DVD - Un metro sotto i pesci

Tra acqua e terra, tra passato e presente, tra parole ed immagini: è difficile riuscire a rendere conto, coi pochi giri di frase di una normale recensione, della complessità del progetto di Michele Mellara e Alessandro Rossi condensato sotto il titolo emblematico di Un metro sotto i pesci.
All’apparenza quello che abbiamo davanti è nè più nè meno che una sorta di videodiario di viaggio in una delle regioni più affascinanti ed enigmatiche della nostra bella Italia (il delta del Pò), ma sotto la superficie elementare del documentario tradizionale, fatto di splendidide fotografie di paesaggio e di ben calcolate interviste, si scopre ben presto un disegno diverso.
E’ la struttura stessa dell’opera a farsi, da subito, sfuggente, liquida, indefinibile. Quella che dovrebbe, infatti, essere la traccia fondamentale del racconto (il viaggio lineare dall’inizio del delta del fiume sino allo sbocco nel mare) si rivela ben presto realtà accessoria per un discorso, sulla percezione del tempo e dello spazio ben altrimenti complessa.
I luoghi del documentario sono, infatti, dei veri e propri "non luoghi" dello spirito, confusi, all’occhio dell’osservatore, nel loro "essere" in divenire, nel loro invisibile quanto inesorabile trasformarsi prodotto dal moto delle acque. Le immagini, composte con invidiabile gusto fotografico, parlano sempre di un mondo immobile eppure mutevole. La terra, riarsa dal sole, è sempre un mare evaporato; le case, i ruderi, poggiano spesso i loro brandelli di muro su un suolo fatto di un’acqua che corre riflettendo, tra avanzi di finestre, pezzetti di cielo.
Dove non c’è Luogo non può esserci neanche Tempo. E non solo perchè, nell’impaginare il loro documentario, gli autori non si fanno scrupolo di mischiare le carte di Presente e Passato con immagini di repertorio (spesso saccheggiate da documentari degli anni ’50 di Florestano Vancini) a spezzare quelle rubate al presente, ma anche perché, di colpo, è il tempo stesso dell’opera (e della nostra fruizione) a perdere ogni connotato di certezza e a farsi innegabilmente elastico.
Il delta del Pò ha un orologio tutto suo, segue i suoi moti tra giornate assolate ed improvvise tempeste, incurante dell’uomo che ne abita le sponde e cerca tra esse Senso e sostentamento. Tutto scorre, ma non verso un Senso tangibile, ma verso i canneti dove l’acqua dolce del fiume si confonde con quella salata del mare, dove la barca del pescatore si muove placida nel labirinto liquido del Tempo, eterno ed immutabile, nel suo continuo fluttuare.
Anche quando lo split screen divide in due lo schermo della proiezione e lega, nella stessa inquadratura, le immagini dei lavoratori di oggi con quelle degli anni ’50, ad essere magnificata è, prima di tutto, l’eternità di un cambiamento indolente: mutano gli attori, le scene, ma non gli atti e le parole di una tragedia/commedia scritta dal fiume secoli addietro.
Michele Mellara e Alessandro Rossi hanno mano felice nel loro inseguire una sorta di documentario poetico, mai davvero impersonale. La loro macchina da presa ritrae la realtà di un ambiente e di chi lo popola con la fatica e il sudore sulla fronte.
Senza mai aspirare alla dimensione dell’epica, i due autori, compongono il ritratto di gente d’acqua che rinnova, giorno dopo giorno, il suo patto di lavoro col fiume e col mare per la pesca e la raccolta dei molluschi.
Alla voce degli storici viene riservato, all’inizio, il compito di dare radici salde nel tempo al moto del fiume, mentre al coro finale è affidato il commiato, solenne e delicato, che spinge lo spettatore fuori della proiezione, riportandolo nel suo mondo quotidiano. Voci maschili (quelle del lavoro) a contrapporsi al femminile delle acque portatrici tanto di vita quanto, spesso, di distruzione.
La qualità audio-video
Il documentario, della durata di appena 58 minuti, si avvale di un riversamento piuttosto accurato.
Le immagini, splendide nella loro aura pittorica, vengono restituite allo spettatore in tutto il loro incanto poetico senza dare l’idea di aver perso sfumature nel loro passaggio su disco. Solo qua e là affiora qualche piccolo artefatto digitale che non pregiudica, comunque, la piacevolezza della visione.
Anche l’audio si mantiene generalmente pulito e ben spaziato, con un forte impiego, in ogni caso, dei canali frontali.
Extra
E’ nel pacchetto degli extra, comunque, che troviamo uno dei punti di forza di questa notevolissima proposta editoriale.
Legato alla serie Documenta che la Ermitage ha avviato da qualche tempo (tra i titoli irrinunciabili citiamo almeno lo splendido Nanuk l’eschimese di Flaherty), il dvd in questione si avvale prima di tutto delle consuete ed esaustive schede scritte su autori, opera ed esperienze ad essi collegate (molto interessante quella dedicata al Teatro della polvere).
Molto curiosa, ma intrigante, l’idea di inserire tra gli extra uno spazio dedicato alla sola colonna sonora di Emiliano Grilli. Lo spettatore ha così modo di ascoltare tutti i brani composti appositamente per il documentario senza l’intralcio delle scene o di dialoghi e rumori di scena.
Il grosso degli extra è, comunque, tutto nei due corti documentari che accompagnano il film: il primo è il notevole Paradiso Terrestro - Gente del Cilento degli stessi Mellara e Rossi, mentre il secondo è Vento dell’Adriatico di Florestano Vancini. Meritano entrambi più di una visione.
[Dicembre 2006]
Un metro sotto i pesci
Regia: Michele Mellara e Alessandro Rossi; distribuzione dvd: Ermitage
formato video: 4/3; audio: Dolby digital 5.1 (italiano)
Extra: 1) Schede scritte 2) La colonna sonora 3) Documentario: Vento dell’Adriatico di Florestano Vancini 4) Documentario: Paradiso Terrestro - Gente del Cilento di Michele Mellara e Alessandro Rossi 5) Booklet con interveste e dichiarazioni degli autori
