FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2007 - CONFERENZA STAMPA YOUTH WITHOUT YOUTH 20/10/2007

La Sala Petrassi dell’Auditorium ha ospitato in mattinata l’affollata conferenza stampa del film di Francis Ford Coppola. Tra gli spettatori d’eccezione, i figli Roman e Sofia e la moglie Eleanor. Presenti sul palco il regista, in sgargiante camicia gialla, i protagonisti Tim Roth e Alexandra Maria Lara, il montatore Walter Murch e il direttore della fotografia Mihai Malaimare.
Una domanda da estendere a tutti i presenti: ci potete raccontare come vi siete avvicinati a questa storia straordinaria, girata quasi interamente in Romani e come siete stati scelti da Coppola?
Mihai Malaimare: Io sono al terzo film come direttore della fotografia, e girare un film di Francis è stata una emozione unica. Ricordo che Francis è venuto in Romania per fare dei test agli attori e a vari direttori della fotografia, per un periodo di una settimana. Con lui ho personalmente passato sei ore in cui mi ha messo alla prova e due mesi dopo ho ricevuto una sua mail dove annunciava di avermi scelto per il suo film.
Walter Murch: Francis e io lavoriamo insieme da ormai quarant’anni, da quando nel 1968 girò The rain people (in Italia Non torno a casa stasera, ndr). Anche io ho ricevuto una delle sue famigerate mail per annunciarmi del film, ma ero impegnato nelle riprese di Jarhead e ho quindi ho potuto solo partecipare all’editing finale, a riprese ultimate. A fine riprese ho infatti raggiunto Francis a Bucarest per la post-produzione. Non lavoravamo insieme da quando abbiamo affrontato nel 2000 Apocalypse Now Redux e devo dire che tra noi ormai c’è una alchimia totale.
Alexandra Maria Lara: Ero in vacanza quando ho ricevuto lo script da Francis. Non ho avuto il coraggio di aprire la busta per due giorni per quanto ero terrorizzata. Quando poi l’ho aperta e letto lo script c’era alla fine un numero di telefono a cui, dopo vari tentativi ha risposto la voce di Francis. L’emozione era enorme, ho quindi incontrato Francis e Tim a Londra e abbiamo poi iniziato le riprese.
Tim Roth: Io ho sempre pensato a uno scherzo, ero a Roma quando il mio agente mi ha fatto sapere che Coppola mi cercava per farmi interpretare un suo film. Ho sempre pensato fosse uno scherzo, anche quando ho ricevuto lo script e persino durante le riprese pensavo fosse tutta una fantasia!
Cosa significa per lei girare un film e come definirebbe Youth without youth?
Francis Ford Coppola: Per me fare un film è come cercare di rispondere a una domanda che mi assilla. Alla fine delle riprese, ho la risposta. Youth without youth la considero una fiaba crepuscolare, alla Borges, quando leggevo la storia scritta da Eliade, non riuscivo a credere a quante cose accadono al protagonista. Girandolo, ho capito che volevo fare un film che il pubblico volesse vedere e rivedere, volevo parlare del tempo e della consapevolezza che abbiamo di esso, spiegare concetti difficili come la progressione temporale.
Tutto il film gira attorno al paese della Romania, a partire dall’opera di Mircea Eliade fino a d arrivare alle riprese, avvenute in gran parte a Bucarest. Cosa ha significato per lei lavorare in un paese come la Romania?
Francis Ford Coppola: La Romania è un paese che detiene una importantissima tradizione culturale, che tocca tutte le sfere intellettuali, da quella musicale a quella teatrale e letteraria. Un Paese che da poco ha fatto il suo ingresso nella Unione Europea e che sta vivendo una grande trasformazione e fioritura, un paese eccezionale con moltissimi giovani innamorati del cinema, oltre che grande produttore di vini, che finalmente si affaccia anche ai grandi festival, basti pensare alla recente vittoria al Festival di Cannes. Per Youth without youth ho impiegato oltre 50 attori rumeni, i più importanti e bravi del paese, che hanno interpretato le parti principali, anche quella di Giuseppe Tucci, l’orientalista italiano interpretato da un importante attore rumeno, Marcel Lures.
Per quanto riguarda le musiche, ha scelto quelle originali del compositore argentino Osvaldo Golijov..
Francis Ford Coppola: Golijov è un grande compositore argentino di musica classica che vive a Boston e pubblica con l’etichetta Deutsche Grammophon. L’ho scelto perché le musiche sono per me sempre state molto importanti, vengo da una famiglia di musicisti e sono cresciuto con la musica. Per questo film ha scritto una partitura bellissima e ne scriverà altre in futuro per me.
Il suo ritorno alla regia avviene dopo dieci anni, che sensazioni ha provato a tornare dietro la macchina da presa?
Francis Ford Coppola: E’ stata un’esperienza bellissima, gratificante, in tutti questi anni mi sono impegnato nella scrittura, non voglio essere solo un regista di intrattenimento come sono stato in passato, voglio iniziare a girare film più personali, proprio come questo.
Si assiste a una proliferazione di remake di film del passato, lei un giorno pensa di girarne uno, magari di un suo stesso film?
Francis Ford Coppola: Io credo che girare un remake di un film equivalga a una perdita di energia, il pubblico ha bisogno di film nuovi, vuole che gli si illumini la vita con idee nuove, non vecchie solfe!
Walter Murch: Un giorno ho trovato sul web un sito che elenca tutti i grandi film di successo anni Settanta e nessuno di essi è stato oggeto di remake, pur risultando nella lista dei migliori film della storia del cinema. Invece, più della metà dei migliori film degli anni Sessanta è stata oggetto di remake, una statistica assurda! C’è chi dice che il cinema si sta cannibalizzando e io la penso allo stesso modo!
Il film presenta un simbolismo molto marcato, ce ne potete parlare?
Walter Murch: Il simbolismo c’è quando e dove il pubblico lo vede, ognuno giudicherà da solo. Noi come autori non abbiamo la giusta distanza per giudicare, ma in un cinema che fonde pensiero ed emozioni, come in questo film, c’è sempre del simbolismo, ogni azione è di per sé simbolica e la ricchezza di un film risiede proprio nell’eco di una immagine nella mente dello spettatore. Basti pensare al ruolo preponderante della rosa nel film, che da sola detiene un potenziale simbolico enorme, una metafora continua. E la metafora è l’anima del cinema.
Il film risulta non convenzionale come narrazione. Come pensa che sarà accolto il suo film dal pubblico?
Francis Ford Coppola: Quando si gira un film non convenzionale, il pubblico impiega tempo per ‘digerirlo’, basti pensare ad Apocalypse Now, che solo a distanza di tanti anni viene veramente apprezzato. Il mio film non è immediatamente fruibile, diretto, non arriva immediatamente come Spiderman o Shrek. Il pubblico dovrebbe essere in grado di poter vedere il film più di una volta, magari senza pagare il biglietto una seconda volta.
Girerà mai un giorno Il Padrino parte 4?
Francis Ford Coppola: Non capisco perché mai dovrei girare la quarta parte del Padrino. Ero già riluttante anni e anni fa nel girare la parte 2 e fu un grande sforzo finirlo, non voglio ripetermi all’infinito.
Si getterebbe mai di nuovo in un progetto come quello di Apocalypse Now?
Francis Ford Coppola: Rispondo dicendo solo che la cosa eccezionale dell’essere giovane è che si è ignoranti e per rifare un film come quello dovrei tornare ad avere l’ignoranza della gioventù!

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