Eccezzziunale veramente. Capitolo secondo... me.

Dopo La mandrakata del 2002 e Il ritorno di monnezza del 2005, i Vanzina continuano a pescare a piene mani nel cinema italiota degli anni ’70 e ’80 tirando fuori, anche stavolta, nulla di nuovo.
La storia del connubio tra Abatantuono e questo cinema è lunga. Parte dalla fine degli anni ’70 e passa dal 1980 al 1983 attraverso una forte collaborazione con i fratelli Vanzina: Carlo dirigerà l’attore in 7 film. In tutto questo periodo la sensazione dell’attento spettatore è quella di avere un buon attore, pieno di capacità e carisma, con tante idee e personaggi tra le mani, ma privo totalmente di una guida. Dopo qualche film anche con Castellano&Pipolo, ricordiamo Attila flagello di Dio per tutti, giunge nel 1986 il film che segnerà il cambiamento nella sua vita di attore: Regalo di Natale di Pupi Avati.
Il primo Eccezzziunale...veramente precede questo incontro artistico di ben quattro anni (siamo nel 1982) ed è un film che incassa, appena all’uscita, subito 9 miliardi di vecchie lire.
Nel tempo i personaggi di Donato, Franco e Tirzan ed il loro linguaggio ‘pssicologgico’, grazie anche ad una martellante apparizione sulle TV private, sono riusciti a entrare nel comune modo di dialogare dei giovani e non solo. Così poco alla volta il DVD distribuito dalla 01 ha raggiunto le centocinquantamila copie, superando addirittura nelle vendite Matrix, un motivo più che sufficiente per farne il sequel scritto a sei mani dallo stesso Abatantuono con i Vanzina.
Divertente solo per i nostalgici di quel tipo di cinema, Eccezzziunale veramente. Capitolo secondo...me rappresenta quindi una risposta a tutto ciò. “Il motivo di questo ennesimo remake”, dice Abatantuono, “è l’interesse da parte dei giovani per questo personaggio: ragazzi che a volte non avevano neppure visto il primo film”.
Verrebbe allora da supporre, senza averlo visto, che questo nuovo lavoro sia solo una operazione commerciale.
Una volta visto il film se ne ha la certezza.
A nulla servono le pseudo motivazioni addotte dagli autori riguardanti il desiderio di passare un messaggio di non-violenza per coloro che vivono il calcio in modo viscerale.
“È un film pensato per far ridere il pubblico e soprattutto per far capire come va vissuto veramente il calcio e il tifo: senza violenza ma come un momento di aggregazione importante”, dice la Ferilli. Lo stesso Abatantuono in conferenza stampa spiega che è un fatto voluto quello di aver messo poca violenza nel film: “perché vorremo che nel mondo del calcio fosse proprio così. Certo - aggiunge polemicamente - le trasferte si fanno ancora con i treni speciali e così anche i tifosi si sentono speciali con tutto quello che ne consegue”. Dello stesso parere Enrico Vanzina: “abbiamo fatto un film per riportare il calcio a quello che dovrebbe essere: un pretesto per incontrarsi al bar, ma solo per prendersi in giro”.
A parte i buoni propositi, i dubbi, sulla qualità del prodotto, difficilmente riescono a scomparire. Solo all’inizio del film si ha la sensazione che l’operazione di far rinascere il personaggio uno e trino del tifoso terrunciello possa riuscire. Si comincia, infatti, con un prologo che precede lo svegliarsi di Donato da un sogno nel quale lui è il nuovo mister del Milan che a San Siro incontra alcuni grandi giocatori milanisti decidendo nuove tcniche di gioco ammiccando a L’allenatore del pallone di Banfi.
A parte questo simpatico inizio la narrazione si presenta subito, nel complesso, completamente scollata e a tratti noiosa. La stessa interpretazione di Abatantuono non è più viva, ma stanca, ripetitiva ed oramai solo autocelebrativa. Non si avvertono più grosse differenze tra i tre personaggi interpretati. Le peculiarità dei tre caratteri scompaiono quasi totalmente alla luce della zoppicante storia.
Neanche le numerose nuove presenze, tutti caratteristi di cabaret o attori spinti a interpretare un personaggio abbastanza stilizzato e privo di spessore, riescono a risollevare la commedia. Dalla Ferilli romanista di fede e ciociara di pronuncia, alla quale un aitante Tirzan si rivolge dicendo “Signorina ci posso offrire che so... un vov calto?”, a Buccirosso, venditore ambulante napoletano in terra pugliese, perenne terzo incomodo nei rapporti affettivi. Dalla macchiettistica triade palermitana, e dunque mafiosa, di Nino Frassica, Tony Sperandeo e Luigi Maria Burruano ai due tristissimi amici di Franco (amici anche nella vita) interisti: Ugo Conti e Mauro di Francesco.
Non trascurabile presenza è quella di Anna Maria Barbera che ha cercato di essere una buona spalla per il protagonista e dalle risate in sala sembra che qualcosa abbia smosso, ma anche per lei nulla di nuovo sotto il sole. Stesse gag riviste tante volte nei programmi televisivi con numerose acrobazie lessicali che non fanno certo esaltare per originalità.
In questa desolazione espressiva, in questo anno di mondiali, rimane, per noi tifosi, la speranza scaramantica di Abatantuono: “Nell’82 feci sto film e poi uno con Pupi Avati. E quell’anno vincemmo i mondiali in Spagna. Quest’anno di nuovo, prima i Vanzina e poi Pupi Avati. E i mondiali si giocano in Germania”. Questo sarebbe ‘eccezzziunale...veramente’.
(Gennaio 2006)
Regia: Carlo Vanzina; soggetto e sceneggiatura: Diego Abatantuono, Carlo e Enrico Vanzina; fotografia: Claudia Zamarion; montaggio: Raimondo Crociani; musica: Federico De Robertis; scenografia: Rita Rabassini; costumi: Patrizia Chericoni, Florence Emir; interpreti: Diego Abatantuono (Franco/Tirzan/Donato), Carlo Buccirosso (Beniamino), Ugo Conti (Ugo), Mauro Di Francesco (Maurino), Luigi Maria Burruano (Don Calogero), Tony Sperandeo (Don Pippo), Nino Frassica (Turi), Anna Maria Barbera (Ginevra), Sabrina Ferilli (Nunzia); produzione: Alessandro Fracassi per Media One Entertainment, Rai Cinema; distribuzione: 01 Distribution; origine: Italia; durata: 108’.
