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Ferrara Film Festival - Life on the Line

Pubblicato il 2 giugno 2016 da Matteo Galli


Ferrara Film Festival - Life on the Line

Per iniziativa del trentacinquenne Maximilian Law, produttore regista e attore di origini ferraresi (il suo vero nome è Massimiliano Scroscio) ma trasferitosi già da più di dieci anni a Los Angeles, è partita il 31 maggio la prima edizione dello FFF (Ferrara Film Festival), un’iniziativa preparata e annunciata già da tempo che nasce anche grazie allo sponsoring di alcune aziende locali, al partenariato con gli enti locali di Ferrara e provincia (da citare il comune di Vigarano Mainarda, luogo di nascita di Carlo Rambaldi) e in parallelo alla quale è nata anche la Ferrara Film Commission. Il programma (6 giorni in tutto) si articola su 44 film suddivisi per cinque diverse categorie: “Short Usa”, “Short World”, “Documentary”, “Feature World” e “Feature Usa”. Sia i corti che i documentari prevedono al loro interno anche una sottosezione dedicata ai cineasti dell’Emilia Romagna. Dei 44 film in programma 17 sono statunitensi e 16 sono italiani, poi ci sono due contributi australiani, i 9 film restanti se li dividono 9 diverse nazioni. Citando Guccini si potrebbe dunque dire: tra la via Emilia e l’West (anche se, notoriamente, Ferrara non è sulla Via Emilia). Nelle intenzioni di Law il senso è proprio quello di creare un ponte fra Hollywood (una ulteriore sottosezione si chiama per l’appunto “Effetto Hollywood”) e Ferrara, una città meravigliosa che ha, tuttavia, vissuto tempi migliori in termini di visibilità al cinema, essendo trascorsi alcuni decenni dai tempi di Cronaca di un amore, de La lunga notte del ’43 e de Il giardino dei Finzi Contini. Di qui, ovviamente, anche la creazione della Film Commission una delle cui missioni è appunto di quella di attrarre su Ferrara e provincia produttori e registi, italiani e stranieri. Vediamo come andrà questa prima edizione, come risponderà il pubblico, anche se, va detto fin da ora, sarà difficile attrarre il pubblico facendo pagare il biglietto per uno slot composto da un cortometraggio e da un lungometraggio la bellezza di 15 euro (a Berlino neanche le prime di gala al Berlinale Palast costano così tanto). Il premio principale, peraltro, si chiama Drago d’Oro.
Il festival è iniziato ieri con il durissimo e notevole cortometraggio intitolato Day One di Henry Hugues, già nominato per gli Oscar 2016, incentrato su un pesante conflitto interetnico e di genere nel quale si ritrova una interprete statunitense al suo primo giorno di lavoro sul fronte afghano. Al corto ha fatto seguito Life on the Line, film di David Hackl (regista di Saw V), interpretato da John Travolta, che si vedrà in Italia in autunno. Il film è tutto incentrato sulla figura professionale dei cosiddetti linemen, operai altamente specializzati addetti alla manutenzione dei piloni dell’alta tensione, chiamati spesso a interventi di emergenza in occasione delle non infrequenti violente tempeste che si abbattono sul Texas, lo stato in cui il film si svolge. Si tratta di un film appena dignitoso che intende porre l’accento su un mestiere ad altissimo rischio (a un certo momento si dice, difficile dire se sia vero, che il mestiere è al quarto posto fra i mestieri più pericolosi degli Stati Uniti, al quinto posto essendo quello di domatore di tigri con carne cruda addosso…) e innesta questa denuncia – incorniciata da un’intervista simil cinéma verité e culminante, nei titoli di coda, in fotografie di persone realmente rimaste vittime di incidenti sul lavoro con tanto di indirizzo web per potersi meglio documentare e fare donazioni - su un plot tipicamente mélo che prende verso la fine una marcata deriva thriller. Ne è protagonista il veterano Beau - caposquadra interpretato piuttosto bene appunto da John Travolta, che ne ha ormai viste di tutti i colori, fra cui la morte in un incidente del fratello in occasione della tempesta con la quale si apre il film – e la nipote Bailey (Kate Bosworth), la persona a lui più cara al mondo, innamorata di un giovane scorbutico, egli stesso lineman, ma nient’affatto stimato dal caposquadra, anzi a lui inviso. Il regista riesce tutto sommato a mantenere un certo equilibrio fra le due anime principali del film, il film di denuncia e il mélo, mentre la deriva thriller, peraltro funzionale alla catarsi finale, risulta sul piano della sceneggiatura un po’ forzata, implicando l’introduzione di alcuni personaggi minori non del tutto convincenti. Qualche carenza la si rileva altresì sul piano dei dialoghi e anche le scene più propriamente di genere, tipo quelle di rissa o quasi e musica country nei locali dove i linemen a fine giornata vanno ad abbrutirsi appaiono alquanto convenzionali. Con un uso sistematico del timelapse il film cerca di trarre il massimo profitto dalla violenza cromatica dei paesaggi, rasentando qua e là il kitsch. Diciamo che il Ferrara Film Festival, dopo il film d’esordio, fuori concorso, può migliorare.


CAST & CREDITS

(Life on the Line). Regia: David Hackl; sceneggiatura:Primo Brown, Peter I. Horton, Marvin Peart, Dylan Scott; fotografia: Brian Pearson; montaggio: Jamie Alain; interpreti: John Travolta (Beau), Kate Bosworth (Bailey), Devon Sawa (Duncan), Julie Benz (Carline), Sharon Stone (la madre di Duncan)produzione:Marro Film, Elite Film Productions; origine: Usa 2015; durata: 97’


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