DVD: Un’introduzione
Forse un tema come quello del DVD avrebbe maggiore ragion d’essere per una rivista di arredamento, prima ancora che per una di cinema: stipare in spazi ridottissimi la dote casalinga del cinefilo e salutare le VHS ingombre e polverose. Anche da un punto di vista ‘percettivo’, le riflessioni che accompagnano la visione privata con il nuovo supporto si sovrapporrebbero a quelle già fatte e ormai stravissute nell’epoca del VHS. Bisogna però aggiungere una emozione tutta speciale che il disco sprigiona. Sarà la novità, ma è indubitabile che una visione in pixel è assai meno disturbante che una magnetica. E’ scomparso quello che i fanatici della semiotica chiamano “disturbo sul canale”, espressione mutuata dalla radiantistica, ossia quando lo spazio (e il tempo) che intercorre tra emissione e ricezione del messaggio viene alterata da distorsioni ulteriori che modificano il messaggio stesso. Insomma, stiamo parlando della nitidezza dell’immagine propria del DVD. Ma con esso è assicurata anche la limitazione di un disturbo del canale senz’altro più insidioso, quello del “taglio” dei due lati del quadro, una specie di sindrome da Nike di Samotracia perpetrata al Cinema dalla compressione video: quante volte abbiamo ascoltato dialoghi con i protagonisti “fuori campo”? Il quadro restituito del disco s’accompagna ai 16/9 dei nuovi schermi e così inizia la nuova avventura, surrogata e fittizia del cinema fuori dal cinema. La visione igienizzata è senz’altro più precisa ma la cosa più importante sono i rewind e i fermo immagine, con la possibilità di mettere dei “segnalibro” alle scene che si desidera. Modificare la lettura equivale a modificare l’analisi. Soprattutto in quanto il DVD apre la possibilità, per le modalità di lettura dette e il grande spazio disponibile, a edizioni di film con differenti varianti. Si pensi ad esempio, all’”integrale” di Fino alla fine del mondo o all’edizione del secondo episodio de Il Signore degli anelli, film quest’ultimo di mercato grosso, che contiene lasse narrative inedite per più di 40 minuti. Ma si pensi la gola che fa, pensare di vedere gli scarti di montaggio di film come Gangs of New York o La sottile linea rossa. Una videosala attrezzata resta sempre un pacchetto di fiammiferi rispetto a una col proiettore e le sedie di legno. Piccolo o grande che sia, di fronte a ogni nuova possibilità di visione, si ritorna, evidentemente, al film colossale e continuo, infinito.
[febbraio 2004]
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