X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Festa del cinema di Roma 2007- Mujeres Asesinas - Extra

Pubblicato il 20 ottobre 2007 da Alessandro Izzi


Festa del cinema di Roma 2007- Mujeres Asesinas - Extra

Si vorrebbe dir bene di Mujeres Asesinas, pilot di una serie televisiva di produzione più argentina che italiana scritta e diretta da Herbert Simone Paragnani, un autore che di televisione qui in Italia ne ha fatta tanta (è stato Headwriter de I cesaroni e ha scritto per prodotti seriali come Un posto al sole o Don Camillo).
Se ne vorrebbe parlare bene perché ci lascia, a fine proiezione, con l’impressione di voler davvero tentare strade nuove e di volersi seriamente aprire un varco nell’asfittico panorama di una fiction televisiva (la nostra) che si è ormai sclerotizzata su un modello tanto buonista nei contenuti quanto innocuo nella forma. Si vorrebbe rimarcare come, nelle sue linee generali, Muyeres Asesinas sia un concreto tentativo di riappropriarsi delle dinamiche di un genere cinematografico, il crime movie, che in Italia ha avuto, sino a poco tempo fa, un certo seguito. Si vorrebbe, infine, sottolineare come il tono abbastanza asciutto di una narrazione resa espressiva da un montaggio serrato che gioca di anticipazioni e riempie il racconto di ellissi ben orchestrate denoti la volontà di aprire il prodotto verso un mercato più internazionale e vasto di quello cui in genere aspirano i nostri prodotti (Cesaroni compresi).
Ed è da ammettere che Mujeres Asesinas dichiara fin dalle prime inquadrature la sua voglia di volare alto, di puntare ad un linguaggio cinematografico che il piccolo formato televisivo può a stento contenere nella sua (qui da noi) sempre più ridotta cornice. Il gioco di incastri dei flash-back che ricostruiscono la burrascosa storia dell’incontro tra Veronica (un’attrice fallita soggetta ad improvvisi momenti di violenza incontrollabile) e Marta (aspirante suora), infatti, sembra mimare la concitazione di un prodotto americano alla Lost dove l’azione procede sulla base della somma costante di nuove informazioni che, ampliando la competenza dello spettatore sui fatti, contraddicono, sia pure solo in parte, quanto si pensava di aver acquisito sino a quel momento (e questo gioco va avanti sino al colpo di scena conclusivo che qui non vogliamo anticipare, ma che, in fondo, è prevedibile già dopo i primi dieci minuti di proiezione). Allo stesso modo la visione di una realtà di profonda provincia, con il campo di visione che presto si restringe alla scala di quel condominio dove si consumerà il delitto, sembra cercare inquietanti piste alla Twin Peaks presto moltiplicate da figure disturbanti più vicine all’incubo che ad una resa realistica del narrato (Marta che si reca all’incontro fatale vestita da suora, l’appartamento illuminato solo da luci di candela alla fine ecc.). Due “ispiratori” alti, quindi, che rappresentano il fulgido ed autoriale esempio di una televisione davvero capace di superare i suoi limiti linguistici e di aspirare alle alte vette della creazione artistica.
Eppure c’è un difetto di fondo che impedisce a Mujeres Asesinas di accostarsi per davvero agli esiti di questi due grandi modelli ed è essenzialmente il fatto che, sia come regista che come sceneggiatore, Paragnani concentra troppo il suo raggio di indagine sul solo spazio delle due protagoniste della vicenda. Perdendo troppo rapidamente di vista quelle che sono le figure di contorno (ad esempio il primo giovanissimo amante tossicodipendente di Veronica, impersonato da un efficace Nahuel Perez Biscayart), infatti, il regista non riesce davvero a mettere a fuoco il contesto entro cui prende corpo la torbida storia passionale di Marta e Veronica. Il discorso di fondo tende, quindi, ben presto a farsi troppo generico. Venendo a mancare la giusta misura di ambiguità e complessità nei testimoni della storia (solo la figura del sacerdote, confessore della povera Marta, perviene ad una dimensione meno bozzettistica e più problematica) il breve esperimento di Paragnani non riesce per davvero a raggiungere una dimensione metaforica che superi i limiti della pura e semplice storia che va raccontando. Il risultato è, quindi, poco più che una vicenda passionale abbastanza ben raccontata e condita col sale di un delitto terribile che ammicca ai peggiori episodi della cronaca dei TG (ed è qui che il pilot finisce per rientrare in quella televisione da cui aveva cercato tenacemente di tenersi lontano).
Se il Lynch di Twin Peaks era riuscito ad allargare il suo sguardo all’orrore della provincia americana e l’Abrahams di Lost era stato capace di costruire una metafora dell’intera cultura occidentale, al Paragnani di Mujeres Asesinas vien fuori solo una descrizione di una femminilità problematica e di una sessualità incredibilmente contorta che difficilmente riuscirà a trovare un suo spazio nelle prossime programmazioni dei palinsesti.
E il problema di noi italiani è che, considerando quello che passa il convento delle nostre reti generaliste, questo ci sembra davvero già tanto.


CAST & CREDITS

(Mujeres Asesinas); Regia e sceneggiatura: Herbert Simone Paragnani; fotografia: Gogò Bianchi; montaggio: Fernando Komero, Ignazio Casciotta; musica: Giulio Del Prato; interpreti: Donatella Finocchiaro (Marta), Sabrina Impacciatore (Veronica), Giorgio Colangeli (Padre Ignazio), Livia Bonifazi (Bianca), Cristina Albero (Silvia), Nahuel Perez Biscayart (Aldo); produzione: Wilder ed Esperia Film per Fox Channels Italy; orgine: Italia/Argentina, 2007; durata: 52’


Enregistrer au format PDF