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DVD - Ortona 1943: Un Natale di sangue

Pubblicato il 8 febbraio 2011 da Alessandro Izzi


DVD - Ortona 1943: Un Natale di sangue

Ortona come Stalingrado?
Su questa domanda torna e ritorna il documentario di Fabio Toncelli dal titolo Ortona 1943: Un Natale di sangue.
Appare strano all’autore, forte di documenti raccolti per tutto il mondo (con particolare riferimento ad archivi canadesi e statunitensi), che di Ortona parlino così poco i libri di Storia. Eppure la guerriglia che animò i suoi vicoli medioevali per circa una settimana fu tra le più cruente dell’intero secondo conflitto mondiale e il suo porto fu luogo in cui si incrociarono milizie tedesche, milizie alleate e, scoperta sensazionale, osservatori sovietici al soldo di Stalin.
Perché tanta importanza venne data ad un paesino così piccolo ed estremo baluardo, insieme con Gaeta dall’altro lato della penisola, della Linea Gotica così strenuamente difesa dai nazisti? Perché tanti sforzi furono consumati per una conquista sudata centimetro dopo centimetro? Perché tanto accanimento e tanto sangue?
Le risposte non sono facili anche se, nel 2008 che diede in natali questo documentario, erano sottomano ancora dei testimoni che potevano raccontare la loro esperienza diretta dell’orrore della guerra.
Toncelli propende per una risposta di carattere speculativo. Suppone, sull’onda dei documenti sopravvissuti e sull’affollarsi delle troppe strane coincidenze, che la battaglia di Ortona prima di avere un preciso valore tattico e militare aveva lo scopo di definire una sorta di ritorno di immagine. Il che spiegherebbe sia l’eccezionale protrarsi delle ostilità, sia la presenza, a brevissima distanza dai luoghi dell’orrore, di osservatori sovietici il cui lavoro era comprendere il perché dei tempi eccezionalmente lunghi della conquista della penisola da parte delle truppe alleate.
La battaglia di Ortona sarebbe quindi l’antesignana delle moderne guerre di immagine, il frutto di uno strano connubio di esigenze tattiche e politiche.
Creare il caso di una piccola Stalingrado italiana serviva, in questo senso, soprattutto a dimostrare che le accuse sovietiche di fiacchezza nella campagna d’Italia erano infondate e che era ancora prematuro spingere affinché si organizzasse lo sbarco in Normandia. La battaglia di Ortona fu quindi orchestrata per creare un’immagine della guerra ad uso politico prima ancora che per reali esigenze militari.
Risolto il giallo del perché Ortona fu così importante il documentario si chiude. Proprio laddove avrebbe potuto cominciare ad essere interessante oltre che di effetto drammatico.
Perché se è vero che Ortona fu una guerra di immagine essa non fu l’unica né la sola ad animare il frastagliato doloroso volgere della seconda guerra mondiale. Una guerra (triste ricordarlo a chi ama i documentari e il cinema) fortemente intessuta di trama propagandistiche in cui l’opinione pubblica e la capacità dei governi di blandirla ebbero un peso eccezionale.
L’opera di Toncelli si ferma prima di entrare nel fitto sottobosco di questa realtà dolente del secondo conflitto mondiale. Ci dice che la guerra di Ortona fu guerra di immagine e chiude i suoi conti con lo spettatore prima di spiegargli che cos’è la guerra di immagine e quanto questa categoria sia utile a comprendere non solo Ortona, ma il conflitto tutto nella sua interezza. È talmente preso nella dimostrazione dell’eccezionalità della realtà ortonense che sembra dimenticarsi di andare poi a verificare i motivi della sua terribile normalità all’interno di un universo impazzito nel quale continuiamo a vivere tuttavia.
Per quanto la ricostruzione storica sia senz’altro accurata, Ortona 1943: Un Natale di sangue brilla soprattutto per la sua ricerca del dramma a tutti i costi. Non si accontenta delle testimonianze tragiche dei sopravvissuti ormai anziani, né si fa bastare la grande quantità di non meno dolente materiale d’archivio recuperato (e ottimamente restaurato). No! Quasi nel timor panico di perdere l’attenzione del suo pubblico, il regista sente anche il bisogno di intervenire sul materiale manipolandolo per aumentarne la carica drammatica. E dove restano buchi non si fa scrupoli neanche di girare tratti fiction della guerra con attori che fanno i soldati e che recitano la morte. Così poca fiducia per le proprie fonti ed il proprio materiale umano è un gran peccato per un documentarista.
Soprattutto perché così l’autore finisce per comportarsi proprio come quei gerarchi militari che costruirono a tavolino la battaglia esemplare solo per averne, alla fine, niente più che una "bella fotografia".

La qualità audio-video

Decisamente buona la qualità dell’immagine. Il quadro si rivela sempre nitido e pulito con gli ovvi salti di tono che derivano dal ricorso di materiale estremamente eterogeno ed anche molto datato.
Buono anche l’audio, potente e ben equilibrato

Extra

Il documentario è presentato sia nell’edizione italiana che in quella internazionale. La differenza sostanziale è che, nella seconda, la voce fuori campo parla inglese e ad essere sottotitolate sono solo le interviste in italiano.
Accompagna il film anche una documentazione dell’anteprima del documentario presso l’ambasciata canadese con ospite d’onore Maurizio Costanzo. Non è un valore aggiunto particolarmente allettante.
Meglio le cose vanno con l’interessante Galleria Fotografica.


(Ortona 1943: Un Natale di Sangue); Regia: Fabio Toncelli; genere: Film documentario; distribuzione dvd: Medusa.
formato video: Widescreen; audio: Italiano, Dolby Digital 2.0 - stereo, Inglese, Dolby Digital 2.0 - stereo; sottotitoli: italiano per non udenti

Extra: 1) Versiona Internazionale 2) Presentazione del documentario all’ambasciata canadese 3) Galleria fotografica


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