Figli delle stelle

La cantava Alan Sorrenti negli anni ’80 e ora nell’omonimo film di Lucio Pellegrini le sue note riecheggiano in una piccola casa di montagna dove gli stralunati rapitori Claudia Pandolfi, Paolo Sassanelli, Piefrancesco Favino e Giuseppe Battiston insieme al sequestrato Giorgio Tirabassi danzano nostalgicamente. Figli delle stelle è uno dei manifesti musicali dell’Italia degli anni ’80, uno di quei successi indimenticabili che tutt’oggi vengono risuonati in serate musicali revival. Ed un’anima revival in fondo ce l’ha anche la commedia di Pellegrini. Un’opera corale, una storia dallo sfondo sociale e ancorata alla realtà, un discorso ironico e al contempo amaro sul presente, un cast di grandi attori: il pensiero non può che andare alla grande commedia italiana degli anni ’50-’60, quella di Totò, di Monicelli, di Germi, di Risi, di Pietrangeli, quella che sapeva cogliere i cambiamenti della società, che rappresentava i suoi protagonisti in modo deformato ma sempre verosimile, che riusciva ad andare nel profondo del nostro paese dietro un’apparenza di superficialità.
A Lucio Pellegrini vanno rivolti solo complimenti per questo suo ultimo lavoro. Già con Tandem, E allora mambo! e Ora o mai più ci aveva convinto, ma oggi, dopo tanta televisione (I liceali e Non pensarci-La serie), il regista piemontese torna al grande schermo realizzando il suo film migliore, il suo film più riuscito. Si ride, si riflette, si vede buon cinema. Pellegrini fotografa, da Roma alla Valle d’Aosta, un’Italia cinica, corrotta, inetta, schiava dei media, ma in fondo “bonacciona”, quando vuole preziosa nell’animo e dai buoni intenti e sentimenti. Non ci sono buoni e cattivi in Figli delle stelle, non ci sono distinzioni: tutti hanno una doppia faccia, tutti vivono in equilibrio tra due dimensioni. Soprattutto i protagonisti, quei cinque improbabili rapitori, sfigati sognatori antieroi del Duemila, e quel politico sequestrato per errore, stranamente pieno di speranze e di amore per il suo lavoro, tutti interpretati efficacemente da un gruppo di attori in grandissima forma. Favino ci regala una performance ricca di sfumature e di cambi di tono, Volo e la Pandolfi appaiono pieni di verità, Battiston sposa alla perfezione le tonalità grottesche del racconto, Tirabassi è misuratissimo e Sassanelli si conferma straordinario attore che il cinema dovrebbe sfruttare meglio e di più. A loro va il merito di non cadere mai nel macchiettismo, di rimanere sempre in bilico tra surreale e verosimile, di rendere al meglio l’amarezza e il dolore della realtà e la freschezza e la spensieratezza della favola. Ciò però lo si deve anche ad una sceneggiatura equilibrata e compatta, coerente dall’inizio alla fine, senza buchi, divertente, vivace, capace di ironizzare sul presente, di sdrammatizzarlo, di esasperane elementi positivi e negativi, senza mai cadere nel ridicolo; e lo si deve in particolare anche ad una regia frizzante, elegante nella sua grottesca fantasia, nel continuo citazionismo, nella direzione corale degli attori, nel ritmo mai compassato, nel sapersi fondere alla perfezione con scenografia e costumi.
Figli delle stelle prosegue l’andazzo positivo della commedia nostrana. Dopo Ozpetek, Papaleo, Leo, Mazzacurati, Miniero (ed in attesa dei nuovi Brizzi e Lucini), Pellegrini diverte con amarezza e riflette sul bel paese, avendo ben in testa l’insegnamento dei maestri del passato. Realizza un’opera matura, coinvolgente e profonda. Una vera commedia all’italiana, popolare e raffinata.
(Figli delle stelle) Regia: Lucio Pellegrini; sceneggiatura: Lucio Pellegrini, Francesco Cenni, Michele Pellegrini; fotografia: Gian Enrico Bianchi; montaggio: Walter Fasano; musica: Giuliano Taviani; interpreti: Pierfrancesco Favino, Claudia Pandolfi, Giorgio Tirabassi, Paolo Sassanelli, Fabio Volo, Giuseppe Battiston; produzione: ITC Movie, Pupkin Production, Warner Bros. Entertainment Italia; distribuzione: Warner Bros.; origine: Italia; durata: 102‘.
