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DVD - The Hamiltons

Pubblicato il 2 maggio 2008 da Alessandro Izzi


DVD - The Hamiltons

Sentirsi diversi dagli altri è una conditio sine qua non dell’adolescenza. E l’horror, che è un genere che si muove per lo più tra le ombre di questa fase della vita (sia per il tipo di pubblico cui, specie negli ultimi anni, si rivolge, sia per il tipo di approccio alla materia narrata), fa del sentimento della diversità uno dei suoi moventi fondamentali.
Del resto il mostro è, a pensarci appena per un momento, il diverso per antonomasia, è la metafora esemplare di ciò che il tessuto sociale, ancorato al suo desiderio utopico di "Norma" necessario per ogni forma di convivenza, non può in alcun modo assimilare a sé. Esso agisce, all’interno della collettività, come una sorta di cancro maligno: è una cellula impazzita che, invece di costruire contribuendo con la sua azione al mantenimento di uno status quo ipocrita, decostruisce, spesso in maniera violenta e sadica.
Il problema è che il mostro non sceglie di essere tale, lo è per nascita o per un’elezione non voluta. E basta appena cambiare prospettiva, guardare le cose attraverso i suoi occhi, per scivolare irrimediabilmente verso il melò, verso il racconto del dolore dell’esclusione. In questo modo il mostro finisce per farsi troppo affine al ragazzino isolato e maltrattato dai bulli di scuola, per non destare, in un pubblico sempre famelico di figure entro cui immedesimarsi, un pizzico di simpatia.
The Hamiltons parte da questi presupposti elementari per costruire una complessa serie di variazioni sul tema della diversità e del rapporto che essa intrattiene col mondo circostante.
Protagonista del film è Francis che sconta la sua condizione adolescenziale su due fronti contemporaneamente: da una parte c’è il mondo esterno, quello della scuola e delle amicizie, verso cui il giovane si sente irrimediabilmente attratto, ma da cui sa di non poter essere accettato; dall’altra c’è la realtà chiusa e concentrazionaria del nucleo familiare, un luogo di appartenenza cui fare costantemente riferimento, ma che nasconde, dietro l’apparenza di una pianezza borghese, delle mostruosità indicibili.
Francis è, quindi, o perlomeno si sente, due volte diverso. È diverso rispetto ai fratelli (secondo uno schema relazionale ed interpersonale), ma è diverso anche rispetto al mondo che lo circonda e presso cui vorrebbe trovare rifugio (e, quindi, ad un livello più profondo ed esistenziale). Diviso tra due mondi, Francis non trova casa in nessuno e vive la sua condizione di sradicamento (con la famiglia che letteralmente cambia luogo di residenza ogni semestre) tra mutismi allarmanti ed improvvise esplosioni di violenza.
Il problema è che la diversità dell’intero nucleo familiare (e, quindi, dello stesso Francis, chiamato a fine film a farci i conti e ad accettarlo) ha un nome ed una tradizione ben precisi: vampirismo. Gli Hamiltons sono vampiri, vivono nel contesto sociale ben consapevoli della loro dimensione parassitaria. Il loro contatto col il mondo esterno è, così, falsato nello schema elementare del rapporto che lega le prede ai cacciatori. Per loro realtà come amicizia, amore o anche semplicemente tolleranza sono niente più che favole fanciullesche che si tacciono non appena i morsi della fame e il bisogno di sangue cominciano a premere sulle pareti dello stomaco. La peculiarità di Francis, quello che per un po’ lo rende diverso da tutti i suoi fratelli, è che lui non ha ancora ucciso nessuno per soddisfare la sua sete. È, da questo punto di vista, ancora vergine.
Così il ragazzo, almeno all’inizio del film, vive la propria realtà esistenziale secondo uno schema anche questo tipicamente adolescenziale: si pone nei confronti del mondo e del delitto, come fa il ragazzo nei confronti del sesso, in una posizione meramente voyeuristica. Munito di una telecamera, incapace di agire, si limita ad osservare il losco traffico di corpi portato avanti dai fratelli. Ogni contatto fisico col mondo è assolutamente bandito. Il corpo di Francis, anzi, appare letteralmente compresso in se stesso, chiuso in una scatola dal quale emerge solo uno sguardo di sottecchi, giudicante e dolente al tempo stesso.
Diversa, invece, la realtà fisica dei fratelli che esorcizzano la loro sete di sangue in orge carnali fatte di sesso e morte, ciascuno isolato nel proprio mondo interiore, ma al tempo stesso affratellato agli altri dalla necessaria logica del branco. I fratelli Hamilton rappresentano, così, all’eccesso, la dimensione mostruosa dell’istituzione familiare (uno dei cavalli di battaglia del New horror americano). I conflitti interpersonali sono, certo all’ordine del giorno, come pure i litigi, ma essi passano sempre in secondo piano quando si parla di caccia e di bisogno di cibo.
La famiglia come luogo di mostruosità, quindi, come ginepraio di ipocrisie che esplodono ed in cui trovano spazio perversioni, incesto e deviazioni della norma (tra esse anche l’omosessualità che, per i registi, non sembra poter essere considerata "abbastanza" normale e naturale), ma anche come unico luogo cui poter far sempre ritorno. Ed è proprio in questo passaggio che si evince la dimensione reazionaria del film (e di quasi tutto l’horror contemporaneo, purtroppo). Per quanto mostruosa, ci dicono i registi, la casa è sempre la casa e la mamma è sempre la mamma. E per quanto terribile possa essere la vita coi familiari, il mondo esterno è sempre peggio, quindi, tanto vale rassegnarsi con buona pace di quei ministri che, qui in Italia, parlano di bamboccioni.
The Hamiltons è un film ricco di spunti ed a suo modo intrigante, ma è il classico film indipendente che puzza di autoreferenzialità lontano un miglio, come un cadavere malamente decomposto. Ha vinto parecchi premi (Santa Barbara, Malibou, l’After dark horror fest), ma tutti legati al piccolo mondo dei festival di genere. Disturba poco e non fa rumore. Qui da noi ce lo passano direttamente in home video.

La qualità audio-video

Fredda e digitale, la fotografia del film non presentava particolari problemi di riversamento. La visione del film scorre via piacevolmente senza che, durante la riproduzione, si facciano avanti quadrettature o aliasing. Un lavoro, nel complesso, senza infamie, ma anche senza motivi di lodi particolari.
Audio bifonico per tutte e due le tracce. Sceglietevi pure quella che vi aggrada di più perché tra originale e doppiato non c’è particolare differenza neanche dal punto di vista strettamente estetico.

Extra

Il trailer originale. No comment!


(The Hamiltons); Regia: The Butcher Brothers; interpreti: Cory Knauf, Samuel Child, Jospeh McKelheer, Mackenzie Frigens; distribuzione DVD: Mondo Home Enterteinment
formato video: 1.85:1 16/9; audio: Italiano e Inglese (2.0); sottotitoli: Italiano per non udenti

Extra: 1) Trailer originale


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