Per Shane scommettere è stato, fin dal principio, un prepotente bisogno di tipo quasi fisiologico. Ha iniziato per scacciare il pensiero ossessivo di Margaret, una ragazza dal comportamento indecifrabile, e per saggiare il suo grado di fortuna (evidentemente in Canada non esiste un equivalente al proverbio nostrano “sfortunato al gioco, fortunato in amore”).
La trovata iniziale del film è davvero gustosa: il protagonista va raccontando la sua dipendenza dal gioco durante una riunione di “scommettitori anonimi”, identica in tutto e per tutto alle sedute degli alcolisti. Anche il gioco, si sa, può ingenerare forme di dipendenza assai pericolose.
E così, osserviamo questo ragazzotto privo di obiettivi da realizzare (pare aver accantonato perfino le precedenti aspirazioni creative) e di autostima, passare da una dipendenza all’altra, come una banderuola sospinta dal vento, non mossa da volontà propria: da Margaret alla febbre del gioco, per finire, infine, preda del tabagismo.
I suoi altrettanto smidollati amici, dal canto loro, non brillano certo per carisma e assolvono magnificamente al solo ruolo di compagni di bisboccia, rivelandosi invece del tutto inetti quando ci sarebbe più bisogno di un consiglio o di una mano da parte loro.
Assai arduo, dunque, risulta provare la benché minima simpatia per i vari personaggi in scena: dai due altalenanti protagonisti al resto del cast, ivi compresi i vili familiari di Shane, non ce n’è uno che scampi un giudizio di compassionevole condiscendenza (al massimo dello sforzo). Neppure il regista dimostra, per parte sua, un polso particolarmente fermo, unica possibilità per risollevare le sorti di un’opera già spacciata in partenza. E pensare che tra i produttori esecutivi di questo innocuo filmetto figura addirittura il nome dell’illustre connazionale Atom Egoyan! A donare una parvenza di interesse alla vicenda, interviene per fortuna la cornice storica: ci troviamo in Canada, durante le finali di hockey su ghiaccio. Il blasonato team di casa deve vedersela cono un avversario in apparenza senza particolari velleità di vittoria: l’Urss. E’ l’anno 1972. Un intero Paese si ferma per seguire otto gare al cardiopalma, in cui la squadra a cui vanno i favori del pronostico subisce all’opposto, in infilata, diverse sconfitte particolarmente umilianti. In Italia possiamo facilmente figurarci una simile atmosfera: durante i mondiali di calcio, avviene da noi qualcosa di molto simile (tanto più che il ricordo di quelli di Germania è particolarmente vivo).
Ma il registro stilistico appiattisce il tutto ad un livello televisivo che non riesce a comunicare neppure il tentativo di ricostruzione d’epoca (gli anni ’70 in cui si svolge la storia: non fosse per la contestualizzazione delle finali di hockey, poco o niente si riallaccia a quel preciso periodo). Senza scarti o inventiva, da parte di chi dirige il carrozzone, il blando mix di commedia sentimentale e febbre del gioco non risulta particolarmente coinvolgente. Sprecata Sara Polley.

La qualità audio-video

Il film di Peter Wellington, girato nel 2003 e inedito in Italia, esce ora grazie al recupero della Mondo Home Entertainment. Il dvd consta di un disco singolo, di certo sufficiente per l’esile commedia in questione.

Il video, in formato anamorfico 1.85:1, risulta a tratti sporcato da effetti di “spuntinatura”. Neppure il lavoro svolto sul comparto audio è ineccepibile, inquinato com’è da un molesto rumore di sottofondo presente in alcune scene. Tuttavia, nonostante la grana televisiva, non si tratta di certo di difetti gravi e il film si lascia tranquillamente guardare.

Extra

Praticamente inesistenti. Le solite schede tecniche, più alcuni trailers slegati dal film in questione.