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"Finale di partita" di Massimo Castri

Pubblicato il 16 maggio 2011 da Serena Lietti


"Finale di partita" di Massimo Castri

Vedere uno spettacolo di Beckett è sempre una sfida. Solo una cosa ci sembra di afferrare con buona presa: il grande protagonista è l’Uomo. Le azioni, le parole e la mimica dei personaggi sono centri da cui si diffondono enigmatici echi inerenti la condizione umana.
Come tipico nel teatro beckettiano, in “Finale di partita” di Massimo Castri non troviamo né trama né piano realistico. Sospesi nel tempo e nello spazio, percepiamo l’assurdità e la drammaticità della condizione esistenziale: “siete al mondo, non c’è più rimedio”. La vera tragedia per l’uomo è nascere e ciò trasforma i genitori in mostri deformi da detestare, non persone da amare. Questo male esistenziale arriva a noi in tutte le sue forme, divenendo anche fisico. Giorno dopo giorno, gli attimi si riempiono di sofferenza e la vita si trasforma in un inferno: quello dentro le mura, dove ci si chiude all’altro, e quello “là fuori”.
I dialoghi ci sembrano una cozzaglia di espressioni senza significato, le frasi si intrecciano tra loro senza alcuna consequenzialità e lasciano in noi un senso di assurdo e di incomunicabilità. Domanda e risposta sembrano mossa e contromossa formale di una partita giocata dai due automi alloggiati sopra una scacchiera.
La scenografia, ben curata e allestita, permette di entrare perfettamente nell’atmosfera dello spettacolo e abbandonare ogni contatto col reale. Bravissimi gli attori in scena, Vittorio Franceschi e Milutin Dapcevic, dotati di una professionalità che permette loro di calzare perfettamente i difficili panni di Hamm e Clov, tragici e al contempo ironici. Calzante anche la recitazione di Diana Hobel e Antonio Giuseppe Peligra, due marionette che vestono i panni di una vecchiaia prossima più all’animalesco che all’umano.
Interessante è la trovata di Castri di far entrare dalla finestra, per pochi istanti, voci di bambini. Hamm e Clov non sentono nulla, chiusi nel loro egoismo e nel loro egocentrismo, quasi a dirci che la percezione del mondo e degli altri dipende da ciò che è dentro di noi.


(Finale di partita) Regia: Massimo Castri; interpreti: Vittorio Franceschi, Milutin Dapcevic, Diana Hobel e Antonio Giuseppe Peligra. Al Teatro Elfo Puccini di Milano dal 10 al 29 maggio 2011.


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