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Educazione siberiana

Pubblicato il 28 febbraio 2013 da Alessandro Boni
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Educazione siberiana

Per il cinema italiano, il 2013 si è decisamente aperto all’insegna della qualità: dopo La migliore offerta di Tornatore e Viva la libertà di Andò, ecco l’ultima fatica di Gabriele Salvatores, Educazione siberiana. Tratto dall’omonimo libro dello scrittore russo Nicolai Lilin ed adattato per lo schermo dallo stesso regista insieme a Stefano Rulli e Sandro Petraglia, il film si configura come un affresco storico-sociale che inquadra i destini di singoli individui in un contesto di enormi trasformazioni, com’è stato il decennio tra il 1985 e il 1995 in Russia. Conferendo connotazioni quasi solenni alla narrazione, Salvatores tratteggia la disperata resistenza di un gruppo di persone – si potrebbe dire di un’etnia – di fronte ai cambiamenti che vengono imposti dal progresso e dalla globalizzazione; si concentra, però, soprattutto sull’intensa vicenda umana di due amici che vengono portati a scontrarsi dalle stesse contraddizioni determinate da quella particolare fase storica. Un film, nel complesso, che coinvolge, emoziona ed a tratti commuove, in virtù di un impianto narrativo robusto e di una messa in scena di gran classe, che regala sequenze di forte impatto visivo, pur a volte con qualche sottolineatura troppo enfatica, forse non necessaria.

In una località nel sud della Russia, nel periodo staliniano venivano deportati quelli considerati i criminali più pericolosi; in quella specie di ghetto, si erano così costituiti clan di varie origini etniche e tra questi i cosiddetti “Urca” siberiani. Pur nella loro logica di illegalità, questi ultimi avevano un codice d’onore molto preciso, quasi condivisibile: il furto era ammesso solo verso i ricchi, il denaro non era il valore più importante e non andava tenuto in casa, la droga era bandita, la violenza verso le donne ed i deboli in genere era punita con severità. La trama del film si dipana in questa comunità di “onesti criminali”, a partire dalla metà degli anni Ottanta. Nonno Kuzja, patriarca severo ed autorevole, è continua fonte di insegnamenti per il nipote Kolima, che frequenta con assiduità il suo coetaneo, Gagarin, un ragazzo irrequieto con legami familiari quasi nulli. Quando quest’ultimo torna in città dopo sette anni di prigione, appare molto cambiato, affamato di soldi e successo. L’arrivo nella cittadina di Xenja, bella ragazza ma mentalmente ritardata, farà deflagrare lo scontro tra Kolima, intriso dei suoi valori d’onore e giustizia, e Gagarin, ormai corrotto nell’anima dalla smania di ricchezza.

Attraverso una struttura narrativa non lineare, che alterna avvenimenti collocati nelle varie fasi temporali del racconto, Salvatores conferisce un respiro epico alle vicende di due ragazzi alle prese col complesso passaggio dall’adolescenza alla maturità; un passaggio già complicato per tutti ma che qui avviene nel bel mezzo di uno scontro epocale tra tradizione e cambiamento, generato dall’impatto della modernizzazione su una società cristallizzata su precisi valori etici e rigidi codici comportamentali. Per certi versi, i toni e le atmosfere che pervadono buona parte di Educazione siberiana possono rievocare suggestioni del cinema di Sergio Leone, in particolare di C’era una volta in America; anche qui, tra l’altro, si affronta una vicenda di una profonda amicizia che si trasforma in feroce rivalità.

Anche sotto il profilo strettamente tecnico, il film si esprime su livelli elevati, con una fotografia che riesce a rendere “calde” anche le scene girate in paesaggi ghiacciati, un montaggio preciso e ben ritmato ed una colonna sonora che fa da adeguato contrappunto alla solennità delle immagini. Salvatores poi si conferma cineasta di talento e realizza alcune sequenze molto potenti ed evocative, tra cui quella della giostra col sottofondo di Absolute beginners di David Bowie; solo a tratti, peraltro, indulge in qualche inutile virtuosismo o eccede su qualche inquadratura un po’ retorica. Nel cast di attori – complessivamente adeguato pur se composto da vari giovani semisconosciuti - spicca ovviamente John Malkovich nei panni di Nonno Kuzja; la classe ed il carisma dell’attore statunitense donano una potenza straordinaria al suo personaggio che domina ogni scena in cui è presente.
Educazione siberiana è un film di qualità che si pone l’obiettivo di affermarsi anche fuori dei confini nazionali; il binomio “qualità-internazionalità” è del resto l’unico in grado di creare quel circolo virtuoso economico che possa fornire nuovi sbocchi, orizzonti ed opportunità ai nostri autori di maggior talento. Un motivo in più, quindi, per sperare che il bel film di Salvatores abbia il meritato successo, sia in Italia che all’estero.


CAST & CREDITS

(Educazione siberiana) Regia: Gabriele Salvatores; sceneggiatura: Stefano Rulli, Sandro Petraglia, Gabriele Salvatores; fotografia: Italo Petriccione; montaggio: Massimo Fiocchi; musica: Mauro Pagani; scenografia: Rita Rabassini; interpreti: John Malkovich, Arnas Fedaravicius, Vilius Tumalavicius, Eleanor Tomlinson, Peter Stormare; produzione: Cattleya, Rai Cinema; distribuzione: 01 Distribution; origine: Italia; durata: 110’.


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