La storia di Fred Robsaham meritava di essere poeticamente condensata in un film e di entrare a far parte dell’immaginario cinematografico collettivo.
La vita di un Ulisse in moto perpetuo, alla spasmodica scoperta di nuovi paesaggi e culture che arricchiscano il cuore e amplino i propri orizzonti di vita. Una barca a vela che attraversi le acque di tutto il mondo, con la donna amata come unica compagnia. E poi, dopo aver contemplato tutto il possibile, morire ascoltando il rumore del mare. Così, un bel giorno, durante il riposo in un porto tranquillo, dove lavorava come mozzo, Fred incontra un uomo che cambierà il suo destino: gli viene offerta la possibilità di lavorare in Italia nel mondo del cinema. Un nuovo scenario si apre di fronte ai suoi occhi sognanti, è l’occasione della vita: diventare famoso e mettere i soldi da parte per comperarsi una barca e iniziare a viaggiare. Fred non si lascia sfuggire l’occasione e comincia l’avventura nel bel paese, fatta di incontri, donne e lavoro. E’l’epoca delle pellicole sgranate degli spaghetti western, di Barbarella al fianco di Jane Fonda, dell’esperienza a Cannes con Andreassi, dei melodrammoni strappalacrime e dei polizieschi iperviolenti, ma soprattutto sono questi gli anni dell’amore, mai tramontato, per Agostina Belli e il suo Profumo di donna. La favola continua con lunghi e appassionati viaggi in barca, immortalati da riprese amatoriali, così nostalgiche ed evocative che dipingono un periodo felice, all’apparenza intramontabile.

Ma la ruota del fato, assai spesso, percorre la sua orbita con sconvolgente puntualità e quando tutto sembra scorrere per il verso giusto ecco la sventura abbattersi impietosa sul cammino dell’uomo: Fred scorta in Italia un gruppo di amici che hanno depositato nella sua barca più di una tonnellata di cannabis; giunti a destinazione vengono fermati e arrestati dalla polizia locale. Anche l’attore è giudicato colpevole e viene condannato ad un anno di prigionia: è l’inizio della fine. Fred trascorre un periodo durissimo, tra violenze, umiliazioni e meschinità di ogni genere. Durante l’assenza Agostina, per solitudine, conosce un altro uomo; in un soffio il nostro eroe perde ogni cosa: l’amore, il lavoro, la barca, la dignità. Decide di tornare a vivere in Novergia, nel paesino in cui è cresciuto, ma dovrà ricominciare tutto da capo affrontando, da solo, una malattia letale che ha contratto in carcere per pura casualità. Tra alcool, droga, risse e piccoli espedienti per poter vivere, l’attore si trova, da oltre vent’anni, in una condizione di assoluta marginalità, appeso ai ricordi di un passato fiabesco; ma quando Benestad decide di realizzare un documentario su di lui, Robsaham confessa di aver ancora un piccolo sogno nel cassetto…

Molto più di un semplice documentario biografico, Natural born star, è soprattutto un prezioso omaggio al cinema di genere degli anni Sessanta e Settanta. Costruito a partire dal ricco materiale d’archivio dell’attore, è raccontato con lo stile, l’estetica e il montaggio di un tipico b-movie nostrano e i film citati ricoprono nello sviluppo del racconto, originali funzioni narrative, che si sostituiscono alla testimonianza essenziale di Robsaham o a sequenze ricostruite. Abbondano i primi piani e le tipiche inquadrature da spaghetti western sul vecchio e malconcio attore, commentate dalle musiche originali, o arrangiate, di quella precisa epoca cinematografica; così il film abolisce il confine che separa la realtà dalla finzione e restituisce lo spirito e la filosofia di vita del coraggioso e sfortunato(?) viaggiatore.
Un mockumentary originale e coinvolgente, destinato ad accontentare platee più ampie di quelle cinefile: un altro esperimento riuscito della sezione Extra.