DVD - La ragazza di Bube

Mara incontra per la prima volta Bube in una mattina come tante altre. La seconda guerra mondiale stende ancora un velo di tragedia sui paesaggi della Toscana battuti dal sole e animati dalla polvere mossa dal vento tra le strade di campagna. La ritrovi ancora nei gesti un po’ spenti di chi ha tanto patito e non si abitua ancora all’idea che possa essere finita. È nei discorsi delle persone così pieni di riferimenti a coloro che non ci sono più. Sta tutta nei gesti quotidiani di chi deve ancora cucinare senza sale perché le scorte alimentari non arrivano dappertutto.
In questa Italia in ricostruzione, in questo paese che rialza la testa dopo la fine di un conflitto che non ha mai davvero capito, Mara decide che deve essere la ragazza di Bube. Non ci sono perché a questa scelta, né calcoli di sorta. I motivi sono al di fuori dei limiti dello sguardo di Cassola (l’autore del romanzo da cui la pellicola trae ispirazione) e il fuori campo costante delle inquadrature di Comencini.
La decisione è irrazionale eppure ha un suo senso. È l’opzione a metà tra il bambinesco e l’adulto di una donna che si guarda intorno e sceglie per sé, avendo come unico parametro un proprio personale principio di piacere. A noi non è dato capirlo. Resta inconoscibile.
Bube, da parte sua, è il perfetto esponente di un italiano che non sa bene davvero cosa vuole. Deciso nelle scelte politiche (è pur sempre un ex partigiano in una Toscana in cui il rosso già comincia a trascolorare nel grigio di un centrismo di stampo cattolico), l’uomo sembra aver meno esigenze per quel che riguarda la sfera sentimentale. Resta uguale a sé per tutto il film, colpevole di non capire che il mondo che ha intorno sta cambiando e, pian piano, che uno come lui quel mondo se lo mette ai margini, come figura emblematica di un passato scomodo che tutti vorrebbero dimenticare.
Lavora fuori, Bube, è in movimento nel paese, sogna un’occupazione redditizia nei trasporti e accetta di buon grado di dover stare lontano dalla sua donna. Non si capisce neanche tanto bene se la ami per davvero. Sono fidanzati moderni e spesso sembra lei a portare i pantaloni. Se lui si sceglie il lavoro è, però, lei a decidere come questo dovrà influire sulla vita di coppia. Non cercano neanche tanto la santificazione del rapporto nel matrimonio. Fosse per Mara neanche i genitori dovrebbero sapere che stanno insieme.
In tutto questo la donna ci porta dentro anche un pizzico di volubilità. Un po’ è l’età, ma per lo più è questione di carattere. Lei resta la ragazza di Bube, e su questo nessuno può mettere lingua, ma questo non comporta che, quando il fidanzato è fuori, lei non possa andare a ballare e a divertirsi.
Mara è la sintesi di un femminismo che deve ancora nascere, che sta producendo i suoi primi vagiti. Una donna raccontata da un regista che il so sguardo preferisce infiggerlo negli occhi dei bambini (Pinocchio, Incompreso ecc.). ed è anche per questo che ci sembra spesso più bambina che donna. La sorprendiamo più imbronciata che sensuale, più giocosa che indaffarata. Eppure è un vero e proprio trionfo della volontà: non sa far niente, ma un lavoro lo trova, ha mille occasioni di lasciarsi andare a brevi incontri e languide avventure, ma resta ancorata alla decisione che ha preso proprio all’inizio del film. Non ha importanza quanto costi: lei resta la ragazza di Bube.
Il film resta nella Storia del cinema italiano essenzialmente per questo inedito ritratto di donna (e per riflesso della società nella quale vive e di cui è esponente). Non è un ritratto psicologico, né una fotografia del desiderio maschile dell’Italia di quegli anni. Semmai il tentativo di percorrere un labirinto, l’idea di raffigurare una sfinge il cui indovinello resto insoluto. Il gesto di Comencini è quello dell’uomo che sa di non poter capire l’universo femminile, ma sa anche di non poterne fare a meno. E così ce lo mette davanti in tutte le sue contraddizioni apparenti, in tutte le sue sfaccettature.
Un Truffaut italiano, insomma, ma con la marcia in più dell’istintualità assoluta di un’attrice di razza come Claudia Cardinale.
La qualità audio-video
In linea di principio, quello che abbiamo davanti è un riversamento piuttosto curato della pellicola originale. Il bianco e nero di Comencini ritrova, in questo DVD della Cristaldi, buona parte del suo splendore. Alcuni difetti, comunque, li ritroviamo in scene critiche, come quella della passeggiata notturna di Mara e Stefano in cui la plasticità della fotografia sembra appiattirsi più del dovuto. Qua e là, infine, gli sfondi perdono un poco in nitidezza e spuntano degli aloni bluastri che avrebbero potuto essere evitati.
Nitido il suono nella sua traccia Dual Mono.
Extra
L’intervista a Claudia Cardinale, in effetti, è una bella e corposa galoppata nei ricordi di un cinema che fu, ma è, forse, l’unico contenuto speciale degno di menzione all’interno di una proposta editoriale che nel complesso ci appare più avara del dovuto. Si cerca la ragazza di Bube è, infatti, niente più che uno stralcio di cinegiornale dal valore puramente documentario, mentre le filmografie e la breve nota sulle diverse edizioni del romanzo sono contributi standard. Curiose, infine, le tre recensioni al film ospitate su disco come contributi scritti. Peccato non siano stati utilizzati caratteri tipografici più grandi. Con questi qui chiunque abbia un televisore più piccolo di trenta pollici rischia di perdere qualche decimo.
(La ragazza di Bube); Regia: Luigi Comencini; interpreti: Claudia Cardinale, George Chakiris, Marc Michel, Dany Paris; distribuzione DVD: Cecchi Gori - Cristaldi film
formato video: 16/9 1.85:1; audio: Italiano Dual Mono; sottotitoli: italiano per non udenti
Extra: 1) Intervista a Claudia Cardinale 2) Si cerca la ragazza di Bube 3) Filmografie 4) Recensioni del tempo 5) Breve nota sulle edizioni del romanzo di Cassola
