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Festa del Cinema di Roma 2007 - Conversazione con Terrence Malick

Pubblicato il 26 ottobre 2007 da Antonio Valerio Spera


Festa del Cinema di Roma 2007 - Conversazione con Terrence Malick

Era forse l’evento più atteso dal pubblico cinefilo presente alla Festa di Roma. L’incontro con Terrence Malick, prima ancora che avesse luogo, aveva già il sapore di straordinarietà e di leggenda: mai concesso prima d’ora un incontro con il pubblico, mai neanche una fotografia (se non in una sola occasione – e quella foto è l’unica che possa mostrare il volto del regista). Amato da tutti gli attori, disposti anche a dimezzarsi il compenso pur di partecipare ad un suo film, e adorato dal pubblico e dalla critica mondiale, Malick si è presentato ieri nella Sala Petrassi dell’Auditorium romano per il suo primo storico incontro con la stampa ed i fan. Le sue condizioni per la partecipazione erano chiare: niente red carpet, nessuna foto o ripresa video, nessuna domanda dal pubblico (insomma, niente che potesse intaccare la sua forte timidezza) e soprattutto nessuna parola sul suo cinema. L’argomento scelto dall’autore de La rabbia giovane è stato il cinema italiano.
Condizioni rispettate ma con un piccolo ripensamento finale. Infatti fortunatamente, Malick ha concesso in conclusione dell’incontro qualche domanda su due sequenze dei suoi film.
Il regista è stato accolto da una standing ovation da parte del pubblico e dei giornalisti in sala. Una vera ovazione che però è immediatamente riuscita a mettere in evidenza la sua grande timidezza. Con il suo stile compassato e con un po’ d’imbarazzo, seduto tra Antonio Monda e Mario Sesti, Malick ha rivelato dei gusti inaspettati. Le prime sequenze scelte nel panorama della storia del cinema italiano dal poeta texano hanno piacevolmente sorpreso la platea. Nessuno infatti si poteva aspettare dall’autore di film come La sottile linea rossa e Giorni del cielo un’immensa passione per il principe Antonio de Curtis, in arte Totò. Dopo la proiezione di due sequenze tratte da Totò a colori e I soliti ignoti, Malick ha espresso il suo amore per il comico napoletano paragonandolo ad artisti del calibro di Charlie Chaplin e Buster Keaton: Come loro Totò, da sotto la sua maschera comica, fa trapelare un forte senso di malinconia e di morte – ha affermato – Nonostante siano pochi i film con Totò arrivati fino agli States, è amato tantissimo anche dal pubblico americano. Inoltre, parlando della sua amicizia con Roberto Benigni, ha dichiarato che il comico toscano è il vero erede del principe de Curtis perché anche lui riesce ad esprimere comicità e malinconia sia con la fisicità che con le parole.
Sviando ad ogni tentativo degli intervistatori di virare il discorso sul suo cinema, Malick ha proseguito la conversazione analizzando sequenze tratte da Sedotta e abbandonata di Germi e Lo sceicco bianco di Fellini. Riguardo a quest’ultimo e alla sequenza dell’apparizione folgorante sull’altalena dello sceicco Sordi, il regista americano ha parlato di come da essa trapeli uno spiccato sentimento per la natura, aspetto che caratterizza anche le sue opere (basti pensare ai suoi due ultimi strepitosi film).
Ha spiazzato anche la scelta dell’ultima sequenza da analizzare: il finale di Il posto di Ermanno Olmi. Il capolavoro del regista bergamasco è stato scelto da Malick soprattutto perché è un film lieve e perché il personaggio principale è dotato allo stesso tempo di forza e grazia.
Giunti finalmente al momento più atteso, e cioè all’analisi di due sequenze tratte da suoi film, l’incontro si è fatto meno interessante, perché si è subito notata la difficoltà di Malick nel rispondere alle domande di Sesti e Monda riguardo al suo cinema. E’ risultata infatti evidente la sua notevole timidezza, che l’ha spinto sempre a ricollegarsi al cinema italiano e a mettere in secondo piano gli approfondimenti sulle sue opere ed il racconto di aneddoti della sua vita e della sua carriera cinematografica. L’unico momento in cui si è lasciato trascinare (anche se non con troppo entusiasmo) dal racconto delle sue esperienze di set, è stato quando ha parlato delle dinamiche che lo hanno portato a recitare un breve cameo nel suo La rabbia giovane. Data l’assenza di un attore texano, Martin Sheen, protagonista della pellicola, l’ha convinto ad interpretare quel ruolo. Pensavo che quella scena l’avremmo rigirata il giorno seguente, ma Sheen mi ha quasi costretto a lasciarla così com’era.
Nonostante, dunque, Malick abbia parlato poco del suo cinema, non possiamo non riconoscere l’importanza di questo incontro pubblico concesso alla Festa di Roma e la bravura degli organizzatori nel riuscire ad ottenere la sua presenza in questa manifestazione. Potrebbe non capitare più di vedere dal vivo questo grande autore, potrebbe non apparire più davanti ad un pubblico. Ma forse è meglio così, perché ciò che ha reso mitica la figura di Malick, oltre ai suoi film, è stato proprio il suo nascondersi dal pubblico ed estraniarsi dal successo.
Grazie Terrence, torna pure nell’oscurità del tuo silenzio.


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