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Figli delle stelle - Incontro con Lucio Pellegrini e il cast

Pubblicato il 19 ottobre 2010 da Antonio Valerio Spera


Figli delle stelle - Incontro con Lucio Pellegrini e il cast

In uscita venerdì 22 ottobre distribuito da Warner Bros. in 250 copie, Figli delle stelle è una sorprendente commedia sull’Italia di oggi che da una parte riprende molto la grande commedia dei maestri, da Monicelli a Germi, e dall’altra propone uno sguardo moderno, grottesco e surreale che ricorda tanto cinema contemporaneo, su tutti quello dei fratelli Coen. Presenti alla conferenza stampa di presentazione, il regista e sceneggiatore Lucio Pellegrini, che ha ringraziato immediatamente la regione Valle d’Aosta per il sostegno al film, gli altri due sceneggiatori Michele Pellegrini e Francesco Cenni, e l’intero cast (indiscutibilmente in ottima forma nella pellicola): Pierfrancesco Favino, Claudia Pandolfi, Paolo Sassanelli, Giuseppe Battiston e Fabio Volo, improbabili e goffi sequestratori del politico Giorgio Tirabassi. Il sottosegretario interpretato da quest’ultimo è una delle poche mosche bianche del parlamento – dice Pellegrini. Fa parte della sfiga dei personaggi della “banda", tutti vocati ad autodistruggersi, che dal confronto con il politico hanno solo da imparare e di conseguenza crescono.

Figli delle stelle è una commedia ma tratta una realtà drammatica. Come avete lavorato su questa opposizione?

Lucio Pellegrini: M’interessava costruire un film profondamente ancorato alla realtà. Si fa molta commedia in Italia, ma poco legata alle sensazioni che ci arrivano dal reale, all’osservazione di una realtà sempre più conflittuale, alla difficoltà totale delle persone di aderire all’immagine di chi dovrebbe rappresentarli. Mettere un piede nella realtà: questo ha fatto la commedia nei suoi anni migliori. Noi abbiamo cercato di fare qualcosa di simile, anche se comunque poi il film, pur partendo dai sentimenti del reale, prende la strada anche verso il grottesco e il surreale. Ci interessava fare una commedia, metterci nel solco di film che ci piacevano, volevamo raccontare personaggi che ci piacessero. Abbiamo cercato di sviluppare l’idea del disagio attorno a una commedia. La scommessa del film era raccontare la situazione in cui ci troviamo, che poi forse è anche quella che in parte ci meritiamo.

Perché tra tante canzoni avete scelto proprio Figli delle stelle?

L.P.: Volevamo raccontare questa casa di montagna, in cui si ritrovano i protagonisti, rimasta ancora negli anni ’80. Figli delle stelle è una delle canzoni più rappresentative del periodo. I nostri personaggi in fondo sono sognatori un po’ sfigati e mi piaceva che questa canzone un po’ li unificasse. È una canzone che li rappresenta e li racconta.

Non ha paura che il film, per il tema che tratta, possa suscitare polemiche?

L.P.: Non ho paura, è una cosa che tenevo in considerazione quando ho scritto e girato il film. In questo momento è facile suscitare polemiche là dove in realtà non ci sono problemi. Io credo che il film parta da spunti realistici ma che poi prenda una strada tutta sua. Anni fa un mio film che parlava del G8 in modo diretto, Ora o mai più, ha avuto diverse critiche, ma Figli delle stelle è più astratto.

Il film presenta espliciti riferimenti alla commedia italiana del passato da I soliti ignoti a La Banda degli onesti. Anche questo mettere insieme un cast così, composto da tanti bravissimi attori, ci riporta a quell’epoca fortunata del nostro cinema.

L.P.: Con gli attori ho lavorato moltissimo. Volevo che loro partecipassero alla scrittura dei personaggi. Per questo li ho lasciati lavorare molto d’improvvisazione. E’ bello lavorare con gli attori per cercare insieme strade per i personaggi. E poi mi piaceva mettere insieme attori così diversi, come ad esempio Favino e Volo, dalle provenienze molto diverse. E comunque mi sono ispirato molto alla commedia italiana del passato. I soliti ignoti è uno degli ispiratori del film, il cinema di Monicelli è un riferimento, mi piace il suo sguardo sui perdenti.

