Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina - Giant Steps

“In Sudafrica sono presenti moltissimi idiomi locali e milioni di persone non parlano l’inglese che è, al contrario, la lingua ufficiale. Ho scelto di non sottotitolare il mio documentario perché è giusto che anche chi parla la lingua inglese provi quel senso di straniamento che milioni di indigeni provano ogni giorno”.
Con queste parole, Aryan Kaganof presenta, in anteprima mondiale, Giant Steps(Passi da Gigante - t.i.), incisivo documentario sulla realtà poetica, musicale ed artistica dell’attuale blackness sudafricana, accompagnato nella regia da Geoff Mphakati, figura storica della lotta per la libertà di espressione, deceduto durante le riprese ed a cui è dedicato il video.
Chi conosce Kaganof non si può certo stupire del suo approccio visivo al tema affrontato. Il suo lavoro, infatti, procede, dal punto di vista formale e di linguaggio, in modo parallelo rispetto ai contenuti mostrati. Le scelte registiche fanno da corollario alla potenza ed alla assoluta libertà, creativa ed ideologica, dei componimenti, poetici e non, di un movimento di artisti le cui parole vivono e si nutrono della violenza con cui vengono scagliate, assecondando solo il continuo ed infermabile flusso di coscienza dell’autore. Il regista sudafricano, trapiantato ad Amsterdam, sceglie, dunque, di condurre all’esasperazione i suoi registri espressivi, alternando contaminazioni elettroniche ed effetti digitali ad un più lineare tipo di racconto.
Kaganof porta la sua macchina ad impressionare momenti di condivisione artistica e politica, ponendo al centro della sua riflessione la discriminazione di cui sono continuamente vittima gli indigeni sudafricani, coloro cioè che hanno visto fagocitare il proprio idioma, e con esso la propria capacità dialettica all’interno della società, dalla lingua inglese. È un documentario di denuncia che parte dalla memoria, dagli inizi di una lotta ideologica di liberazione che, generazione dopo generazione, continua ancora oggi, con nuove forme espressive figlie, però, di quei poemi di Lefifi Tladi che proprio nella libertà e nell’assoluta indipendenza da regole strutturali sintattiche celavano e continuano a farlo grida di protesta e di ribellione, alla ricerca del diritto di conservare le proprie origini e di vedersi riconosciuti da un governo che sembra, al contrario, fare di tutto per privarli dell’esercizio della critica.
In poco meno di un’ora assistiamo a creazioni artistiche ed a monologhi di denuncia che, come sottolinea lo stesso Kaganof, “Mostrano la reale condizione del paese ed è giusto che continuino a farlo in una realtà in cui si viene chiamati dissidente solo perché non si condividono gli stessi progetti politici”.
(Giant Steps) Regia, soggetto, sceneggiatura: Aryan Kaganof, Geoff Mphakati; fotografia: A.K. Thembeka; montaggio: C.R. Mandala; musica: Johnny Dyani, Lefifi Tladi; produzione: Dv8 Michelle Wheatley, Jeremy Nathan; distribuzione: Dv8; origine: Sudafrica; durata: 52’; web info: www.kaganof.com.
