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DVD - La spina del diavolo

Pubblicato il 6 dicembre 2006 da Alessandro Izzi


DVD - La spina del diavolo

Ci eravamo già occupati di La spina del diavolo alla sua fortunosa uscita in sala qualche mese fa (leggi la recensione). Ora che il film esce finalmente in dvd, a stretto ridosso del lancio dell’ultima ed interessante fatica spagnola di Guillermo Del Toro Il labirinto del Fauno, diventa finalmente possibile cominciare a tirare le somme sul significato e sull’importanza della figura del regista nel panorama del cinema contemporaneo.
La spina del diavolo, pur vantando un’ascendenza produttiva di tutto rispetto (El Deseo di Augustin e Pedro Almodovar), era in effetti, passato quasi del tutto inosservato al suo lancio internazionale.
Troppo “colto” per potersi muovere liberamente nel mercato dell’horror più tradizionale, ma, al tempo stesso, troppo materico e di genere per essere considerato un film d’autore a tutti gli effetti, il film sembrava destinato a rimanere bloccato tra due mondi, come un fantasma, senza riuscire a trovare il giusto spazio e la giusta collocazione tanto presso il pubblico che presso la critica.
Allo stesso modo l’incredibile cura con cui il regista si era prodigato a ricostruire la realtà della Spagna durante la Guerra Civile, la minuzia con cui ogni dettaglio veniva fatto rientrare nella restituzione di uno sfondo storico assolutamente credibile sembravano cozzare con la vaghezza e l’indeterminatezza che siamo abituati ad associare al più classico racconto di fantasmi.
Il connubio tra Storia e Fantasia, tra Sfondo e personaggi era, quindi, piuttosto inedito e destinato a far storcere il naso a non pochi puristi del genere, soprattutto a quelli che vedono nell’horror cinematografico solo lo spazio per una riflessione sulla carne e sulla mutazione (che pure sono temi che, entro certi limiti, interessano l’autore di Hellboy e di Blade II).
Da questo punto di vista sia Il labirinto del Fauno che La spina del diavolo sono titoli enigmatici ed indefinibili. In loro è pervicace la volontà di ridisegnare ad ogni passo le coordinate della messa in immagine dell’horror. Ogni inquadratura di queste pellicole sembra essere il tentativo di riformulare la grammatica del genere per approdare a qualcosa che sia assolutamente nuovo e, al tempo stesso, assolutamente vecchio.
Per Del Toro, quindi, il genere non è più, come per molti cineasti, una griglia entro cui calare le proprie fantasie e le proprie ossessioni, ma uno spazio aperto di sintesi e di sperimentazione in cui trovano spazio e si incrociano liberamente (con buona pace dei molti detrattori) figurazioni assolutamente cinematografiche con metafore e riferimenti di matrice strettamente letteraria secondo una tradizione e una cultura che affonda le sue radici addirittura nell’epica e nella poesia barocche.
Di qui la difficoltà di rapportarsi alle pellicole del regista seguendo una scuola critica prevalentemente cinefila (quella per cui il cinema è tutto ed ogni cosa deve essere hitchcockianamente riportata in immagine).
Del Toro insegue l’utopia di un cinema assolutamente letterario, sempre imbevuto di una precisa dimensione romanzesca che smorza gli eccessi di fantasia visionaria e riporta ogni cosa non tanto nel solco del “già visto” quanto in quello del “già letto”. L’urgenza di riempire i propri film di precisi “contenuti” storici (come in questo caso) o esistenzialistici, abbandonando il comandamento cinefilo secondo il quale l’immagine deve ambire a bastare a se stessa, è, quindi, ulteriore dimostrazione di un autorialità inseguita e non sappiamo bene quanto coscientemente conquistata.
Certo per i cultori del genere, Del Toro è, per usare una frase di Pier Maria Bocchi, una “sòla tronfia e legnosa”, ma noi abbiamo l’impressione che, di fronte al suo cinema, occorra prima di tutto un poco più di pazienza e un poco meno di fideistico pregiudizio. Perché sotto le scorie letterarie, sotto la verbosità di alcune soluzioni si nasconde davvero qualcosa di vivo e palpitante che vale la pena conoscere.

La qualità audio-video

Negli standard questa edizione dvd di La spina del diavolo. La scelta di un 1.85:1 (16/9) si rivela rispettosa del formato originale della pellicola. Anche il riversamento è, fin da subito, piuttosto buono con una notevole attenzione alla tavolozza brunita e pastosa della fotografia di Guillermo Navarro. I neri, piuttosto profondi, garantiscono piacevolezza di visione anche nelle scene notturne. Non si evidenziano particolari difetti, insomma, sul versante audio.
Anche il riversamento del suono si attesta su livelli medio alti. La cura maggiore è andata sulle sue tracce italiane molto pulite e ben spaziate, mentre per l’originale ci si deve accontentare di un 2.0 un po’ troppo piatto e decisamente fioco.

Extra

Pochi, in verità, e di scarso rilievo per l’acquirente.
Due trailers: il primo, quello originale, è musicale ed atmosferico mentre il secondo (italiano) è prettamente narrativo.
Due spot tv virtualmente identici non fosse per la durata.
Una piccola photogallery.

[Dicembre 2006]


(El espinazo del diablo); Regia: Guillermo del Toro; interpreti: Marisa Paredes, Eduardo Noriega, Federico Luppi, Irene Visedo, Fernando Tielve, Inigo Garces; distribuzione DVD: Mondo Home Enterteinment
formato video: 1.85:1 (16/9); audio: Dolby digital 5.1 e DTS (Italiano, 2.0 (Spagnolo); sottotitoli: Italiano per non udenti.
Extra: 1) Trailer originale 2) Trailer italiano 3) Spot TV 30’ 4) Spot TV 15’ 5) Photogallery 6) Novità in dvd


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