Festa del Cinema di Roma 2007 - Conferenza stampa Le deuxieme souffle

La prima conferenza stampa della Festa del Cinema di Roma si svolge nella sala Petrassi, dopo le due ore e trentacinque minuti di proiezione di Le duexieme souffle che apre la kermesse della capitale. Presenti Monica Bellucci, il regista Alain Corneau e i produttori Michèle e Laurent Pétin.
Ci potete raccontare la lunga genesi di questo film, un progetto pensato da anni?
Alain Corneau: Erano più di trent’anni che sognavo di poter realizzare questo film , dopo aver visto la pellicola di Melville nel 1966. Ho anche avuto la fortuna di lavorare con Jean-Pierre come assistente alla regia per un altro dei suoi film noir. Volevo realizzare un’altra versione del romanzo di Josè Giovanni ed immaginando il periodo in cui ambientare la storia, ho realizzato subito che non avrebbe funzionato bene se fosse stata ambientata ai giorni nostri, al tempo presente. Dopo aver conosciuto Michèle e Laurent, che mi hanno spesso incoraggiato nel mio progetto, ho subito scelto come storia quella di Deuxieme Souffle, che rappresentava una vera e propria sfida, quella di rendere moderna una storia che affonda le sue radici nel passato. Melville stesso un giorno mi disse che si augurava di poter vedere trent’anni dopo una nuova versione della storia, che mantenesse lo spirito del libro e del suo film. Nella mia versione infatti permane in primo piano la metafora del gangster, legata ai temi eterni dell’eroe e dell’onore, che sono all’origine del genere noir.
La differenza che risalta più marcata con il film di Melville è tutta nel personaggio femminile di Mamouche..
Alain Corneau: Nel libro scritto da Josè Giovanni era descritto molto bene il personaggio femminile di Mamouche, un bellissimo personaggio che nel film di Melville è stato praticamente cancellato, sottovalutato in fase di sceneggiatura. Grazie al lavoro con Monica, abbiamo dato a questo personaggio uno statuto a parte, essendo l’unico personaggio femminile del film e l’unico ad agire in modo davvero adulto.
Monica, puoi raccontare come ti sei avvicinata all’interpretazione del personaggio di Mamouche, assente nel film di Melville per cui era stata scelta nel 1966 Simone Signoret?
Monica Bellucci: Mamouche è un personaggio dalla personalità sfaccettata: coniuga gli aspetti più legati alla femminilità ad una forza di carattere unica; è pur sempre una donna d’affari, cresciuta nella malavita, viene dalla strada. Nel libro di Giovanni, Mamouche vive con il potente gangster Paul ed è lui che le dà questo soprannome, che significa gitana. Abbiamo lavorato molto sul look di Mamouche: il colore biondo dei capelli con le sue ricrescite evidenti non possono che far pensare a una donna che cerca di dare di sé l’immagine di una donna borghese, per nascondere la sua vera origine proletaria. Una donna forte che farebbe qualsiasi cosa per l’uomo che ama ma che allo stesso tempo si lascia guidare dal proprio istinto. Quando capisce che Gu sta andando verso la morte, si lascia infatti guidare dall’istinto verso Orloff, l’unico gangster che nel film non si macchia le mani di sangue… Una donna che è simbolo di un’epoca che non c’è più, una donna che indossa sfringitaglie, bustini e reggiseni a punta, segno di una femminilità curata nei minimi dettagli.
Risulta evidente il riflesso del passato nel film, con i suoi codici morali e i personaggi tragici e tanto veritieri proprio perché presi dalla realtà. Giovanni infatti aveva conosciuto in galera i personaggi che poi ha descritto nel suo romanzo: la stessa donna cui si ispira il personaggio di Mamouche ha denunciato Melville…
Laurent Pétin: Se da un lato le vicende di Deuxieme Souffle sono vere, dagli episodi delle evasioni alle sparatorie, i personaggi sono stati naturalmente rimodellati. Lo stesso Giovanni mi disse che se avesse descritto precisamente i personaggi come erano nella realtà, avrebbe scritto un reportage giornalistico. Giovanni invece voleva dare una meccanica tragica ai suoi personaggi. Personaggi che invece hanno una statura tragica molto marcata, un codice morale che non esiste più, che forse si può ancora rintracciare nella malavita della Corsica, ancora così legata a una mentalità patriarcale.
Come vede cambiato dal film di Melville il mondo della criminalità e della malavita?
Laurent Pétin: Il mondo della malavita è cambiato moltissimo negli ultimi anni, trasformato a causa dell’avvento devastante del mercato della droga, una vera e propria catastrofe sotto molti punti di vista: sociale, medico, economico.
Monica, per il tuo personaggio della femme fatale ti sei ispirata a Sharon Stone in Casinò?
Monica Bellucci: In realtà mi sono ispirata a tutte le bionde del mondo e naturalmente a tutte le attrici francesi degli anni ‘50/’60 che con le loro interpretazioni hanno creato l’idea di eroina nei film noir, penso alla Bardot, alla Signoret, ma anche alla Kim Basinger di L.A. Confidential o alla Lauren Bacall che seduceva Bogart nel Grande Sonno. Una storia di uomini perturbati da una donna bionda è un classico del genere noir e grazie al lavoro di Alain è stato possibile ricreare quell’atmosfera, in un clima di continua suspence, durata per i tre mesi della riprese. Devo dire che per aiutare a creare il ruolo di Mamouche è stata fondamentale la creazione del look, per una donna che vive circondata dalla morte, una donna matura che non ha avuto figli, forse perché non saprebbe da chi farli crescere, una donna che cerca continuamente di sopravvivere. Amo dire di questo personaggio che è un’anima che piange, con occhi votati sempre verso il pianto, anche se Mamouche piange veramente una sola volta, nel finale, quando capisce che il suo amato Gu sta andando verso la morte.
Michèle Pétin: Abbiamo creato con Mamouche un personaggio che non rientra per niente nel clichè della femme fatale: quando lei dice “Ti amo” a Gu, lo dice con vero trasporto, non per un qualche interesse egoistico e lo stesso Gu se ne accorge, rimanendo spiazzato da tanta sincera passione. Comunque, dopo aver visto le foto di Monica per il poster del film in effetti con Laurent abbiamo subito pensato alla Stone in Casinò.
Il film vede come protagonista Daniel Auteuil, una sfida unica misurarsi con il Gu interpretato da Lino Ventura per Melville..
Laurent Pètin: Avevo parlato con l’autore del romanzo, Josè Giovanni, morto circa tre anni fa, riguardo all’attore che avrebbe potuto interpretare Gu a distanza di tanti anni e subito abbiamo pensato a Daniel Auteuil. Come attore ha raggiunto una tale maturità da impressionare tutti per quanto è rigoroso nel suo lavoro, un attore perfetto perché riesce sempre a mantenere anche nelle scene più violente, uno sguardo infantile che crea una distanza con le azioni che compie.

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