Eva

Tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore inglese James Hadley Chase (pubblicato nel 1945 e disponibile in italiano presso Feltrinelli), Eva è un film del regista parigino Benoit Jacquot il quale riscrive la vicenda trasportandola dagli USA alla Francia contemporanea e adottando una prospettiva da thriller psicologico. Ma più che col modello letterario qui conta il confronto con la precedente trasposizione cinematografica del 1962, firmata da Joseph Losey con interpreti Jeanne Moreau, Stanley Baker e Virna Lisi. In quel vecchio film l’ambientazione era a Venezia, mentre in quello presentato alla Berlinale 2018 siamo a d’Annecy, località della Francia centrale, anche se sono frequenti i richiami alla città lagunare (come luogo dove i protagonisti dicono in varie occasioni di voler andare).
L’inizio è promettente e ben orchestrato: il giovane Bertrand (Gaspard Ulliel) è testimone della morte di un anziano scrittore, colpito da infarto nella vasca da bagno. Più che testimone ne è di fatto responsabile, visto il rifiuto di portargli le pastiglie che forse gli avrebbero salvato la via. Ma non è tutto: prima di fuggire dall’appartamento del defunto scrittore, Bertrand prende con sé il manoscritto dell’ultima sua opera, una commedia intitolata “Password”. La sequenza successiva ci porta sul palcoscenico di un teatro francese dove si recita il pezzo che Bertrand ha pubblicato a suo nome e scopriamo che grazie a quel furto egli ha riscosso un successo straordinario al punto che i produttori gli chiedono insistentemente un’altra commedia. Inutile dire che il poco dotato autore non è in grado di scrivere altro e forse per trovare una fonte d’ispirazione inizia una relazione con Eva (Isabelle Huppert) attraente e misteriosa escort d’alto bordo mandando al contempo in crisi il rapporto con la fidanzata Caroline (Julia Roy).
Gli incontri e i dialoghi che intrattiene con Eva, sia quelli in camera da letto che quelli al ristorante o al casinò, finiscono subito appuntati sulla carta nella speranza di creare un nuovo testo di successo. Ma Bertrand non è abbastanza vigile da distinguere il confine tra realtà e letteratura. Il suo coinvolgimento si fa sempre più insistente e ossessivo fino alle conseguenze irreparabili che mandano in rovina la sua esistenza. C’è da chiedersi perché mai un giovane di successo (se pure un successo costruito sulla truffa) distrugga la sua felicità per inseguire una donna ambigua e fredda, che svolge la professione di prostituta e che dichiara di avere un marito cui si sente legata. Il film suggerisce a questo proposito varie possibili risposte: Eva è forse una proiezione di Bertrand, un demone da lui stesso evocato e inseguito? O forse la sua attrazione compulsiva e irrefrenabile per Eva rappresenta una sorta di autopunizione per redimere la coscienza dal misfatto compiuto? Di certo i due personaggi finiscono con l’apparire tra loro fin troppo simili: ingannatori, bugiardi, infedeli. Eva è lo specchio in cui Bertrand può riflettere la propria vera immagine riconoscendo i suoi difetti.
Benoit Jacquot torna dunque al festival di Berlino dove in passato aveva presentato alcune sue pellicole quali La fille seule (1996, sezione “Panorama”), Les adieux à la reine 2012, “Concorso”), Journal d’une femme de chambre (2015, “Concorso”). Con Eva ha realizzato un film interessante anche se non eccelso. La sceneggiatura presenta qualche sbavatura e incongruenza, soprattutto per quanto riguarda la struttura alternata del racconto che si concentra prima esclusivamente su Bertrand e dopo l’incontro fatale con Eva si focalizza tutto sul personaggio femminile. Il pregio maggiore è dato dalla presenza di una Isabelle Huppert in stato di grazia, del tutto a suo agio e senza sbavature nella parte della pericolosa donna fatale.
(Eva); Regia: Benoit Jacquot; sceneggiatura: Benoit Jacquot, Gilles Taurand (sulla base del romanzo di James Hadley Chase); fotografia: Julien Hirsch; montaggio: Julia Gregory; musica: Bruno Coulais; costumi: Marielle Robaut; interpreti: Isabelle Huppert, Gaspard Ulliel, Julia Roy, Marc Barbe, Richard Berry; produzione: Macassar Productions, Paris; distribuzione: EuropaCorp, Saint-Denis Cedex; Arte France Cinéma; origine: Francia – Belgio; durata: 102’
