzione della tavolozza cromatica della pellicola che pare, qui, un poco sacrificata. La proiezione su grande schermo resta ancora l’unico modo per godere appieno dello splendore figurativo di questo film, anche se bisogna ammettere che il dvd resta la migliore alternativa.
Meglio le cose vanno sul versante sonoro che si “accontenta” di un Dolby digital 2.0 sia per l’audio italiano che per l’originale blilingue (polacco e francese). Le due tracce si segnalano, infatti, per l’estrema pulizia del suono e per la resa ben stratificata delle splendide musiche di Zbigniew Preisner.

Extra

Non bastasse il film ci sono tante cose in questa edizione che permettono di gridare al miracolo.
Tanto per cominciare un plauso va speso per il bel volumetto (a cura di Bruno Fornara) che accompagna (come di consueto nella serie Le Nuvole della Feltrinelli) il film. Attraverso illuminanti saggi critici e dichiarazioni ed articoli dello stesso Kieslowski viene abilmente delineata la parabola ascendente che unisce i primi corti del regista alle sue opere della piena maturità. Un lavoro di ottima fattura che già da solo meriterebbe l’acquisto.
Poi c’è il secondo disco e qui i superlativi cominciano a diventare pochi ed inadeguati non solo per la qualità del materiale presentato, ma anche per la sua quantità. A spulciare il menù di navigazione del disco troviamo, infatti, allineati tre cortometraggi (introvabili) di Kieslowski: La fabbrica, L’ospedale e La stazione. In essi scopriamo un regista già nel pieno possesso dei suoi mezzi espressivi e già immerso in un mondo poetico tutto proprio.
Kieslowski, obbligato a filmare la stinta e grigia realtà di un paese ancora immerso in un diktat socialista, si fa poeta del grigiore, cantore di un’umiltà abbattuta, ma eroicamente attaccata alla vita. Costretto dalle logiche del documentario a non poter scrivere le sue storie, si fa ricettore attivo e stupefatto delle storie che il mondo scrive a se stesso. Disinteressato all’idea di magnificare la realtà del regime, il regista polacco si “limita” a piazzare la sua macchina da presa attendendo che sia il caso ad intervenire sull’organizzazione perfetta dell’inquadratura colorandola con l’emozione dell’imprevisto.
I corti sono così tre documenti irrinunciabili dell’evoluzione di un autore che ha saputo raccontare la condizione umana con la poesia lucida del visionario.
Completa il disco un’altra chicca: I musicisti della domenica un corto delizioso di Karabasz. Un regista purtroppo poco conosciuto qui da noi che lo stesso Kieslowki considerava il proprio maestro.

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(La double vie de Véronique); Regia: Krzysztof Kieslowski; interpreti: Irene Jacob, Philippe Volter, Aleksander Bardini; distribuzione dvd: Feltrinelli; collana: Le Nuvole
formato video: 1.66:1; audio: Dolby Digital 2.0 (italiano e originale) sottotitoli: italiano per non udenti

Extra: 1) Libro: La doppia vita di Krzysztof Kieslowski 2) Corto: Fabrika (La fabbrica,1971) 3) Corto: Spitzal (L’ospedale, 1976) 4) Corto: La Gare (La stazione, 1980) 5) Corto: I Musicisti della domenica di Kazimierz Karabasz.


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