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Fast and Furious 7

Pubblicato il 3 aprile 2015 da Alessandro Izzi
VOTO:


Fast and Furious 7

Il block buster portato alle sue estreme conseguenze non ha più bisogno di motivazioni.
La trama, per questo genere di film, è un puro incaglio, una cambiale da pagare con soldi virtuali e che ha il solo scopo di indicare una direzione a uno spettatore sempre più sprovveduto.
Non è più sentiero né strada perché, da un certo punto in poi, anche le automobili cominciano a volare tra i palazzi come può volere solo il gioco di un bambino.
E non serve più tanto a dare un inizio e una fine al nostro bisogno di racconto, ma solo a scontornare un “prima” e un “dopo” di ogni cosa.

Lo spettatore non ha più bisogno di perenne attenzione sulla superficie dello schermo. Può distrarsi quanto vuole, può, se dentro il cinema c’è campo, scaricare le mail con il telefonino, o, se ha fame, uscire a comprare popcorn nel bar del foyer. Che qualcosa gli sfugga dagli occhi è poco importante in un film in cui l’immagine è un’anguilla che quanto più cerchi di afferrarla tanto più ti scappa dalle dita.

Fast and furious 7 è un perenne in media res. Puoi cominciare a vederlo da metà o dagli ultimi quaranta minuti: la sua sostanza non cambia!
Il film è puro movimento: assembla scene di inseguimenti, sparatorie, scazzottate, voli acrobatici ed esplosioni con la sconcertante forza del frastuono e si sforza solo di trascinarti in una ridda multicolore di situazioni, in una girandola di azioni che aspirano appena alla dimensione spuria della coreografia che esaurisce in se stessa tutti i suoi possibili perché.

Fast and furious 7, come non ha bisogno di sceneggiatura, sembra poter fare a meno anche della regia. È operazione da pilota automatico in cui conta solo il ritmo dell’escalation, del “sempre più”, del perenne sfondamento di ogni possibile barriera.
Ridisegna anche le coordinate della sospensione di coscienza dello spettatore perché qui niente è mai credibile per davvero e quindi tutto invita al sonno della ragione che non genera altri mostri che la solitudine videoludica.
Qui l’immagine non rimanda mai a un possibile Reale, ma se ne resta chiusa in se stessa, nei confini stretti dell’inquadratura. Per questo ogni azione è senza conseguenze in questo mondo di totale finzione. Nessuno muore mai, anche se palazzi crollano, se bombe esplodono e se automobili si frantumano.
La morte è destino che tocca al più solo alle comparse. Ai poliziotti in tenuta antisommossa con il casco che quasi toglie loro ogni elemento umano.
I protagonisti, pur se catapultati a tutta forza contro i muri della logica, si rialzano senza neanche un graffio. Non corpi, ma icone esse stesse che volteggiano nel vuoto.
Tanto che il block buster, sembra dirci Fast and furious 7, potrebbe, se solo lo volesse, fare a meno anche degli attori. E lo fa, dal momento che Paul Walker, morto durante le riprese, resta in scena fino all’ultimo fotogramma in un addio che si prolunga oltre i titoli di coda.

Ed è su questo lungo addio che il block buster, fosse pure per un attimo, è costretto a fare i conti con il mondo vero in una scena che, obbligata ad abbandonare l’autostrada della pancia, deve per un po’ avventurarsi fino allo stop del cuore.
Forse l’unico momento di autentica emozione (pur nel sovraccarico di retorica che suona comunque sincera evocazione del valore salvifico della famiglia contro le tentazioni dell’avventura per l’avventura) di un’operazione stretta nella sua vocazione apparentemente inoffensiva che sembra puntare all’intrattenimento, ma rischia, e troppo, di insegnare prima di tutto le scorciatoie dell’indifferenza.


CAST & CREDITS

(Furious 7); Regia: James Wan; sceneggiatura: Chris Morgan; fotografia: Stephen F. Windon; montaggio: Leigh Folsom Boyd, Dylan Highsmith, Kirk M. Morri, Christian Wagner; musica: Brian Tyler; interpreti: Vin Diesel, Paul Walker, Dwayne Johnson, Michelle Rodriguez, Tyrese Gibson, Jason Statham, Jordana Brewster, Elsa Pataky, Ludacris , Kurt Russell, Djimon Hounsou, Tony Jaa, Lucas Black, Ronda Rousey; produzione: Universal Pictures, Relativity Media, Dentsu; distribuzione: Universal Pictures; origine: USA, 2014; durata: 140’


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