Fratellanza - Brotherhood
Grande esordio alla regia di Nicolo Donato: il suo Fratellanza - Brotherhood, vincitore della quarta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, è opera intensa, dirompente, tattile. Lars e Jimmy consumano, all’ombra della folle Ideologia, una passione travolgente, necessaria , scandalosa. La pellicola avvolge istinto e cieca obbedienza in un abbraccio che palpita, attraverso uno sguardo sensibilissimo alle sfumature, le contraddizioni e gli impulsi più primitivi della natura umana. L’occhio dell’autore è lì, tra i corpi, il sangue, il sudore e le urla dei neonazisti, gli ultimi reduci della cultura dell’odio e del genocidio; è in mezzo a loro quasi come un etnologo che ricerca sul campo, eppure non ne avvertiamo la presenza: totalmente immersi nella diegesi filmica ci sentiamo personaggi, spettatori invisibili dell’ hic et nunc di una realtà dura, violenta, intollerabile al pari dei dogmi filosofici del Mein Kampf. E’ attraverso una regia diretta ed essenziale che subiamo l’impatto emotivo di un film carico di forti pulsioni, quando stile e linguaggio si fondono, combaciano, come Jimmy e Lars, amanti dannati nell’inferno dell’etica razzista e xenofoba.
In una provincia danese, asettica di giorno e barbarica di notte, sopravvive una cellula impazzita di apologetici naziskin che perpetua, tra giuramenti e riti tribali, l’esistenza stessa del movimento. Il fascino perverso di questa mentalità impietosa e piena di rigore cattura il giovane Lars, uscito volontariamente dall’esercito a causa di una mancata promozione: a fargli da guida nel cammino d’iniziazione verso la purezza e la superiorità sarà Jimmy, uno dei membri più fedeli dell’organizzazione. Dopo la diffidenza iniziale i due si scoprono attratti l’un l’altro e si lasciano trasportare da un sentimento sincero e irrinunciabile; quando però la loro relazione verrà scoperta bisognerà compiere una scelta radicale e definitiva…
In un universo antropologico autoctono, fatto di leggi proprie, ove non esiste dialettica con il mondo esterno ( la famiglia di Lars è l’unica eccezione, il fragile contraltare ad una scelta di vita estrema, anacronistica e fuori legge) l’omosessualità è un aspetto dell’animo umano che viene indagato dall’interno come tutto ciò che accade dentro il microcosmo della comunità. Donato riesce nella difficile impresa di coniugare realismo e introspezione psicologica, sottolineando con primi piani intensi e prolungati un’interiorità sapientemente elaborata da uno script roccioso e senza crepe, cui lo stile, asciutto e compatto, si concede necessario, in una funzionalità opposta alla maniera. La narrazione si evolve con fluidità, coinvolgimento e coerenza in un impianto classico ma privo di ordinari schematismi. Facendo leva sulla solida sceneggiatura dello stesso autore gli interpreti Thure Lindhardt e David Dencik mostrano straordinarie doti intuitive e di espressione lasciando lo spettatore nella libertà di odiare, commuoversi o compatire le loro azioni, la loro umana e disperata vitalità.
Senza alcun dubbio una delle rare perle che la quarta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma ha regalato al suo pubblico affamato di buon cinema; un’opera prima che sottopone all’attenzione del pianeta un nuovo astro emergente; un film coraggioso e in grado di sconvolgere: un Marc’Aurelio meritato, che attribuisce prestigio ad un evento che non sempre mantiene le promesse.
(Brotherhood Regia: Nicolo Donato; sceneggiatura: Nicolo Donato; montaggio: Bodil Kjaerhauge; musiche: Simon Brenting, Jesper Mechlenburg; interpreti: Thure Lindhardt (Lars), David Dencik (Jimmy), Nicolas Bro (Tykke), Morten Holst (Patrick), Morten Holst (Karina); produzione: Asta Film; nazione: Danimarca; anno: 2009; durata: 90’.