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Festa del cinema di Roma 2007 - Marco Ferreri, il regista che venne dal futuro - Extra

Pubblicato il 25 ottobre 2007 da Nicola Cordone


Festa del cinema di Roma 2007 - Marco Ferreri, il regista che venne dal futuro - Extra

La Festa del Cinema rende un caloroso tributo a Marco Ferreri, uno tra i più grandi registi italiani di tutti i tempi: la sala Petrassi accoglie dapprima la proiezione della geniale pellicola L’udienza e poi dedica novanta minuti alla visione del documentario Il regista che venne dal futuro, presentato in anteprima assoluta. In sala sono presenti amici, collaboratori e parenti del compianto cineasta milanese, disposti a rilasciare brevi testimonianze sulle esperienze di vita condivise con il maestro. In un clima sereno, confidenziale e sotterraneamente nostalgico si accendono i riflettori sull’anima di un uomo anarchico, solitario, ribelle, provocatorio, poco incline ai compromessi, che ha dedicato cinquant’anni della propria vita al servizio della settima arte: come aiuto, produttore, sceneggiatore, regista, attore in un itinerario fatto di volontari o necessari spostamenti, costantemente alla ricerca di un luogo deputato alla libera espressione e sperimentazione, indifferente a tutte le possibili restrizioni censorie.

Il documentario ripercorre l’intera cronofilmografia del regista dagli esordi come produttore, all’ultimo, originale, atto d’amore per la sua arte: Nitrato d’argento (1996), una storia del cinema osservata dal punto di vista degli spettatori. Tra questi due estremi c’è il corpo e il cuore di tutta l’opera di Ferreri: l’esperienza spagnola, segnata dal sodalizio con Rafael Azcona, che comprende El Pisitos, El Cicos ed El Cochecito, apologhi grotteschi infarciti di humour nero sul perbenismo e i valori ipocriti della borghesia franchista; il lungo periodo nostrano, che precede quello francese, con titoli del calibro di La donna scimmia, Una storia moderna: l’ape regina, Break-up – L’uomo dei palloni e Oggi, domani, dopodomani, fino ad arrivare al capolavoro assoluto: Dillinger è morto. Film di rottura, rivoluzionari, lucidi nello smascherare i paradossi, le contraddizioni e le ingiustizie che i poteri forti impongono alla morale comune, ma anche profetici: Dillinger, infatti, è una spietata metafora sulla solitudine, l’alienazione e l’assurdità del vivere quotidiano agli albori dell’epoca consumistica. Il seme dell’uomo è una parentesi quasi fantascientifica, che si avvale di mezzi estremamente ridotti e artigianali per costruire un racconto fortemente allegorico. Il ricordo e l’analisi, sintetica ed efficace, della produzione successiva – dalla Grande Abbuffata in poi – sono accompagnati, come nell’ideale prima parte del documentario, dalla voce accademica, ma suadente e calda di Michele Placido, e dai contributi dei suoi collaboratori ufficiali, come Alfonso Sansone, Rafael Azcona o Citto Maselli.

Non mancano aneddoti curiosi e interessanti: la reazione provocatoria di Ferreri, per esempio, agli insulti dopo lo scandalo della visione di La grande bouffe, il Salò dell’autore milanese, parabola di morte sulle potenzialità autodistruttive della società contemporanea. L’excursus procede con un ciclo di film che hanno per oggetto la donna, presente e futuro dell’umanità: L’ultima donna, Ciao Maschio, Storia di Piera, il Futuro è donna, intervallate soltanto da Chiedo asilo, favola sul rapporto con i bambini, e Storie di ordinaria follia, tratto da quattro racconti di Charles Bukowski. Gli anni Ottanta e Novanta registrano un calo nella vena ispiratrice e i film di questo periodo sono meno graffianti e incisivi dei precedenti, ma (ri)affiorano i temi della morte dell’uomo e di quella del cinema, suscitando sentimenti nostalgici che inducono a riflettere sull’opera complessiva dell’autore prima della sua scomparsa. Tuttavia il documentario non concede pause melodrammatiche e Ferreri viene confermato dal primo all’ultimo fotogramma come un regista fuori dal tempo, sempre ironico e irriverente senza essere cinico, incredibilmente immerso e distante dalla vita e dal contesto sociale che lo hanno ospitato per più di settant’anni: un uomo che venne dal futuro, appunto, un cineasta geniale dotato di un’ineccepibile individualità.


CAST & CREDITS

Regia: Mario Canale; soggetto e sceneggiatura: Mario Canale, Annarosa Morri; narratore: Michele Placido; musiche: Philippe Sarde; montaggio: Adalberto Gianuario, Alessandro Raso; immagini: Maurizio Carta, Massimo Coconi, Paolo Mancini, Marcello Rapezzi, Mario Canale; ricerche iconografiche: Rosellina d’Errico; produzione esecutiva: Mario Canale, Elena Francot; paese: Italia; produzione: Surf Film, Orme, La7; anno: 2007, durata: 90’.


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