Falene

Enzo e Tonino sono in attesa. Apparentemente attendono un uomo con una Ferrari.
In realtà, attendono che la loro vita si trasformi. E lo fanno ingenuamente, come due eterni adolescenti di quarantanni anni che sognano una vita diversa, che vogliono scappare da tutto ciò che li circonda. E’ un rifiuto radicale, quasi animalesco, quello che Enzo e Tonino provano nei confronti della loro città e della gente che la abita: gente ignorante, marcia, senza classe. Delinquenti senza scrupoli. Parigi è la loro mèta, le donne sofisticate e gli abiti eleganti. E la truffa che hanno organizzato ai danni dell’uomo con la Ferrari, permetterà loro di realizzare questo sogno.
Falene, all’origine, era una pièce teatrale napoletana scritta da Andrej Longo. E’ stata riadattata per il cinema, in pugliese, sotto la regia di Andrès A. Arce. Tuttavia, l’impostazione da palcoscenico è palpabile anche sul grande schermo. La storia si svolge quasi interamente in un unico luogo: il porto. I due attori, Totò Onnis e Paolo Sassanelli, recitano in due lunghissimi piano sequenza di 40 e 25 minuti, con un’ intensità e una naturalezza tali da reggere la staticità dell’intero film, facendo risultare quest’ ultima necessaria e piacevolmente scorrevole.
L’ironia che vibra lungo tutto il dialogo è sottile, grottesca, graffiante e denuda la grettezza dei personaggi,collocati in un contesto noir che non gli appartiene fino infondo.
Enzo parla di Parigi anche se non l’ha mai visitata; giura di poter pilotare una barca perché ha frequentato due mesi di Istituto Nautico. Tonino pensa che Prévert sia un amico di Enzo, gioca ai video games e ama cucinare le vongole.
Oscillando tra rabbia e speranza, insulti e risate, il dialogo si modula su una nota comune che è quella della tenerezza. Enzo e Tonino non riescono neanche a spiegare cos’è che odiano della loro vita ma avvertono disagio nel viverla.
Non è importante cosa faranno, l’importante, per loro, è farlo altrove.
Enzo e Tonino, se andassero a Parigi, venderebbero i taralli sugli Champs Élysées. E non è solo una aspetto comico ma una spia lampante che caratterizza i personaggi: loro non cambieranno mai, perché in fondo amano le loro radici. Probabilmente la loro fuga non è tanto una volontà quanto più una necessità ed è questo sentimento comune che rende la storia commovente .
Il dialogo è gonfio di parole crude, ha una musicalità dura che dilaga nel porto semivuoto e si disperde. Sembra di essere sospesi nel tempo. La realtà piomba a capofitto solo con schegge di domande “Hai sentito la rapina in banca?” “Hai visto che hanno fatto a “taxi driver”?” e poi si disperde in commenti che, nel loro qualunquismo, tradiscono una umanità tragica: Enzo e Tonino sono illusi. Credono di essere diversi, odiano una realtà che invece rappresentano a pieno e, quel che è peggio, inconsapevolmente. La violenza, l’ignoranza e l’ ingenuità li rendono splendidamente umani e vicini allo spettatore che arriva anche a soffrire e sperare per loro.
Enzo e Tonino sono vinti da una società meridionale inattiva che produce eterni sognatori e vecchi disillusi, incastrati in una vita in cui non si riconoscono; uomini che non sanno più come agire e aspettano, in un porto, che la fortuna arrivi, per loro, con un Ferrari rosso fiammante.
(Falene ) RegiaAndrès A. Arce :; sceneggiatura:Andrej Longo; fotografia: Maura Morales Bergmann; montaggio: Gabriella Cristiani; musica: Francesco Forni; interpreti: Totò Onnis, Paolo Sassanelli; produzione: Giovanni Costantino; distribuzione: Distribuzione Indipendente; origine: Italia, 2011; durata: 65’
