DVD - Nero bifamiliare

Una commedia nera. Questo dovrebbe essere, nelle intenzioni, il film d’esordio di Federico Zampaglione. Apprezziamo il tentativo!
La storia è presto detta: marito e moglie cercano una casa tranquilla dove poter condurre una vita esemplarmente borghese. Una magione ampia, dotata dei massimi comfort offerti dalla tecnologia (essenziale che ci siano le fibre ottiche per la connessione rapida ad Internet visto che il marito aspira a mettere su un web store di grido), con grandi vetrate che diano su un giardino ombroso, con una stanza in più per l’eventuale, prossima pargolanza e, soprattutto, coi i ’giusti’ vicini di casa. Tutto dovrebbe contribuire a definire quella che dovrebbe essere una vita come tutte le altre con ben espressa al di fuori, nelle tinte della facciata e nella solidità delle pareti, un’immagine di salute e giovanile intraprendenza, replicata, all’interno da giochi erotici che, messi in piazza, causerebbero non pochi rossori e da una realtà lavorativa fatta di mille piccoli imbrogli al fondo perdonabili per la semplice ragione che… li fanno tutti.
Il problema che sorge, sin dall’inizio della proiezione, è proprio il vicinato perché nella casa di fronte vivono due personaggi abnormi, inquietanti, strani e, colmo dei colmi, sicuramente extracomunitari. E questi vicini, i cui traffici paiono sin dall’inizio non poco loschi (il marito sembra stipare in casa la refurtiva di furti in villa mentre la moglie probabilmente conta sull’appoggio anche economico che gli deriva da una relazione con un noto parlamentare italiano), mettono in crisi i giovani coniugi obbligandoli ad incontrarsi faccia a faccia con le proprie idiosincrasie, le proprie ansie più nascoste, la propria incapacità di relazionarsi con gli altri e, per eccesso, anche la loro strisciante xenofobia.
Il film di Zampaglione mette molta carne a cuocere: gratta sotto la superficie del perbenismo borghese per mostrare quanta ipocrisia vi si celi dietro, punta il dito sui vizi della società italiana contemporanea, dichiara a grandi lettere l’orrore di una visione del mondo densa di pregiudizi e costruita sui pettegolezzi di quartiere (che la maggior parte sono falsi o, se non altro, palesemente gonfiati) sfiorando, infine, molto fugacemente il tema della crisi dell’istituzione familiare. Tutti grossi temi che cercano disperatamente una temperatura di fusione all’interno di uno stile ipertronfio, grottesco, forgiato in colori intinti nell’acido e in un montaggio che vorrebbe essere più musicale che narrativo. Del resto Zampaglione viene direttamente dalla musica (leader dei Tiromancino coi quali firma anche la corposa colonna sonora di sostegno alle immagini). E alla musica rimanda il suo film che ha il suo principale difetto nel rimanere indeciso tra la possibilità di un racconto assolutamente disancorato dalle contingenze della logica narrativa (un “trip” musicale appunto ardito ed impossibile a definirsi) e la dimensione più concreta di una storia calibrata che avanza in maniera classica secondo una logica evolutiva forte. Il regista è, quindi, perso a metà strada tra una fluidità ebbra di se stessa, finalmente libera dalle convenzioni della narrazione tradizionale ed una costruzione tradizionale nella disposizione, ma ironica nei toni e nelle atmosfere. Nell’indecisione si trova così costretto a pagare il tributo ad infiniti padri cinematografici che vanno da riferimenti gustosi a classici del genere come La guerra dei Roses di danny De Vito (ma qui a crollare non è la coppia, ma il rapporto con il vicinato) ad una costruzione di suspence alla De Palma da cui riprende anche un certo immaginario pop.
Il citazionismo, però, in Zampaglione non è la sostanza del discorso come spesso avviene in De Palma, ma un tentativo di coprire, con gli ammiccamenti ad “altro” cinema, sia buchi di sceneggiatura (e ce ne sono parecchi) sia tentennamenti registici.
Il tutto sa, alla fine, un po’ di maniera. Ma è una maniera densa, magmatica, piuttosto indefinibile. Sotto la scorza, forse, un certo stile c’è, ma per rendercene conto davvero bisognerà aspettare un secondo film.
La qualità audio- video
Presentato in 2.35:1 il dvd di Nero bifamiliare è caratterizzato da un riversamento di discreta qualità. Niente per cui gridare al miracolo, ma nel complesso i colori paiono saturi e piuttosto ben bilanciati e la visione, dopo un avvio un po’ smorto e poco stabile, migliora man mano che la riproduzione del disco prosegue.
Due le tracce audio: un potente DTS (ampio, ben spaziato e ricco nella timbrica) e un meno incisivo, ma comunque valido 5.1. Le due tracce, data la dimensione ridotta di un film puntato molto sui dialoghi e poco sugli effetti, sono virtualmente identiche. Se consigliamo il DTS non è, quindi, per il maggior coinvolgimento che può produrre nello spettatore, ma perché è impostato su un volume certamente più alto e da una buona diffusione su tutti i canali delle musiche.
Extra
L’edizione in esame è quella standard della Moviemax che conta, come sempre, sui soliti trailers che più che arricchire ostacolano la visione.
Esiste, però un’edizione speciale in due dischi che promette, se non altro, backstage ed interviste che potrebbero essere interessanti.
(Nero bifamiliare); Regia: Federico Zampaglione; interpreti: Claudia Gerini, Luca Lionello, Emilio De Marchi, Anna Marcello, Max Giusti, Cinzia Leone, Yari Gugliucci, Gianfranco Barra, Remo Remotti; distribuzione dvd: Mondo Home Entertainment;
formato video: 2.35:1 (anamorfico); audio: italiano (Dolby digital 5.1, DTS); sottotitoli: italiano per non udenti.
Extra: 1) Trailer 2) Trailers vari
