Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina - Douar de Femmes

Scelto come film di apertura del Festival, Douar de Femmes (Villaggio di donne - t.i.) di Mohamed Chouikh porta in scena la realtà di un piccolo villaggio algerino in cui le donne, rimaste sole con vecchi e bambini, sono costrette ad armarsi per difendersi dagli attacchi dei terroristi e far fronte alla partenza degli uomini, andati in città a lavorare nelle fabbriche.
Muovendosi su toni agrodolci, il Film ha il suo fulcro nella rappresentazione del mutamento dei rapporti di forza all’interno di un piccolo centro in cui la presenza femminile, prima relegata ad uno stato di subalternità rispetto a quella maschile, si riappropria, assumendo l’onere della difesa del sito e dei suoi abitanti, di un ruolo non più marginale bensì centrale all’interno della vita del villaggio.
Il regista dilaziona la sua sensibilità all’interno di inquadrature e sequenze che corrono via mostrando in modo sempre più incisivo la complessità ma anche l’innegabile profondità di sentimenti che animano i rapporti di queste donne diventate improvvisamente guardiane, custodi morali e materiali dell’integrità fisica del villaggio. La solidarietà femminile diviene quindi il primo tramite semantico con cui dovere fare i conti nell’interpretazione di questa pellicola.
Chouikh gioca sapientemente con registri che alternano toni più da commedia ad altri di natura più sociale e, inevitabilmente, drammatici. Dietro ogni battuta è celato parte di quel mondo arabo che, oggi più che mai, a molta parte della civiltà occidentale risulta ancora oscuro e difficilmente interpretabile. È partendo proprio dalla sceneggiatura, però, che il regista invita a riflettere; una sceneggiatura da leggere nella sua esplicazione visiva con molta attenzione per essere certi di riuscire a carpire segni, simboli e tradizioni di una cultura altra rispetto la nostra.
Come detto, è innanzitutto la complessità ma anche la straordinaria forza dell’universo femminile ad essere posto al centro della rappresentazione. Le protagoniste, accettando di imbracciare le armi, danno manifestazione visiva della consapevolezza di una realtà che, lontano da qualsiasi forma di vittimismo, non può non condurre a questa conclusione. Fanno ciò senza perdere quell’umanità e quella dignità, spesso calpestate, in grado di lasciare ancora tempo e di dare voce a sentimenti, ricordi e speranze che il regista imprime ai volti delle sue donne.
Quella che prima era, dunque, muta accettazione di una condizione di secondo piano, si risolve, alla fine del film, con una nuova presa di posizione, gridata a gran voce proprio dal vecchio e buffo capo spirituale del villaggio, depositario della cultura religiosa e del potere politico e decisionale, agli uomini rientrati dal lavoro in città accompagnati ancora da una tracotanza che l’esasperazione conduce sino al ridicolo.
In 96’ minuti la realtà degli attacchi terroristici ci è mostrata solo attraverso la paura ed il terrore di cui essi sono portatori. Procedendo dunque per evocazione e non per illustrazione, il regista guida la macchina all’indirizzo di sguardi di donne, vecchi e bambini che hanno nel possibile passaggio della morte una costante compagna della propria vita; donne che, nonostante tutto, riescono a mantenere unito il villaggio senza perdere quel sorriso che, lungo tutta la pellicola, stride e si scontra con quei kalashnikov portati in spalla.
(Douar de Femmes) Regia, soggetto e sceneggiatura: Mohamed Chouikh; fotografia: Allel Yahiaoui; montaggio: Yamina Bachir-Chouikh; musica: Khaled Barkat; interpreti: Sofia Nouacer, Khaled Benaissa, Bahia Rachidi, Nawel Zaater, Aida Ghechoud ; produzione: Acima Films, Entv Alger; distribuzione: Acima Films; origine: Algeria; durata: 96’;