Perché ha scelto un politico vero, Fabrizio Rondolino, per il ruolo del ministro?

L.P.: Potevo prendere un attore, ma solo un vero politico poteva fare quel ruolo che comunque era piccolo. M’interessava provare a lavorare con qualcuno che subito mi trasmettesse quel tipo di sensazione.

Una domanda per tutto il cast: come vi siete avvicinati a questi personaggi sognatori?

Claudia Pandolfi: La mia è una principessa, è uno strano trait d’union fra i matti, ha un modo generoso ed empatico di relazionarsi con loro, si fa trascinare dagli eventi, non sa dire no, ma anche lei è una che ha voglia di far qualcosa. Mi piace questo film perché la deriva emotiva e sociale è rappresentata con grande leggerezza. Per me Marilù è un ruolo nuovo, poche volte nella mia carriera ha interpretato personaggi su questa tonalità, ma con Lucio Pellegrini avevo già lavorato in questa direzione nella fiction I liceali, dove abbiamo avuto modo di approfondire la goffaggine di un personaggio pieno di stupori

Fabio Volo: Mi sono molto divertito ad interpretare il mio personaggio. Lucio mi ha detto che per tutto il film avrei indossato una giacca jeans col pelo e io l’avevo indossata per tutta la giovinezza. Da ragazzo ce ne avevo una uguale e quando mia madre l’ha buttata mi sono arrabbiato tantissimo. Per questo ho chiesto di tenerla a fine film, e ora ho questa giacca stupenda a casa, una giacca che mi ha regalato un film che dice finalmente cose importanti, un film necessario. Tutti i personaggi del film hanno un comun denominatore: tutti sono in attesa, sospesi. Uno, Favino, lavora all’autogrill ma vuole fare l’insegnante, io vado in tv ma sono stufo delle parole perché ho perso il mio migliore amico, Battiston aspetta qualsiasi scusa per tirare fuori la sua rabbia, Tirabassi è in attesa di proporre la legge. E’ un film che parla di precariato non professionale. Ritrae una sospensione in cui puoi fare gesti poco razionali. Tornando al discorso sul riferimento a I soliti ignoti vi dico che allora io sono Capannelle.

Giorgio Tirabassi: Il mio personaggio è un idealista, uno dei pochi politici che credono veramente in quello che fanno e che lavorano sul serio. E’ stato un ruolo divertente. Anche, come Claudia, avevo appena finito I liceali con Lucio, con cui mi trovo benissimo, e anche molti degli attori erano vecchi amici.

Paolo Sassanelli: Io nel film sono una sorta di “cavaliere nero”, sono uno uscito di galera, un personaggio difficile. E poi è stato difficile perché ho avuto a che fare con Battiston (ride) che è un grande mangiatore e bevitore, è molto pericoloso.

Pierfrancesco Favino: Con questo film abbiamo avuto la possibilità di parlare di un disagio comune. Uno oggi si alza, legge i giornali, vede Report in TV e sta male. Con Figli delle stelle offriamo la possibilità di riuscire a ridere di quelle situazione che ci assillano e ci opprimono. I personaggi sono nostalgici, persone rinchiuse in un’altra epoca, o che questa epoca tende a rifiutare. Nell’interpretazione del mio personaggio non ho mai pensato a Gassman de I soliti ignoti, ma è fatale che facendo parte delle nostre memorie qualcosa venga fuori. Quando vedi al cinema un gruppo di persone che fanno un colpo, in Italia viene subito in mente il film di Monicelli, anche se non capisco come mai non riusciamo a liberarci dall’effetto nostalgia e sganciarci da certi personaggi.

Giuseppe Battiston: Bauer, il mio personaggio, è un disgraziato vero, un personaggio rancoroso, livoroso, fa di tutto una questione politica cercando di ribaltare i piani dello strampalato gruppo di rapitori. Se Volo si è portato a casa il suo giacchetto jeans, io invece vi dico che l’eschimo che indossa Bauer è veramente mio.


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