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DVD - Soul Taker (4 dvd box)

Pubblicato il 8 febbraio 2006 da Alessia Spagnoli


DVD - Soul Taker (4 dvd box)

Soul Taker è uno di quegli anime destinati a scompaginare ciclicamente le carte in tavola e a scrivere una pagina nuova nell’enciclopedia dell’animazione giapponese.
Il regista Akiyuki Shinbo e il suo ottimo staff spingono alle estreme conseguenze diverse fertili intuizioni e molte vere e proprie conquiste formali contenute in Neon Genesis Evangelion, la splendida serie che presenta più di un punto di contatto con quest’ultima (e che d’altronde sta influenzando larga parte della produzione d’animazione contemporanea).
Lo sventurato protagonista somiglia molto a Shinji Ikari: più che un eroe, è per indole un vigliacco e si ritrova impelagato suo malgrado ad ingaggiare una strenua lotta contro il Male. Come il timido ragazzino pilota dell’Evangelion è terrorizzato dalla sua intima natura e dall’indefinibile entità mostruosa che cova dentro di lui. La simbologia in Soul Taker si fa però più diretta e Kyosuke assume le fattezze di un vero e proprio demonio, rendendo evidente il significato della presenza in lui della metà YIN (quella ombrosa) che è una parte altrettanto essenziale e innegabile della sua natura.
Come in Evangelion è presente un’importante componente cattolica dalla forte valenza negativa: di là i “mostri” da combattere erano chiamati “angeli”, mentre qui la violenza della sequenza iniziale in Chiesa e la prima battaglia nel cimitero, definiscono meglio il persistente senso di colpa che attanaglia il giovane Kyosuke.
Alcuni hanno voluto rilevare somiglianze con Devilman, serie ispirata al bellissimo manga di Go Nagai. E’ interessante rilevare i manifesti legami di parentele esistenti, nell’anime più che nel manga, tra demonio e robottone anni ’70: il Devilman del cartone recava con sé tutto un campionario di armi tipiche dei contemporanei Mazinga, Goldrake, Jeeg ecc... (lame taglienti, scosse elettriche ecc...)
Ma le analogie con il “serioso” Soul Taker finiscono qui.

Il prodigioso prologo apocalittico in Chiesa, con una madre che pugnala a morte suo figlio, è più che illuminante. Lo shock appena generato viene ingigantito a dismisura dall’estrema frammentarietà con cui la scena è stata montata e l’effetto spiazzante che deriva allo spettatore è devastante. Questo diffuso sentimento della precarietà grava sull’intera serie e viene comunicato attraverso soluzioni formali differenti. Innanzitutto per mezzo di tagli inusuali e sghembi delle inquadrature, che restituiscono solo porzioni di oggetti e corpi, smembrati esteriormente tanto quanto sono lacerati interiormente. Affascinante sul piano tematico l’invenzione del concetto di “flicker”, una sorta di clone, ma ancora più vago e indefinito di questo, poiché si tratta di “copie” che recano con sé solo una caratteristica fisica o psicologica del soggetto originale e fa sì che diversi personaggi spariscano dalla vicenda dopo un breve lasso di tempo. Così le battaglie intraprese dal protagonista Kyosuke per salvare gli infiniti flicker della sorella, l’unico affetto che gli rimane, finiscono con l’assumore le sembianze di una vana lotta contro una schiera di fantasmi. I personaggi in Soul Taker non vengono quasi mai inquadrati per intero e quando ciò avviene si preferisce rappresentarli attraverso le loro silhouette, cosicché diviene impossibile distinguerne i tratti. Oppure si sceglie di mostrarli da distanze siderali, mentre le loro ombre si allungano all’infinito verso l’orizzonte.
La fotografia privilegia toni freddi e acidi o all’opposto rossi saturi, mentre il cielo è spesso notturno o di un acceso arancio: il giorno viene colto preferibilmente nel momento in cui volge al termine, come in Versailles No Bara (Lady Oscar), capolavoro anni ’70, in cui un simile stile estetizzante si imponeva altrettanto prepotentemente all’attenzione dello sguardo, almeno quanto l’azione in primo piano. Il grandissimo Shingo Araki, character designer di Berubara (il nomigliolo affibiato dai fan all’anime di Oscar), ricorda l’esplosione del cosiddetto “Bikei” (letteralmente “bella figura”) grazie al successo ottenuto da quella serie. Ed è proprio in questa ulteriore evoluzione nella pittura degli sfondi che si da lo scarto tra Soul Taker e la più recente produzione di anime. I fondali stridenti e surreali risultano respingenti per i personaggi che sembrano premere contro lo schermo nel tentativo di fuoriuscire da essi: e quello dipinto in Soul Taker sembra davvero il peggiore dei mondi possibili (come in Bem o Berserk). Altra soluzione visiva che conferma la medesima sensazione di disagio è ottenuta canalizzando l’azione principale sul fondo dello schermo e isolandola da esso, quasi a dire che da un simile contesto può derivare solo pericolo o sofferenza.
Ulteriore particolare simbologia che sembra provenire direttamente da Versailles No Bara e altri anime del glorioso decennio ’70 (come in Ashita No Joe ad es., noto da noi come Rocky Joe), è quello dei petali di ciliegio che cadono copiosamente sul selciato e che nella tradizione giapponese vengono associati a lacrime di sangue e considerati presagio di morte e di sventura. Soul Taker si presenta dunque, come quei gloriosi modelli cui si ispira, un anime iconograficamente altrettanto denso.

La qualità audio-video

Buono il quadro. Ben bilanciati i colori. Nessun particolare segno della compressione inficia il piacere della visione
Pulitissimo l’audio nella doppia codifica DTS italiano e giapponese.

Extra

Assenti


(The Soul Taker); Regia: Akiyuki Shinbo; personaggi e voci: Kyosuke Date (Patrizio Prata), Shiro Mibu (Oliviero Corbetta), Komugi Nakahara (Tosawi Piovani Zola), Maya Misaki (Elisabetta Spinelli); distribuzione DVD: Dynit
formato video: Full screen; audio: Italiano (DTS 5.1, Dolby Digital 5.1, Dolby Digital Surround 2.0), Giapponese (Dolby Digital Surround 2.0); sottotitoli: italiano

Extra: Assenti


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