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Forma ed immagine nel cinema di M. Mann

Pubblicato il 9 ottobre 2006 da Nicola Lazzerotti


Forma ed immagine nel cinema di M. Mann

Nel cinema di Mann il carattere artistico può essenzialmente essere individuato in due elementi distinti che procedono parallelamente e sono: la forma narrativa e quella estetica, entrambe correlate ed imprescindibili l’una dall’altra. In quest’ultima particolare rilievo hanno in assoluto diversi elementi costituenti che sono il lavoro sull’ attore, la fotografia, la costruzione del quadro visivo e un uso assolutamente personale del set. Tutto questo è essenziale per la realizzazione di un cinema ultra-realista e tutto teso alla deflagrazione di tale realtà.
Dato il suo alto rigore morale bisogna inoltre asserire che la figura di Mann è essenzialmente quella di Regista (Director) più che quella di Autore, non perché egli non eserciti un assoluto controllo, è infatti innegabile l’alta personalità e la cifra stilistica unica che dà ai suoi film, ma per l’altissima considerazione che ha del cinema come arte corale. Ciò non toglie che l’utilizzo diretto ed indiretto del final cut, le sceneggiature (tutte di Mann ad esclusione di Collateral), e l’essere spesso produttore o co-produttore dei suoi film garantisca comunque quella autonomia creativa necessaria.

La dura vita dell’Attore Manniano.

Quello che qui ci interessa approfondire non è la tipologia recitativa richiesta da Mann per l’interpretazione, ma l’aspetto figurativo che l’attore deve assumere nella sua correlazione con il personaggio che interpreta.
Per Mann infatti la creazione di un’immedesimazione quasi totale attore-personaggio è l’elemento fondamentale per la formazione e la strutturazione del personaggio stesso. Da qui il grande lavoro richiesto ai propri attori, lavoro fatto di prove spesso molto impegnative, di incontri con specialisti e di un accurata collaborazione con esperti, tutto al fine di creare un immagine il più possibile aderente al reale.
Per Mann l’azione sullo schermo di un attore deve essere il più possibile aderente alla vita (finzionale) reale del personaggio. Questa attenta opera di formazione degli attori regala non tanto all’interpretazione ma, all’immagine di essa, una specifica straordinaria, quasi documentaristica dello svolgersi degli eventi narrati.

La Fotografia come trasfigurazione del mondo.

La stretta collaborazione con grandi direttori della fotografia come Dante Spinotti e Dion Beebe ha reso il lavoro di Mann innovativo e per certi versi singolare.
La creatività espressiva della Fotografia è dovuta (specie dagli anni 80 in poi) a un’idea di utilizzo metaforico della stessa. Il blu, il verde, il rosso, il grigio ecc. sono tutti colori della naturalità e del quotidiano; il mare, i prati, il tramonto, la città. Nel cinema di Mann tutti questi colori assumono la funzione di dimensione emotivo-cromatica che appunto si esplica nella metafora.
Per fare pochi esempi il blu nella conversazione tra Will (William L.Petersen) e Molly (Kim Griest) in ManHunter, conversazione in cui il protagonista dichiara alla moglie di accettare l’indagine, rappresenta la quiete razionale prima del baratro psicologico che sarà l’indagine stessa. Medesimo blu lo ritroveremo quasi 10 anni dopo in Heat nella scena in cui Neil ( De Niro) decide di anteporre ad una vita felice con la compagna, una vana ed inutile vendetta che porterà il protagonista all’inesorabile fine. Come in precedenza il blu evidenza il punto di transito tra una comoda logica e una ineluttabile irrazionalità metafora forse della tranquillità in antitesi del tumulto che verrà a seguire. Il grigio onnipresente in Insider altro non rappresenta che la corruzione fisica (le malattie respiratorie) e morale (La corruzione della stampa e il potere malefico dei produttori del tabacco) del fumo stesso.
Questi sono solo pochi esempi in cui è riscontrabile la funzione Fotografia-Metafora. E’ allora lecito riscontrare una certa autonomia espressiva nel raccontare visivamente le emozioni, tale da essere ritenuta probabilmente l’elemento più ricorrente nella filmografia di Mann.

Superfici, geometrie e volumi; La Forma nel cinema di Mann.

Quello della Forma è un carattere dominante e personale, mai violato nel cinema di Mann. Questa si sviluppa in superfici spesso lisce come vetri e specchi ma anche liquide ( il mare presente in quasi tutte le sue pellicole) che hanno funzioni riflessive come in Manhunter in cui il killer si rivede con gli occhi della vittima posizionando appunto degli specchi tagliati sulle palpebre della stessa. Ma il vetro è anche un Muro come in Heat quando Neil ( De Niro) torna a casa, dopo aver tentato di uccidere Waingro (Kevin Gage) e non esserci riuscito, medita di fronte ad una finestra chiusa che da sul mare, vetro che è barriera infrangibile, simbolo dell’impossibilità e dell’inesorabilità della fuga dal suo destino.
Ma non solo questo, il quadro visivo manniano è spesso farcito di geometrie caratterizzate da linee orizzontali (tramonti sul mare) e verticali ( grattacieli di vetro e acciaio), da simmetrie costituite da volumi (i personaggi) sovente ripresi ad un’equa distanza dal fulcro di ripresa, da campi e controcampi in cui il rispetto simmetrico è straordinario.
Questi sono solo pochi esempi in cui si dimostra l’attenzione che Mann dedica all’immagine e l’importanza tangibile che questi assumono nel suo cinema.

La città, le strade e le case, la dimensione spaziale del set Manniano.

La scelta che Mann fa dello spazio in cui articolare le proprie storie è spesso frutto di un’attentissima scelta di location reali.
L’ultra-realismo visivo (più vero del vero) che il regista crea è l’effetto di una esaltazione degli elementi significativi che caratterizzano un luogo.
La decisione a priori di scartare lo studio di posa nasce apparentemente dalla volontà di creare con elementi naturali una più stretta fidelizzazione spazio-spettatore.
A far da cornice nelle storie sono infatti ville(che spesso si offrono al mare attraverso grosse vetrate), città( la Los Angeles di Collateral e di Heat o la Miami di Miami Vice), strade, piazze ecc.
Ma non solo gli esterni, anche gli interni sono frutto dell’applicazione sistematica della medesima regola del reale.
La selezione del set viene operata tenendo conto delle circostanze narrative, naturalmente, ma non solo, in esso si può notare un arricchimento naturale che aumenta ed esalta lo stato emozionale delle vicende narrate.
Tutto questo si crea attraverso il corredo visivo di cui questi luoghi sono portatori. In Heat, per esempio, nella scena in cui Neil(De Niro) corteggia Eady(Amy Brenneman),è lo sfondo nella quale si staglia la Los Angeles notturna, costellata da migliaia di luci brillanti, a regalare quell’arricchimento così caratterizzante. Questa immagine, cara al regista (verrà ripetuta infatti in Collateral e in Miami Vice) oltre a creare un distacco tra i personaggi e il luogo degli eventi, conferisce all’ambientazione una suggestione straordinariamente romantica.


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