Festa del Cinema di Roma 2007 - Namibia: The Struggle for Liberation - Extra
Per descrivere un film come Namibia bisogna prima di tutto considerare cosa una pellicola del genere rappresenta per la cinematografia africana: si tratta del primo film prodotto, con un massiccio investimento economico e organizzativo, dal governo della Repubblica della Namibia, e racconta la guerra per l’indipendenza dal Sudafrica (effettivamente raggiunta solo nel 1990).
Sessant’anni di storia africana condensati in un’opera negli intenti grandiosa, che vuole essere la memoria più importante della resistenza e della liberazione di un popolo dai suoi oppressori (il Sudafrica, gli Stati Uniti, l’Occidente, i bianchi). Con queste premesse, Namibia sembra diventare il racconto mitico della nascita di un popolo, l’epopea che accompagna e sancisce l’atto fondativo di una nazione. La storia dei namibiani per i namibiani, per far sì che nessuno possa dimenticare.
Se cerchiamo i limiti strutturali della pellicola li troveremo chiaramente nella portata ‘istituzionale’ dell’operazione: i personaggi sono monocromatici, i conflitti spesso manichei. Nulla a che vedere con la cupa ambiguità che serpeggiava ad esempio in un prodotto come Hotel Rwanda.
Ma come dicevamo, qui siamo nel campo dell’epica, assistiamo a un canto che vuole ad un tempo celebrare e scrivere la storia di un popolo. In questo quadro va anzi esaltata la narrazione asciutta e cronachistica, che tiene in piedi un flusso imponente (quasi tre ore) di avvenimenti. E’ questo uno dei grandi meriti della regia (firmata da un autore interessante come Charles Burnett), riuscire a sostenere la grandiosità dell’allestimento.
Perno della storia è Sam Nujoma, il futuro primo presidente della Namibia. Lo seguiamo attraverso gli anni della giovinezza e della resistenza, e con lui approdiamo all’assemblea delle Nazioni Unite, dove dopo anni di lotta la questione namibiana raggiungerà l’opinione pubblica europea. Ma Namibia è un racconto corale, e insieme a Sam Nujoma (che anzi scompare a un certo punto del film) ci sono varie figure, altri protagonisti della resistenza, man mano sempre più centrali nell’economia della narrazione. Ma, a ben guardare, nessuno di questi è il vero protagonista del film. E’ la Storia il personaggio principale, è lei a determinare la struttura del film nei termini di una rigida diacronia (al di là di pochi flashback): ovvero, più importante dei personaggi – alla fine più dei ruoli che dei veri caratteri – e più importante del luogo (della Namibia che quasi non si vede, sempre nascosta dietro figure umane) è la catena di eventi che s’insegue per tutta la durata del film. Senza sosta, la narrazione fagocita tutto il resto. Ogni evento, dal più piccolo al più grande, dall’intimo all’universale, viene inserito nel circuito narrativo. Ne risulta un’opera imponente, che aspira ad essere monumento ancora prima che documento.
(Namibia: The Struggle for Liberation) Regia e sceneggiatura: Charles Burnett; fotografia: John Njaga Demps; montaggio: Ed Santiago; musica: Stephen James Taylor; interpreti: Danny Glover (Elias), Carl Lumbly (Sam Nujoma), Joel Hailkali (Sam Nujoma da giovane), Chrisjan Appollus (Sam Hosea), Obem Emvula (Red), Tia Hoases (Rose); produzione: Namibia Film Commission; origine: Namibia, 2007; durata: 161’; www.namibiathemovie.com