Festa del cinema di Roma 2007 - The King of Kong - Extra
Quando, nel 1981, direttamente dal Giappone, arrivò nelle nostre sale giochi Donkey Kong, platform arcade della Nintendo, tutti, dai bambini al gotha, capirono che qualcosa, nella società stava cambiando. La mania si diffuse immediatamente, come una febbre, contagiando adulti e ragazzi tanto che la prestigiosa rivista Life, nel 1982, riunì sulle sue pagine i migliori giocatori del mondo come fossero star di Hollywood. Fra questi con il titolo di “Giocatore del secolo” campeggiava la foto di Billy Mitchell. Quasi dieci anni dopo, nel 2003, Steve Wiebe, un umile e riservato trentacinquenne, riuscì nell’impresa di superare il record storico di Mitchell. Dalla sfida fra questi due maestri dell’arte di Donkey, Seth Gordon, trae la pellicola The King of Kong.
Due caratteri, due stili di vita, due personalità diametralmente opposte ed un’unica, comune passione: Donkey Kong. Questi sono Billy Mitchell e Steve Wiebe. Ed è proprio per questo che la loro sfida a colpi di joystick rappresenta, nel divertente documentario di Gordon, molto più che un semplice duello alla console. Come in un microcosmo speculare alla nostra società così l’organizzazione che gestisce il ranking di Donkey Kong mostra tutte le pecche del nostro sistema. Così, ad esempio, Mitchell, uomo dall’immagine forte e parte integrante del sistema, viene favorito con ogni mezzo, lecito o meno, mentre Wiebe, riservato e molto meno inserito, fatica, nonostante la sua bravura, a vedersi riconosciuti i suoi meriti. _Non è più dunque una semplice partita contro Kong quella del trentacinquenne americano ma una sfida ad un sistema di potere. Un sistema facilmente assimilabile a quello che ci circonda, che crea e distrugge leggi e regole per favorire i propri amici e contrastare i propri avversari. Un organismo alla continua ricerca di sotterfugi ed espedienti per mantenere, il più a lungo possibile, il timone del comando. La parabola di Wiebe che con onestà, fatica, orgoglio e umiltà affronta vittorie e sconfitte, record e delusioni, inganni e trucchi, rappresenta infine un punto di vista ottimista e “puro” per guardare con fiducia al nostro futuro.
Esteticamente inappuntabile, preciso e puntuale nelle inquadrature (tanto da muovere più di qualche sospetto sul realismo di molte scene) il film di Gordon sorprende e diverte. Piena di riferimenti iconografici e musicali agl’anni ’80, momento del massimo splendore per i videogiochi alla Donkey, la pellicola procede briosa e ritmata. Come non citare, ad esempio, l’allenamento di Steve Wiebe sottolineato dalle note di Eye of the tiger come sublime fusione fra cult di quell’epoca? Esaltante per glia amanti del genere, per chi, almeno una volta nella vita, si è accanito contro un oggetto inanimato, la console, rea di aver barato o di aver impedito un punteggio da record, King of Kong, non stanca comunque neanche i neofiti dei videogame restituendo allo spettatore settantanove minuti di leggerezza e una piccola riflessione.
Giampiero Francesca
P.S. (The King of Kong) Regia: Seth Gordon; montaggio:Jim Bruce, Luis Lopez; nazione: USA anno: 2007 durata: 79’
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