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DVD - SLEVIN (Collector’s edition)

Pubblicato il 17 gennaio 2007 da Alessandro Izzi


DVD - SLEVIN (Collector's edition)

Nel suo monumentale libro intervista su Alfred Hitchcock, Francois Truffaut, parlando del libro di Robert Bloch dal quale Psycho prende le mosse afferma:

“l’ho trovato vergognosamente falso. Spesso ci sono dei passaggi di questo tipo: ‘Norman andò a sedersi accanto alla sua vecchia madre e incominciarono una conversazione’. Questa convenzione letteraria mi urta molto. Il film è raccontato con molta più lealtà e ce ne accorgiamo rivedendolo.” [3]

Se queste poche lapidarie parole sono dedicate ad un libricino non poi così fondamentale nella storia della letteratura di genere, cosa avrebbe avuto da dire il grande maestro francese su un film come Slevin che eleva l’inganno e il depistaggio del pubblico, a vero e proprio "sistema"?
Perché, al di là della sua logica pulp, al di là dei divertiti sberleffi alle convenzioni del genere, il film in questione è prima di tutto una sapida, surreale, spesso grottesca serie di inganni perpretati nei confronti del pubblico in sala.
Beninteso, ad uno sguardo attento, anche il capolavoro del genio del brivido puntava sulla rottura delle convezioni e su arditi depistaggi delle aspettative dello spettatore medio. L’idea che Janet Leigh (la star assoluta e il nome di punta sul cartellone) morisse dopo appena venti minuti di proiezione rispondeva proprio all’esigenza di costruire una sequenza volutamente shock ed assolutamente inaspettata. Eppure lo sfondamento delle convenzioni operate sul genere e sul cinema da parte di Hitchcock si fondano su una sostanziale lealtà nei confronti della narrazione.
Il narratore onniscente hithcockiano non usa la macchina da presa per mentire al suo pubblico. Ogni evento del film è sempre reso oggetto di visione. Sono i piccoli dettagli o le scelte spiazzanti, semmai, a farci interpretare male ciò che vediamo.
Il primo delitto nella doccia ci viene mostrato, ad esempio, in tutta la sua efferatezza. Sono le condizioni di luce a non farci mai vedere davvero in faccia l’artefice dell’omicidio.
Più tardi, nella celeberrima scena sulle scale in cui Norman Bates prende in braccio il corpo della madre per spostarlo giù nello scantinato, il fatto che ci sia negato un primo piano della donna è compensato, nelle aspettative del pubblico, dal sorprendente dolly che monta su fino al soffitto della magione. La scena c’è tutta. E’ l’angolo di ripresa ad impederci di capire fino in fondo ciò che stiamo vedendo.
In Slevin - patto criminale questa sostanziale onestà del narrare è sostituita da un atteggiamento autoriale diverso.
La scena, ad esempio, in cui Slevin viene informato dal suo compare che Lindsey deve essere uccisa viene palesemente nascosta nello spazio di un’ellissi. Stessa sorte tocca alla scena, immediatamente successiva, in cui sempre Slevin informa la donna del suo piano per ingannare il socio inscenando una finta uccisione.
Ma è tutto il film ad impaginarsi come una serie inarrestabile di finte piste che si rincorrono, si accavallano, si giustappongono nella palese intenzione di ingannare lo spettatore in sala. Ogni scena dice una cosa con la precisa intenzione di significarne un’altra in un gioco di rimandi speculari che influenza notevolmente il dipanarsi della struttura narrativa.
Il gioco di specchi si fa palese fin nel disegno della situazione di partenza: due boss si fronteggiano dal chiuso delle loro abitazioni. Uno è nero, l’altro è bianco. L’uno, fin dal soprannome, appare legato ad una sfera laica, l’altro (il rabbino) pur rivendicando la sua appartenenza alla malavita locale sembra avere anche una funzione, diciamo così, religiosa. Entrambi hanno un figlio, un primogentito, destinato, biblicamente, alla morte (la colpa dei padri ricade necessariamente sui figli). Entrambi i personaggi sono sorpresi alle finistre di edifici diversi eppure identici da uno stesso parossistico movimento di macchina ed entrambi muoiono, nello stesso modo, posti di spalle l’uno nei confronti dell’altro a guardare il loro fato comune da due diversi punti di vista.
L’azione raccontata nel film passa attraverso questi due personaggi fondamentali (che sono, ad uno sguardo più analitico, nient’altro che un’immagine e il suo riflesso) e si riflette a sua volta, moltiplicandosi e ribaltandosi. Ad ogni evento nella sfera del bianco corrisponde un’azione uguale e contraria nel mondo del nero; ogni inganno raddoppia la sua portata e si fa inganno dell’inganno.
Di più: è il film stesso a farsi inganno nei confronti del pubblico, ma nel momento in cui dichiara a chiare lettere (e sin dall’inizio) la sua intenzione di ingannare diventa, paradossalmente, sincero come quel bugiardo che dice a tutti di essere bugiardo.
Se proprio dobbiamo cercare un modello cui accomunare questa sceneggiatura originale e complessa cui il regista Paul McGuigan dona immagine, non dobbiamo cercarla nel teatro o nel cinema di genere (il noir), ma nella pittura e, per la precisione, nelle figure incomprensibili e speculari di un Escher (palesemente citato nell’abbondanza di decor e carte da parati).
Ed è in quest’ottica che un film come Slevin improvvisamente acquista un senso che va oltre il semplice divertissment di genere e si lancia in una sfera quasi metafisica. Non, insomma, solo quel semplice film di grandi attori e sapidi dialoghi che molti commentatori hanno "voluto" vedere.

