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Festa del Cinema di Roma 2007 - Conferenza stampa Chaotic Ana 21/10/2007

Pubblicato il 21 ottobre 2007 da Carlo Dutto


Festa del Cinema di Roma 2007 - Conferenza stampa Chaotic Ana 21/10/2007

Pochissimi i giornalisti presenti in Sala Petrassi alla conferenza stampa del film Chaotic Ana, presentato alla stampa ieri in seconda serata. Presenti il regista Julio Medem, l’attrice protagonista Manuela Vellés e i due produttori, Simòn De Santiago e Koldo Zuazua, per i quali non è stata spesa una sola domanda, mentre è assente Charlotte Rampling.

Partendo dal suo ultimo film, Lucìa y el sexo, pensa che questa Caotica Ana sia in qualche modo una continuazione naturale del personaggio, un ulteriore approfondimento della sua indagine sul rapporto tra uomo e donna nella società moderna?

Julio Medem: Quando ho intrapreso la scrittura e quindi le riprese di questo film, non mi sono posto l’idea di continuare il personaggio di Lucìa, non ci sono collegamenti diretti tra le due. La mia intenzione iniziale era quella di descrivere un personaggio nuovo, che mi è stato ispirato da mia sorella Ana. Era una pittrice e morì nel 2001 in un incidente stradale mentre stava andando alla inaugurazione di una sua mostra. Aveva un carattere solare, ottimista, come traspare dai suoi dipinti che ho usato nel film. Naturalmente sono partito dall’ispirazione di mia sorella per approdare a un personaggio nuovo, che si è allontanato a poco a poco dal perosnaggio ispiratore. In questo processo di allontanamento, ho suddiviso il film in un viaggio a due dimensioni. Una che riguarda lo spazio in senso stretto, il viaggio che intraprende fisicamente Ana, da Ibiza a New York passando per Madrid, l’altro è un viaggio attraverso il tempo, attraverso il passato. Un viaggio che permette ad Ana di vivere la memoria di altre donne morte, che mi dato la possibilità di analizzare l’ancestrale femminile a partire dalla personalità caotica della protagonista. Le donne hanno, a differenza degli uomini, un istinto creativo innato, che si contrappone all’istinto di distruzione dell’uomo.

Nel film un dialogo di Ana è altamente esplicativo: “La morte riempie, non svuota”, parole molto esplicative su ciò che pensa della morte..

Julio Medem: Ana è l’unico personaggio a comprendere che il concetto di morte dona un senso di pienezza, che esiste una “materia” dei morti che risiede dentro ognuno di noi. Siamo infatti tutti la testa visibile dell’umanità, abbiamo una memoria ancestrale che ci portiamo dentro. Il senso di assenza è un atto d’amore verso la persona morta. Un concetto che ho legato al femminino nel film, contrapposto a un concetto maschile della morte che implica l’eliminazione e la distruzione, simboleggiata dalla scena iniziale in cui il falcone uccide la colomba.

Nel film uno dei tormentoni nei dialoghi risulta la “formula” di Linda, l’amica madrilena di Ana, che pensa che “gli uomini sono tutti stupratori e le donne tutte puttane”…

Julio Medem: Credo che nel mondo moderno le differenziazioni tra uomini e donne si stiano assottigliando sempre più, almeno negli aspetti più esteriori. La differenziazione sessuale di Linda è infatti frutto di una sua opinione personale che lei stessa smentisce poi nella pratica, comportandosi in senso opposto a quello che pretende...

Manuela è un’attrice debuttante, difficile a credersi, vista l’interpretazione intensa. Un film che si basa infatti sul personaggio di Ana, presente in pressoché tutte le inquadrature. Come è avvenuto l’incontro con Manuela?

Julio Medem: Inizialmente c’è stato un lavoro molto preciso della casting director, che l’ha selezionata. Appena finita la sceneggiatura, non avrei mai pensato che sarei riuscito a trovare un’attrice capace di riportarmi alla visione anche fisica che avevo del personaggio di Ana mentre lo scrivevo. Ma quando ho provinato Manuela, ho subito avuto la sensazione che non avrei trovato un’attrice migliore. Manuela era perfetta in ogni particolare recitativo: come respirava, come si poneva di fronte alla macchina da presa, la sua risata e il suono della sua voce mi hanno convinto che era davvero perfetta. Per quanto riguarda la recitazione, Manuela assorbe facilmente gli stimoli esterni, come una spugna e ci sono voluti solo due pomeriggi di lavoro per focalizzare quello che sarebbe stato il lavoro recitativo, che poi abbiamo testato anche con l’altro attore Nicolas Cazalé che interpreta Said.

Manuela Vellés: Inizialmente ero terrorizzata, ma grazie a Julio mi sono sciolta e insieme abbiamo lavorato su ogni aspetto del personaggio di Ana, dalla sua angoscia alla risata, dal pianto alla sensualità. Abbiamo provato per circa due mesi, interagendo anche con gli altri attori, tutti dalla esperienza già maturata.

Stai parlando di Charlotte Rampling, che nel film interpreta il ruolo di Justine, una mecenate dell’arte che aiuta Ana a trasferirsi a Madrid…

Manuela Vellés: Un’esperienza unica l’incontro con Charlotte: l’ho osservata a lungo e ho imparato molto da lei durante le riprese. La sua presenza scenica già di per sé è molto forte, pregnante. Ha inoltre una capacità di concentrazione incredibile, sa essere proiettata verso il suo personaggio e allo stesso tempo avere perfettamente la sensibilità di sapere dove si muove la macchina da presa.

Le tematiche che tocca il film sono state anche analizzate da Coppola nel suo Youth without youth presentato ieri in prima visione mondiale. Siete registi diversi per generazione e background culturale e malgrado ciò avete entrambi toccato la tematica del viaggio nel tempo come metafora della vita umana. Semplice coincidenza?

Julio Medem: Non ho avuto modo di vedere il film di Coppola, ma posso dire che la tematica che ho intrapreso nel film mi è sovvenuta man mano che procedevano le riprese. Sono convinto che gli esseri umani sono fatti di tutto e di tutti coloro che ci hanno preceduto. Ognuno di noi è un catalizzatore di esperienze di vita ed è per questo che Ana possiede nel suo inconscio immagini di emozioni vissute da donne che sono morte anche molto tempo fa e che riaffiorano nella sua mente per qualche motivo. Scrivendo il personaggio di Ana non volevo che fosse consapevole e che riuscisse a controllare queste immagini. Ma sono queste immagini affioranti che la spingono a compiere un gesto forte, in nome di tutte le donne di cui Ana conserva la memoria.


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