X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Festa del Cinema di Roma 2007 - Things We Lost in the Fire - Premiere

Pubblicato il 28 ottobre 2007 da Sila Berruti


Festa del Cinema di Roma 2007 - Things We Lost in the Fire - Premiere

Grande successo per il primo film in lingua inglese di Susanne Bier. Alle prese con una storia difficile e amara, la regista dimostra ancora una volta la grazia e la forza che contraddistinguono da sempre il suo lavoro, dando vita ad un film perfettamente riuscito.
Una delle caratteristiche della Bier è infatti quella di saper affrontare con rara delicatezza pellicole aspre, dure e complesse. Things We Lost in the Fire (distribuito in Italia con il titolo, prevedibilmente poco azzeccato di Oltre il fuoco) è un film che, per dirlo con le parole dello sceneggiatore Allan Loeb, "parla di catarsi e ripresa". La pellicola ricomincia in un certo senso dove ci aveva lasciato Dopo il matrimonio: esattamente, cioè, nel momento in cui il capofamiglia moriva affidando le sorti dei suoi cari all’amore giovanile della moglie. Ma se al protagonista di After the wedding, presentato lo scorso anno proprio alla prima edizione della Festa del cinema di Roma, veniva lasciata la possibilità di conoscere il proprio destino e di mettere “le cose a posto” prima di andarsene, la tragedia che investe la famiglia di questa nuova toccante pellicola è improvvisa, e per questo ancora più tragica.
Audrey (Halle Berry) perde il marito Bryan (David Duchovny), rimasto ucciso mentre cercava di difendere una donna. Sola con due bambini, completamente sconvolta, cerca un modo per superare il dolore. Si rivolge al migliore amico del marito, Jerry, ex-avvocato (Benicio del Toro). Anche l’esistenza di lui sta però andando in pezzi: l’uso di eroina lo ha portato a vivere in una misera stanza, solo e senza un soldo. L’unico a non aver mai abbandonato Jerry è proprio Bryan. Tra la vedova e l’amico di infanzia non corre buon sangue. Troppe volte Audrey è stata lasciata sola da Bryan nel cuore della notte, troppe vedendolo andare via ha avuto il terrore che gli potesse accadere qualche cosa. E invece è su una tranquilla strada di periferia, non nel sordido sobborgo di una metropoli, che suo marito verrà ucciso, fatto che la costringerà a rimettere in discussione le sue convinzioni e a fare per Jerry quello che avrebbe fatto Bryan stesso. Partendo da zero, con una vita distrutta e un futuro incerto, i due troveranno la speranza per andare avanti. Sarà proprio l’essere capaci di accettarsi, di comprendersi e quindi di aiutarsi a rendere possibile l’inizio di una guarigione.
Bisogna capire che le "cose che abbiamo perso nel fuoco", per quanto importanti siano, non ci devono tenere ancorati al passato impedendoci di andare avanti, ma che dobbiamo cercare in quelle che non sono andate perdute la forza per guardare verso il futuro, di sopravvivere al dolore e alla sconfitta. Un ruolo molto importate in questo difficile processo di risalita e di rinnovamento lo giocano i bambini di Bryan e Audrey, che saranno in grado di dare alla mamma e all’amico del papà una nuova forza e una nuova motivazione per guardare avanti. I destini dei due amici si fondono: Jerry si troverà in un certo senso a vivere situazioni che sarebbero spettate di diritto a Bryan (come vedere il figlioletto mettere per la prima volta la testa sotto l’acqua), mentre Bryan muore in una maniera assurda per la vita onesta che ha sempre condotto (venire ammazzato in mezzo ad una strada è la fine che sarebbe stata più “adatta” a uno che, come Jerry, conduce un’esistenza continuamente in bilico tra la vita e la morte).
La sceneggiatura poggia sui grandi sentimenti: amore, amicizia e fiducia che la regista affronta con coraggio, senza mai lasciare che gli attori scivolino nel pietismo. Non ci sono sbavature nella recitazione di Halle Berry e Benicio del Toro che tengono con straordinaria bravura una parte non certo facilissima da interpretare.
Ci si commuove, ma non per pietà: Susanne Bier gioca ancora una volta con sapienza la carta della comprensione che di molto differisce da quella dell’immedesimazione. Non c’è trucco, non c’è inganno, tanto meno banali trappole, ma solo mestiere e precisione. Il film scorre senza intoppi, senza inutili indugi sul dolore altrui.
Non sono poche le influenze di Krzysztof Kieslowski, in particolar modo di Film Blu e non soltanto per la tematica trattata (l’elaborazione del lutto), ma soprattutto per la scelta di alcune inquadrature, del modo di riprendere e usare il dettaglio, che richiamano chiaramente lo stile del regista. Nel film si ritrovano lo stesso rigoroso rispetto del pubblico, che caratterizza i film del maestro polacco.
Rispetto ed onestà che dovrebbero essere le parole chiave di tutti i film, al di là di ogni legittimo giudizio estetico. Un rispetto che è sempre più difficile trovare nel cinema contemporaneo.


CAST & CREDITS

(Things We Lost in the Fire) Regia: Susanne Bier; sceneggiatura: Allan Loeb; fotografia: Tom Stern; montaggio: Pernille Bech Christensen, Bruce Cannon; musica: Johan Söderqvist; scenografie: Richard Sherman; costumi: Karen Matthews; interpreti: Halle Berry (Audrey Burke), Benicio del Toro (Jerry Sunborne), David Duchovny (Brian Burke), Alison Lohman (Kelly), Omar Benson (Miller Neal), John Carroll Lynch (Howard Glassman) ; produttore: Sam Mendes, Sam Mercer; produzione: Neal Street; distribuzione italiana: Universal Pictures International Italy; distribuzione internazionale: Paramount Pictures; origine: USA 2007; durata: 119’; web info: http://www.thingswelostinthefire.com.


Enregistrer au format PDF