La qualità audio-video

Il dvd della Mondo Home Enterteinment è davvero di ottima qualità. Sulla base di un formato 2.35:1 (per 16/9) è stato operato un riversamento davvero brillante della pellicola originale. I colori sono nitidi, i neri profondi, il rapporto tra sfondo e primo piano è sempre ben bilanciato.
Molto bene vanno le cose anche per quel che attiene il suono che si avvale, per le traccie italiane, sia di un potente 5.1 che di un più avvolgente DTS anche se le differenze tra le due codifiche sono meno di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi. Peccato, allora, che la sola codifica impiegata per la traccia originale inglese sia un misero, ma pulito 2.0.

Extra

Sul primo disco trovano spazio ben due commenti audio: il primo del regista Paul McGuigan, il secondo degli attori Josh Hartnett e Lucy Liu, nonchè dello sceneggiatore Jason Smilovic (le cui dichiarazioni sono state, però, riprese in separata sede e poi montate con quelle degli attori in post produzione).
Dei due commenti il più denso ed interessante è senza dubbio quello del regista, ma anche quello di attori e sceneggiatore contiene spesso elementi illuminanti per comprendere meglio il senso ultimo del film.
Ancora interessanti sono gli extra ospitati sul secondo disco. Il più corposo è un breve making of di appena tredici minuti, ma la parte del leone la fa una lunga galleria di interviste al cast e ai realizzatori che resta di sicuro interesse.

[Gennaio 2007]


(Lucky number Slevin); Regia: Paul McGuigan; interpreti: Josh Hartnett, Morgan Freeman, Ben Kingsley, Lucy Liu, Stanley Tucci, Bruce Willis; distribuzione DVD: Mondo Home Enterteinment
formato video: 2.35:1 (16/9); audio: Dolby digital 5.1 e DTS (Italiano), 2.0 (Inglese); sottotitoli: Italiano per non udenti.
Extra: Disco 1: a) audio commentary del regista Paul McGuigan b) audio commentary di Josh Hartnett – Lucy Liu and writer Jason Smilovic.
Disco 2: a) Making of Lucky Number Slevin b) Scene eliminate c) Dietro le quinte d) Intervista a Paul McGuigan – il regista e) Intervista a Josh Hartnett – l’errore f) Intervista a Bruce Willis – l’assassino g) Intervista a Morgan Freeman – il boss h) Intervista a Sir Ben Kingsley – il rabbino i) Intervista a Lucy Liu – la ragazza della porta accanto l) Intervista a Jason Smilovic m) Intervista a Tyler Mitchell n) Intervista a Don Carmody o) Trailer cinema p) Trailer originale q) Spot tv r) Galleria fotografica


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