Frank
Dopo aver calcato (lo scorso gennaio) gli schermi del Sundance Film Festival e di SXSW (South by Southwest), il 30 ottobre arriva anche nelle sale italiane, grazie a Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection, Frank la nuova sorprendente black comedy diretta dal regista irlandese Lenny Abrahamson (What Richard Did, Garage).
I panni dell’enigmatico Frank, li indossa Michael Fassbender che per gran parte del film nasconde il suo volto dietro una grande maschera di cartapesta. Il personaggio nasce dall’unione dall’ispirazione a tre diversi musicisti/performer: Daniel Johnston (affetto da disturbo bipolare e schizofrenia, morto in manicomio) Captain Beefheart, ma soprattutto Chris Sievey, inglese, che dal 1980 in poi si esibì sotto il capoccione di “Frank Sidebottom” come musicista e cabarettista. Il regista confonde le carte mescolando le caratteristiche dei tre e inventandosi la storia del giovane irlandese Jon, aspirante cantante e compositore, che si trova fortuitamente a sostituire il tastierista semi annegato in un tentativo di suicidio, per una serata con una band alternativa e squinternata dal nome impronunciabile: i Soronprfbs. Il Frontman del gruppo è Frank, un carismatico individuo dalle cui labbra tutti pendono e che non lascia mai, neanche sotto la doccia, la gigantesca testa da cartone animato sotto la quale si nasconde.
La musica di questo assurdo gruppo è originale, composta da rumori, suoni naturali e fatta con strumenti improvvisati. I protagonisti hanno suonato live durante le riprese creando suoni che contengono suggestioni allucinate e fantascientifiche che esprimono il mondo alienato in cui Frank si rifugia.
Durante e dopo la visione si riflette sulla differenza tra viralità e popolarità e sul complesso rapporto tra instabilità mentale e talento artistico. Un’equazione delicatissima, difficile da comprendere ed è esattamente questo che succede a Jon. Non riesce a comprendere il senso di questo gruppo, in parte ne rimane affascinato perché è smarrito tra i suoi sogni di gloria al punto di credere alla qualità delle sue mediocri e stentate composizioni e al successo di una band che evidentemente non potrà mai averne. Ma si impegna e combatte per far sì che questo gruppo squinternato, a cui pensa di appartenere, raggiunga il successo. La verità è che certi, per quanto strambi e incomprensibili equilibri, non è possibile e non è giusto tentare di cambiarli, anche se con obiettivi buoni.
Frank è un film sul rock, sul dono e/o maledizione di nascere musicista, è un film sui social network e sulla loro capacità di attecchire rapidamente e superficialmente, illudendo(si) di poter realmente condizionare. Un film su cosa significa avere successo, con le sue mille sfaccettature: quelle ovvie di un white collar che si crede un artista e quelle imperscrutabili di una persona che non riesce a guardare negli occhi chi ha di fronte ma che ambisce ad essere accettato da una moltitudine.
Non è un film per tutti, ma potrebbe esserlo se soltanto tutti fossero disposti a dargli una chance e a guardarlo con gli occhi ingenui e pronti a recepire attraverso quel Peter Pan che è dentro ognuno di noi e che altro non è che il nostro Frank. L’uomo senza volto che viene da Bluff, ma non è un bluff.
(Frank) Regia: Lenny Abrahamson; sceneggiatura: Jon Ronson, Peter Straughan; fotografia: James Mather; montaggio: Nathan Nugent; musica: Stephen Rennicks; interpreti: Michael Fassbender, Domhnall Gleeson, Maggie Gyllenhaal; produzione: Runaway Fridge Productions, Indieproduction; distribuzione: I Wonder Pictures (Italia); origine: Regno Unito, Irlanda, 2014; durata: 95’.