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Era mio padre

Pubblicato il 13 settembre 2002 da Giovanni Spagnoletti


Era mio padre

C’è un bravo e fazioso critico interista il quale ha scritto (cito a memoria) che Sam Mendes, classe 1965, fa già parte dei “registi tromboni” malgrado abbia realizzato solo due film. Forse è eccessivo, ma certo il celebrato autore di un film troppo celebrato American Beauty (1999) ha tutta la stoffa del “primo della classe” che vuole sempre dimostrare cosa è in grado di fare: girare da Dio in questo suo omaggio al gangster-movie della Hollywood classica. E ancor più del suo primo lavoro per il cinema (in precedenza è stato un importante regista teatrale), lo dimostra ad ogni inquadratura di questo Road to Perdition che in italiano uscirà (si presume a Natale) con il titolo Era mio padre, didattico, molto meno fascinoso, che oltretutto bypassa l’ambiguità semantica dell’originale (“Perdition” infatti è anche il nome di una sperduta località dove i protagonisti in fuga vorrebbero trovare rifugio). Un titolo italiano dunque che chiarisce ancor di più il doppio scontro edipico che sottende il plot: due amici - l’uno il fedele Killer Tom Hanks, l’altro il buon padrone-boss della mafia Paul Newman - che per colpa volontaria o meno dei rispettivi figli si ritrovano letteralmente l’uno contro l’altro armati a farsi la pelle (ed entrambi i figli, in maniera diversa, dovranno fare i conti nel corso del film con i rispettivi padri). Raccontato così, però, si darebbe l’impressione al lettore di avere a che fare con un film psicanalitico, cosa che in effetti Road to Perdition non è, visto che narra una storia di una faida mafiosa nell’America della Grande Depressione e di Al Capone agli inizi degli anni Trenta (per altro ricostruiti al computer non in maniera ineccepibile malgrado la firma della coproduzione DreamWorks Pictures). Girato con piani sequenza da manuale wyleriano e interpretato magistralmente dal duo Newman-Hanks (e soprattutto quest’ultimo, impeccabile sicario di ghiaccio, si candida alla grande per il leone veneziano all’interpretazione maschile), il film di Mendes si segue con una certa passione soprattutto nella prima parte, quando si va delineando e costruendo la contrapposizione edipica (e amicale) che lo sottende, ma poi perde sempre più di intensità per poi concludersi con un finale (doppio) abbastanza ridicolo. O.k. che ormai l’happy-end è passato di moda, ma lo sceneggiatore David Self avrebbe potuto inventarsi qualcosa di meglio! Insomma una mezza delusione: Scarface e tutti i classici del genere possono dormire sogni tranquilli: rimangono ancora imbattibili.

[31 agosto 2002]

regia: Sam Mendes interpreti: Tom Hanks, Paul Newman, Jude Law e Jennifer Jason Leigh origine: Usa 2002

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