DVD - La sottile linea della Verità

Angelo Rizzo è davvero il Michael Moore italiano?
È questa la domanda che ci si pone non appena si guarda la cover dell’edizione del DVD proposto dalla Mondo Home Enterteinment. Una copertina ammiccante, quella di cui stiamo parlando, che già da sola meriterebbe un discorso a parte per la quantità e la qualità delle promesse di cui è intessuta.
Tanto per cominciare colpisce la precisa ricerca di un impatto immediato. Sotto la dicitura invitante di “Edizione speciale 2 dischi” trova spazio, infatti, l’effettistica locandina del film composta essenzialmente da tre elementi sovrapposti: a) sullo sfondo, dominata da tonalità rossastre che già da sole creano un clima da intrigo e violenza, la potente facciata della Casa Bianca restituita allo sguardo come una vera e propria icona malevola b) in primo piano il palmo di una mano solcata dai colori della bandiera cubana che sembra voler raccontare nel bianco e nero dei contrasti che la compongono una storia di soprusi e dolori e c) il nero omnipervasivo che media tra queste due figure e che vuole rappresentare la fitte rete di trame e giochi spionistici su cui sono costruite le tesi del film.
Che sono essenzialmente riconducibili ad un’unica grossa affermazione: dietro la serie di attentati che hanno sconvolto l’Havana nel 1997 non è difficile riconoscere la “mano longa” (ancora una volta) dei servizi segreti americani. La scelta di colpire ristoranti, alberghi ed altri luoghi quanto più possibile affollati era, quindi, da questo punto di vista, motivata dalla volontà di seminare il panico tra i turisti mettendo in ginocchio l’economia di Cuba in quello che era, al tempo, il suo mercato più fiorente: quello vacanziero, appunto.
Fuor di finzione (per quanto si possa parlare di finzione per un prodotto, come questo, che è fondato su oltre due anni di ricerca sul posto e sulla consultazione di un’enorme mole di documenti derubricati della CIA) bisogna ricordare che un ex agente CIA, Luis Posada Carrilles, aveva rivendicato fin da subito l’organizzazione degli atti terroristici, ma è ipotizzabile (e su queste ipotesi muove l’intero discorso del film) che gli ordini e i soldi necessari per l’organizzazione degli attentati arrivassero direttamente da Washington, forse anche dall’allora presidente degli Stati Uniti.
Significativo, quindi, che proprio la nazione che, a seguito degli attentati terroristici dell’11 settembre, ha iniziato una propria guerra personale contro il terrorismo (culminata con la stipula del Rendition act che è una delle più clamorose negazioni dei diritti umani che si attiva anche per il semplice sospetto di collusione terroristica) sia stata a suo tempo (e sia tuttora) autrice di vili atti terroristici. E del resto la negligenza con cui il governo americano non ha concesso l’estradizione di Luis Posada Carriles ai molti governi (non solo quello cubano) che hanno prova certa (e non semplice sospetto) del fatto che l’uomo sia responsabile degli attentati consumatisi sui loro territori è, in certo qual modo, quasi una dichiarazione di colpa.
Angelo Rizzo ricostruisce la storia degli attentati con precisa cognizione di causa. Si sente che dietro le sue immagini c’è un lungo lavorio concettuale di raccolta di informazioni e di ricerca. Purtuttavia il risultato non ci sembra essere dei migliori.
Se da una parte, infatti, non possiamo non lodare la cura profusa nella ricostruzione degli eventi, non di meno il modo di girare assume troppo spesso i toni e i colori di una fiction televisiva.
Pur avendo la possibilità (più unica che rara) di girare sui luoghi reali in cui si sono svolte le vicende narrate, il regista opta per un linguaggio secco fondato sull’insistenza per piani stretti che centrano l’attenzione dello sguardo sui volti ignorando, quasi completamente, gli spazi e i luoghi dell’azione (una soluzione, questa, assolutamente televisiva). Ancora credibile quando si muove in territorio cubano, il film perde la propria bussola quando si sposta in un’America ricostruita in studio con palese povertà di mezzi come se si fosse dalle parti di un finto documentario di Santiago Alvarez (il che è un complimento), ma il modo con cui si dipanano gli intrighi di palazzo proprio al centro del’impero americano paiono spesso banalizzati in nome di uno spettacolo dal ritmo che cerca un impatto alla Oliver Stone (il che non è un complimento).
Insomma se proprio dobbiamo rispondere alla domanda da cui siamo partiti (se, cioè, Angelo Rizzo vada davvero considerato come il Michael Moore italiano) la risposta dovrebbe essere un "no" perplesso.
Diversa è, infatti, la passione militante, diverso l’approccio alla materia trattata. Il regista italiano non ha senso dell’ironia, si prende troppo sul serio ed impagina, volendo proprio fare un riferimto all’autore di Sicko, un Canadian bacon in salsa cubana privato di qualsiasi velleità comica (anche questo non è un complimento).
Tolto il discorso sulla forma, La sottile linea della verità, resta un’opera la cui visione andrebbe imposta perché ha l’indubbio merito di porre l’accento su perticolari della nostra storia recente che troppo facilmente tendiamo a dimenticare. E, in fondo, si chiude su un dettaglio umano (la sofferenza del padre di Fabio Di Celmo, vittima italiana degli attentati) che dona al tutto un sapore di verità ed un’urgenza di discorso che sono qualità rare non solo nel nostro cinema.
La qualità audio-video
Più che discreto il riversamento video del film. La piattezza un po’ gelida della fotografia non è un difetto di compressione, ma una precisa scelta stilistica del regista che insegue, con le sue immagini, un’immediatezza da realtà colta sul momento dal fenomelogico sguardo di una macchina da presa digitale.
Buono anche l’audio che si avvale di una doppia ozione linguistica: la prima, quella consigliata, è l’originale spagnolo, la seconda è il doppiaggio italiano. Uno dei più brutti che ci sia mai capitato di ascoltare.
Extra
L’edizione a doppio disco ha almeno un merito grande: proporre al pubblico l’ottimo documentario di Rizzo 3.5k (3500 vittime), un piccolo pamphlet che indica, con grande lucidità, quelle che sono le contraddizioni della politica antiterroristica statunitense.
A nostro modesto parere è un’opera di gran lunga più bella del film che va ad accompagnare. Ed è probabilmente pensando a questo documentario che l’etichetta di Moore italiano affibbiata al regista non ci pare più così immotivata.
Il resto del disco è, per lo più, fumo negli occhi. L’intervento di Fidel Castro non è, come sarebbe stato lecito aspettarsi, un’intervista al leader del popolo cubano, ma una mera riproposizione integrale dello stesso discorso che vediamo anche all’interno del film.
Più interessante l’intervista al regista. Mentre le scene eliminate, il finale alternativo e le papere sul set assolvono un mero dovere contrattuale.
(Cuando la Verdad Despierta); Regia: Angelo Rizzo; interpreti: Michael Altieri, C. Padròn, A. Tomei, M. Wong; distribuzione dvd: Mondo Home Entertainment;
formato video: 1.78:1 (Anamorfico); audio: italiano (Dolby digital 5.1 e DTS) e spagnolo (Dolby digital 5.1); sottotitoli: italiano per non udenti.
Extra: 1) Backstage 2) Interviste al regista e al cast 3) Intervista all’esecutore degli attentati 4) Intervista esclusiva a Fidel Castro 5) Scene eliminate 6) Diari di lavorazione 7) Rassegna stampa
